Jean-Luc Mélenchon, leader del partito di estrema sinistra de la France Insoumise, è stato condannato a tre mesi di carcere con la condizionale per resistenza a pubblico ufficiale. La condanna del tribunale di Bobigny (Parigi) fa riferimento al caso della perquisizione dei locali del partito nell’ottobre 2018. L’ex socialista Mélenchon, in questi giorni in prima linea nel movimento di protesta contro la riforma delle pensioni, dovrà pagare una multa di 8mila euro.

Condanne sono arrivate anche per gli altri dirigenti protagonisti dei tafferugli con gli ufficiali giudiziari e gli agenti che procedevano alla perquisizione. Dovranno pagare multe da 2mila a 7mila euro alcuni esponenti del partito, tra loro: l’eurodeputato Manuel Bompard, il deputato Bastien Lachaud, il presidente dell’associazione “L’Ere du peuple” Bernard Pignerol e il responsabile dell’ufficio stampa della France Insoumise.

La perquisizione, avvenuta nell’ambito di due inchieste preliminari sui conti della campagna presidenziale 2017 e sull’assunzione degli assistenti degli eurodeputati del partito, aveva fatto molto discutere in Francia. Il leader aveva invitato gli altri esponenti del partito a spingere la porta per entrare negli uffici dove era in corso la perquisizione. In un video girato dal giornalista di Libération Rachid Laïreche, si sente Mélenchon protestare contro gli agenti che stavano perquisendo la sede in rue Dunkerque (vicino alla Gare du Nord): “Non toccatemi, sono un parlamentare. Con che autorità mi impedite di entrare negli uffici del mio partito? Io sono la Repubblica, sono un parlamentare. Sapete a chi state parlando? Sapete chi sono? Non rappresento nulla per voi? Non siamo teppisti né banditi. Siete la polizia repubblicana o una banda?”. Proprio a causa di queste dichiarazioni, Mélenchon era stato fortemente criticato dalle altre forze politiche. Per Mélenchon invece si è trattato di un “processo politico”.

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