L’inchiesta sul presunto riciclaggio dei soldi della Lega ha il primo indagato: è Stefano Bruno Galli, assessore all’Autonomia della Regione Lombardia di Attilio Fontana. Già finito nel mirino dei pm di Milano, che però avevano chiesto e ottenuto l’archiviazione per il reato di appropriazione indebita, ora Galli è indagato dalla procura di Genova. Docente di Dottrine politiche alla Statale di Milano, classe ’66, è tra gli ideologi del Carroccio e primo sostenitore dell’autonomia lombarda: risponde del reato in quanto numero uno dell’Associazione Maroni presidente “per aver compiuto operazioni su una parte delle somme di denaro provento dei reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, commessi da Umberto Bossi e Francesco Belsito attraverso l’associazione ‘Maroni Presidente'”. In pratica per l’accusa parte dei fondi della Lega, frutto della truffa ai danni dello Stato, è finita all’associazione presieduta da Galli. Contestazioni che vengono usate da Nicola Zingaretti per attaccare Matteo Salvini. “Quando gli si chiede dei 49 milioni, Salvini ride e dice: ‘Io non so nulla. Non è bello perché quelli sono soldi delle tasse dei cittadini che sono scomparsi, ora indagine farà suo corso ma sarebbe bene dire la verità“, ha detto il segretario del Pd Di Martedì su La7 ironizzando sulla rateizzazione in 80 anni: “Vorrei vedere a quale famiglia viene fatto un mutuo di 80 anni”.
L’indagine dei pm – L’inchiesta della Guardia di Finanza è stata aperta ormai quasi due anni fa ma solo oggi sono scattate le perquisizioni all’associazione presieduta dal politico leghista. L’indagine genovese nasce da quella sui rimborsi elettorali che la Lega ha ottenuto ai danni del Parlamento tra il 2008 e il 2010, falsificando rendiconti e bilanci. Il processo si è concluso lo scorso 6 agosto con una sentenza della Cassazione che ha dichiarato prescritti i reati per Umberto Bossi e per il tesoriere Belsito ma ha confermato la confisca dei 49 milioni. I finanzieri hanno perquisito le sedi delle tipografie “Boniardi Grafiche srl” di Milano, e “Nembo” di Monza (cessata), che hanno fornito servizi per le campagna elettorali del Carroccio. Fabio Massino Boniardi, classe 1971, è attualmente deputato leghista, ma al momento non risulta indagato. Circa 450mila euro sarebbero transitati da Banca Aletti all’Associazione Maroni presidente e da questa girati su alcuni conti riconducibili alla Lega. I soldi, tramite Galli sarebbero formalmente stati utilizzati per acquistare del materiale a sostegno della campagna elettorale della Lega ma, in realtà, non sarebbero stati mai stati spesi e sarebbero rientrati in altri conti correnti, riconducibili al partito. La Banca Aletti era l’istituto su cui a Genova era aperto il conto su cui erano stati versati i soldi dei rimborsi e che avevano fatto spostare la prima inchiesta da Milano al capoluogo ligure. L’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni riguardo all’associazione su Facebook scrive di “non aver mai avuto in essa alcun ruolo gestionale né operativo. Sono tuttavia certo della correttezza della gestione da parte del presidente e dei consiglieri”.
L’inchiesta del Fattoquotidiano.it – Sono i cosiddetti “soldi spariti” della Lega, cioè i fondi che la procura di Genova cercava di rintracciare perché frutto di una truffa allo Stato architettata con la falsificazione dei bilanci del partito. Nel novembre del 2018 il fattoquotidiano.it, esaminando i bilanci della Lega, scoprì che almeno parte di quei 49 milioni non erano spariti nel nulla. Proprio durante il mandato di Roberto Maroni come segretario del Carrocio una parte di quei fondi era stata utilizzata per spese che in precedenza erano molto minori. Per esempio nel 2013, ultimo anno di Maroni leader, quando gli “oneri diversi di gestione” pesavano sulle casse di via Bellerio addirittura per quasi nove milioni, mentre ammontavano a due milioi di euro contributi ad associazioni erano due milioni. Quali associazioni? Dal bilancio non si riusciva a venirne a capa. L’indagine della procura di Genova, però, potrebbe aver trovato i tasselli che mancavano a quella storia.
