Tra le pieghe del provvedimento Milleproroghe, che il governo esclude di inserire come emendamento alla manovra in esame in commissione Bilancio al Senato, spunta un rinvio di sei mesi della riforma Orlando delle intercettazioni, da gennaio a giugno. Una iniziativa di cui il Pd non era informato e che fa irritare parecchio i dem. Perché sulle intercettazioni, come sulla prescrizione, le due anime del governo stanno cercando una mediazione. Difficile e non scontata. Ma via Arenula precisa che si trattava di una norma “solo cautelativa“.
L’agenzia Ansa batte la notizia alle 13.50, spiegando che “è pronto il Milleproroghe che potrebbe entrare in manovra”. Il testo comprende “numerosi i rinvii” tra cui lo “slittamento di sei mesi, dal 31 dicembre 2019 al 30 giugno 2020, delle norme sulle intercettazioni”. La cosa fa infuriare il Pd perché, a quanto si apprende in ambienti dem, l’idea era di lavorare entro la fine dell’anno a un’intesa complessiva, che includesse il tema della prescrizione ma anche quello delle intercettazioni.
L’inserimento della proroga alla riforma delle intercettazioni è stata effettuata in via meramente cautelativa, fanno sapere fonti di via Arenula, considerate le difficoltà tecniche che avrebbe comportato per le procure un’entrata in vigore dal 1° gennaio. Il ministro Bonafede, fanno sapere ancora le fonti, ha confermato a rappresentanti del Pd, anche in queste ore, l’ampia disponibilità a trovare un accordo, eventualmente anche con un decreto legge.
Tra l’altro in base alle interlocuzioni già in atto sembrerebbero esserci margini di convergenza. A cominciare dalla norma che affida alla polizia giudiziaria la scrematura delle intercettazioni irrilevanti ai fini delle indagini, che – in base alle nuove norme- non saranno più trascritte e finiranno in un archivio riservato. La disposizione sarebbe corretta, nel senso di riconoscere al pm, come chiedono le procure, la decisione ultima sui colloqui non rilevanti.
“Bonafede decide di prorogare di altri 6 mesi l’entrata in vigore della riforma Orlando sulle intercettazioni, usando la giustificazione risibile che non ancora tutte le misure organizzative sono state approntate – attacca Enrico Costa, deputato e responsabile Giustizia di Forza Italia – Ci sarebbe da chiedergli conto di cosa abbia fatto lui al Governo in questo anno e mezzo, visto che il ritardo è a lui imputabile”. “Emerge una ulteriore divisione nel Governo ed una trattativa sottotraccia non ancora conclusa tra Pd e 5Stelle che oltre alla prescrizione interessa anche le intercettazioni – conclude l’ex ministro – Toglieremo anche questa volta le castagne dal fuoco alla maggioranza e nei prossimi giorni presenteremo una proposta di legge sul tema”.