Facilitare la transizione dai combustibili fossili verso un’energia più pulita. E cercare di mettersi al passo con i produttori asiatici che dominano il mercato. Sono i principali obiettivi del secondo “importante progetto di comune interesse europeo” (Ipcei) nel settore delle batterie che ha avuto lunedì il via libera della Commissione europea. Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Polonia e Svezia, i sette Paesi che partecipano all’iniziativa, potranno dunque concedere al settore aiuti pubblici per un totale di 3,2 miliardi di euro che dovrebbero sbloccare 5 miliardi di investimenti privati. In testa Berlino e Parigi, capofila della partnership europea per sviluppare il comparto, che metteranno sul piatto rispettivamente 1,25 miliardi e 960 milioni. L’Italia è al terzo posto: ne investirà 570.
Al progetto partecipano 17 grandi imprese europee, ma anche piccole e medie aziende ed enti di ricerca. Le imprese italiane coinvolte nell’iniziativa che riguarda i settori dei materiali innovativi, delle celle, dei sistemi di batterie, del riciclaggio e della raffinazione, sono Faam, Endurance, Enel X, Kaitek e Solvay. La Faam, storico produttore di batterie al piombo che da 12 anni assembla quelle al litio comprando celle da produttori asiatici, sta ora convertendo alla produzione di celle litio-ione il sito ex Whirlpool di Teverola.
Il completamento del progetto nel suo insieme è previsto per il 2031. “La produzione di batterie in Europa riveste un interesse strategico per l’economia e la società dato il suo potenziale in termini di mobilità pulita e di energia, creazione di posti di lavoro, sostenibilità e competitività”, ha commentato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva designata per ‘Un’Europa pronta per l’era digitale’ e Commissaria responsabile per la concorrenza. “L’aiuto approvato garantirà che questo importante progetto possa essere realizzato senza falsare indebitamente la concorrenza”.
Una quota significativa degli utili aggiuntivi realizzati dai partecipanti al progetto – si legge in una nota della Commissione – sarà condivisa con i contribuenti mediante un meccanismo di recupero: se i progetti si riveleranno efficaci, generando entrate nette supplementari al di là delle proiezioni, le imprese restituiranno ai rispettivi Stati membri una parte del denaro pubblico ricevuto.