Quanto è grande il cervello di una sardina? Non più di 1 grammo. Quando è grande il cervello di una persona? Circa 1500 grammi. È enorme la differenza tra il cervello di una sardina e quello di un uomo. Così come è notevole la differenza tra una sardina qualsiasi e il peso massimo della comunicazione politica nazionale: Matteo Salvini.
In questi giorni lascia sorpresi la diffusione del movimento “ittico“. Com’è possibile che dopo decenni di torpore qualcosa stia iniziando a muoversi nel corpo sociale? E no, per favore, non scherziamo citando movimenti studenteschi che son durati il tempo di una gita, o alcuni girotondi snob. Ma neppure il Movimento 5 stelle degli inizi gli assomiglia.
Le sardine insieme contro la paura
Certamente le sardine reagiscono a uno stimolo di paura: proprio per questo si sono raggruppate in banchi. Soltanto che non si tratta della paura radicata nella solitudine del precario, o dell’emarginato, che teme la concorrenza degli immigrati. Non è una reazione che nasce dalla frustrazione. Rappresenta invece le ragioni di una comunità che teme di essere privata della propria libertà, della propria autonomia. L’errore clamoroso di Salvini è stato proprio questo: aver cominciato a strombazzare in lungo e in largo per l’Emilia Romagna che l’avrebbe liberata.
Questo messaggio di minacciosa invasione ha innescato la presa di coscienza delle sardine che, con il loro slogan iniziale “Bologna non si lega”, hanno rivelato a tutti che il Re è nudo e può essere battuto. Anzi è abilissimo nel suicidare le proprie iniziative da sé.
La forza tranquilla e la fine dell’impotenza
E sì, ho partecipato qualche giorno fa a una delle manifestazioni, quella di Rimini, in cui francamente si respirava un’atmosfera mai percepita in precedenza e che mancava in manifestazioni politiche da molti anni. Un’intensità silenziosa con la consapevolezza di una forza nascente, della fine di incubo, che no, non era la fine di Salvini, ma quella dell’impotenza rispetto alle situazioni più grandi di noi: quelle democratiche certamente, ma anche quelle sociali e ambientali.
La sensazione più intensa è stata quella di appartenenza, di essere insieme non solo contro, ma per difendere qualcosa di straordinariamente importante: l’autonomia della propria comunità.
I semi della resistenza
C’è stato un altro momento in cui nella storia di questo Paese c’è stata una reazione collettiva a una prevaricazione che aveva passato il livello di guardia: quando è iniziata la resistenza al fascismo. Oggi la scossa è arrivata come reazione alla guerra mediatica di Salvini: il suo ossessivo esagerare, alzare ogni giorno la posta (una volta contro una nave di migranti, una volta contro Carola Rackete, oppure contro lo scippatore di colore). Questi continui eccessi che hanno toccato il punto di non ritorno a Pescara, quando il leader minimo ha invocato a sé pieni poteri. È in quel momento che in molti è nata la necessità di dire basta.
Dove porterà il movimento delle sardine? Chi lo sa? Nessuno. Sono sicuro, però, che di errori ne faranno. Spero anzi ne facciano molti, perché commettere errori e riconoscerli è l’unica strada per imparare e procedere beccheggiando verso un futuro che ha una necessità drammatica di un corpo sociale consapevole e intelligente.
Siamo una società che ha da prendere su di sé responsabilità incredibili, senza delegare a scatola chiusa ai politici di qualsiasi colore. Ci attendono sfide colossali come quelle dell’economia e, contemporaneamente, quella del disastro ambientale che sta – letteralmente – portando al collasso la nostra civiltà e il pianeta.
Sono sfide che no, non sono alla portata di un uomo solo che si chiami Salvini o Mago Zurlì, con un con cervello di soli 1500 grammi. Ma richiedono un’intelligenza maggiore: un’intelligenza collettiva. Come quella, forse, di un banco sterminato di sardine ognuna con il suo piccolo cervello di 1 grammo. Può essere che le sardine non ci portino fuori dalla fanghiglia in cui ci troviamo, ma di sicuro Salvini ha già perso la sua guerra. È solo questione di tempo.
Il tempo davvero è galantuomo. Lui, il leader che parlava alla pancia della gente, ora si trova con le prime pagine dei giornali locali (quelli che contano per le elezioni di gennaio in Emilia Romagna) che sono invase dalle sardine ogni volta che si presenta in una città per la sua propaganda elettorale.
E lui, da solo non può fare nulla. Tranne scappare. Come al solito.