La prima e la seconda carica dello Stato hanno espresso preoccupazione per i pochi giorni a disposizione per la lettura e l'analisi della legge di Bilancio. Mai si era arrivati così in ritardo alla discussione nell'emiciclo. Protesta anche la Lega, che però l'anno scorso era in maggioranza quando il Pd si appellò alla Consulta per lo stesso motivo
I tempi stretti per l’esame della Manovra in Parlamento non agitano solo le opposizioni. Il presidente M5s della Camera Roberto Fico ha scritto una lettera alla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati per esprimere “preoccupazione” sui pochi giorni a disposizione del Parlamento per discutere la legge di Bilancio. La seconda carica dello Stato ha risposto rivolgendosi direttamente all’esecutivo: “Non resta che fare un appello al governo affinché la programmazione dei tempi di esame dei provvedimenti consenta al Parlamento di interpretare appieno quella centralità che gli riconosce la Costituzione“. Fico nel pomeriggio, incontrando la stampa parlamentare, è andato oltre: “Il governo deve capire che il testo va mandato alle Camere nei tempi previsti. Se andiamo troppo oltre il tempo diventa pochissimo e ci troviamo in questa situazione, che non è tollerabile”. Il problema riguarda anche l’eccessivo ricorso allo strumento della fiducia: “Ci deve essere un cambio di passo, anche se il problema c’era anche in altre legislature. I presidenti delle Camere non possono bloccare l’apposizione della fiducia ma.. Troppe fiducie. Non c’è ombra di dubbio”.
Mai così tardi la legge di Bilancio era arrivata in discussione. In Senato l’inizio dei lavori è previsto per il 12 dicembre e lo stesso giorno ci sarà una nuova riunione dei capigruppo di Montecitorio. Il primo voto in Aula è fissato per venerdì 13 dicembre a Palazzo Madama, così come deciso oggi dalla capigruppo. L’anno scorso la discussione generale era iniziata alla Camera il 5 dicembre e il via libera con la fiducia era arrivato il 29 dicembre. Già nel 2018 insomma era stata una corsa contro il tempo e il Partito democratico, allora nei banchi dell’opposizione, si era rivolto alla Consulta. Il 10 gennaio scorso la Corte costituzionale aveva stabilito che il ricorso Pd “era inammissibile”, ma i giudici avevano anche specificato che “in futuro la costituzionalità” sarebbe stata “a rischio con tempi ristretti”.
Dopo che nei giorni scorsi a protestare per il poco tempo dedicato al dibattito era stata la Lega, oggi si sono esposti i presidenti di Camera e Senato. La presidente di Palazzo Madama, rispondendo alla lettera di Fico, si è associata al collega di Montecitorio: “Ha ragione nell’esprimere preoccupazione sui tempi di esame della manovra di bilancio”, ha detto. “La stessa preoccupazione che ho espresso nella mia lettera di risposta e che riporterò nella capigruppo delle ore 15 per i 3 decreti pervenuti al Senato, dalla Camera, pochi giorni fa e in scadenza il 23, il 25 e il 29 dicembre. Alla luce di questa situazione non resta che fare un appello al Governo affinché la programmazione dei tempi di esame dei provvedimenti consenta al Parlamento di interpretare appieno quella centralità che gli riconosce la Costituzione”.
Da sabato scorso protesta il Carroccio, anche se proprio un anno fa era in maggioranza quando invece era il Pd a protestare per il pochissimo tempo concesso. “Fatevi un esame di coscienza”, ha detto il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, “perché così non si può andare avanti: a settembre dicevate che sareste andati al governo per evitare l’esercizio provvisorio e invece in esercizio provvisorio rischiate di andarci per la vostra incapacità di governare. Avete fatto quasi più vertici di maggioranza che emendamenti alla manovra. Se vuole lamentarsi dei tempi di esame della manovra, Fico scriva al governo e non al Senato”.