L’inchiesta a Milano per appropriazione indebita – A giugno gli investigatori e gli inquirenti genovesi hanno ascoltato, come persona informata sui fatti, l’ex consigliere della lista Maroni Presidente, Marco Tizzoni, che a Milano aveva presentato un esposto in cui aveva adombrato il sospetto che l’Associazione Maroni Presidente “fosse stata tenuta nascosta ai consiglieri dovendo servire quale soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o di terzi”. Cosa era successo? È quanto ricostruito sul Fatto Quotidiano da Davide Milosa. La lista di Maroni nel 2013 raccoglie circa mezzo milione di voti e porta in Regione undici consiglieri. Tra loro Tizzoni, mentre presidente del gruppo sarà eletto Stefano Bruno Galli. A gennaio, secondo l’esposto di Tizzoni agli inquirenti milanesi, viene creata l’Associazione Maroni Presidente “senza che nulla venisse comunicato ai candidati e agli eletti”. Se la lista politica ha tutti esponenti civici, l’associazione parallela è di matrice leghista. Tra i primi sei fondatori compare l’ex ministro e senatore della Lega, Roberto Calderoli. Nel 2018 i membri scendono a quattro.
L’esposto – Sono tutti interni alla Lega di Matteo Salvini. Scrive Tizzoni nell’esposto: “Nessun rapporto è mai esistito tra i consiglieri del gruppo e tale associazione, che è stata tenuta ben nascosta”. Tizzoni scopre che la Lista Maroni ha maturato rimborsi elettorali dallo Stato per circa un milione di euro. Altri 350mila arriveranno dalla Regione per il funzionamento del gruppo. Buona parte del milione passerà per l’associazione. Si legge negli atti: “Nello statuto dell’associazione sono segnalati gli scopi e nessuno di questi risulta essere mai stato perseguito dai suoi membri e variato nel corso degli anni (…). Vi è il sospetto che tale associazione sia stata tenuta nascosta a noi consiglieri tutti questi anni dovendo servire quale soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o di terzi”. Cosa che avverrà: oltre mezzo milione finirà all’associazione. Un’operazione border line sul cui rilievo penale la Procura non pare intravedere ipotesi di reato. Ancora prima, parte del milione, e cioè 450mila euro, passano all’associazione e poi alla Lega come pagamento di un prestito iniziale per fare partire la Lista Maroni.
L’inchiesta per riciclaggio – L’inchiesta riguarda anche il presunto riciclaggio di parte di quei fondi, che da settembre il partito sta restituendo allo Stato a rate trasferiti in Lussemburgo attraverso la banca Sparkasse di Bolzano e poi fatti rientrare, in parte, subito dopo i primi sequestri disposti della procura. La banca ha invece sempre sostenuto che quei fondi (circa 10 milioni) fossero soldi dello stesso istituto, slegati dal partito. La banca altoatesina ha ospitato in passato un conto corrente della Lega pari a 20 milioni di euro. Ad aprirlo era stato Domenico Aiello, già avvocato della Lega e legale personale di Maroni, che parlando con Peter Schedl, allora direttore generale della Sparkasse, cercava di ottenere un interesse vantaggioso. Le conversazioni dell’avvocato calabrese sono state intercettate dalla Dia di Reggio Calabria e pubblicate da Marco Lillo nel volume Il potere dei segreti (Paper First): anche se non hanno avuto alcuna ripercussione sul piano penale sono utili per capire cosa si muovesse sullo sfondo del Carroccio all’epoca. “Andiamo via in una situazione che è il 3 e mezzo. Lui indicava il 4, c’ero io quando ha chiamato”, dice Aiello intercettato riferendosi a Brandstatter. “Il 4 non è possibile – risponde il dg – facciamo così partiamo dal 3 e mezzo e poi da lì vediamo strada facendo”. L’anno successivo Salvini – appena eletto segretario – ordina di spostare quei soldi su un conto in Banca Intesa.
Giustizia & Impunità
Fondi Lega, l’assessore lombardo Stefano Galli indagato per riciclaggio. Zingaretti: “Salvini tace, dovrebbe dire la verità sui 49 milioni”
L’inchiesta dei pm di Genova nasce da quella sui rimborsi elettorali che il Carroccio ha ottenuto ai danni del Parlamento tra il 2008 e il 2010, falsificando rendiconti e bilanci. L'assessore di Fontana è indagato perché da presidente dell'associazione Maroni presidente avrebbe "compiuto operazioni su una parte delle somme di denaro provento dei reati di truffa aggravata". Il segretario del Pd attacca quello del Carroccio: "Quelli sono soldi delle tasse dei cittadini che sono scomparsi"
L’inchiesta sul presunto riciclaggio dei soldi della Lega ha il primo indagato: è Stefano Bruno Galli, assessore all’Autonomia della Regione Lombardia di Attilio Fontana. Già finito nel mirino dei pm di Milano, che però avevano chiesto e ottenuto l’archiviazione per il reato di appropriazione indebita, ora Galli è indagato dalla procura di Genova. Docente di Dottrine politiche alla Statale di Milano, classe ’66, è tra gli ideologi del Carroccio e primo sostenitore dell’autonomia lombarda: risponde del reato in quanto numero uno dell’Associazione Maroni presidente “per aver compiuto operazioni su una parte delle somme di denaro provento dei reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, commessi da Umberto Bossi e Francesco Belsito attraverso l’associazione ‘Maroni Presidente'”. In pratica per l’accusa parte dei fondi della Lega, frutto della truffa ai danni dello Stato, è finita all’associazione presieduta da Galli. Contestazioni che vengono usate da Nicola Zingaretti per attaccare Matteo Salvini. “Quando gli si chiede dei 49 milioni, Salvini ride e dice: ‘Io non so nulla. Non è bello perché quelli sono soldi delle tasse dei cittadini che sono scomparsi, ora indagine farà suo corso ma sarebbe bene dire la verità“, ha detto il segretario del Pd Di Martedì su La7 ironizzando sulla rateizzazione in 80 anni: “Vorrei vedere a quale famiglia viene fatto un mutuo di 80 anni”.
L’indagine dei pm – L’inchiesta della Guardia di Finanza è stata aperta ormai quasi due anni fa ma solo oggi sono scattate le perquisizioni all’associazione presieduta dal politico leghista. L’indagine genovese nasce da quella sui rimborsi elettorali che la Lega ha ottenuto ai danni del Parlamento tra il 2008 e il 2010, falsificando rendiconti e bilanci. Il processo si è concluso lo scorso 6 agosto con una sentenza della Cassazione che ha dichiarato prescritti i reati per Umberto Bossi e per il tesoriere Belsito ma ha confermato la confisca dei 49 milioni. I finanzieri hanno perquisito le sedi delle tipografie “Boniardi Grafiche srl” di Milano, e “Nembo” di Monza (cessata), che hanno fornito servizi per le campagna elettorali del Carroccio. Fabio Massino Boniardi, classe 1971, è attualmente deputato leghista, ma al momento non risulta indagato. Circa 450mila euro sarebbero transitati da Banca Aletti all’Associazione Maroni presidente e da questa girati su alcuni conti riconducibili alla Lega. I soldi, tramite Galli sarebbero formalmente stati utilizzati per acquistare del materiale a sostegno della campagna elettorale della Lega ma, in realtà, non sarebbero stati mai stati spesi e sarebbero rientrati in altri conti correnti, riconducibili al partito. La Banca Aletti era l’istituto su cui a Genova era aperto il conto su cui erano stati versati i soldi dei rimborsi e che avevano fatto spostare la prima inchiesta da Milano al capoluogo ligure. L’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni riguardo all’associazione su Facebook scrive di “non aver mai avuto in essa alcun ruolo gestionale né operativo. Sono tuttavia certo della correttezza della gestione da parte del presidente e dei consiglieri”.
L’inchiesta del Fattoquotidiano.it – Sono i cosiddetti “soldi spariti” della Lega, cioè i fondi che la procura di Genova cercava di rintracciare perché frutto di una truffa allo Stato architettata con la falsificazione dei bilanci del partito. Nel novembre del 2018 il fattoquotidiano.it, esaminando i bilanci della Lega, scoprì che almeno parte di quei 49 milioni non erano spariti nel nulla. Proprio durante il mandato di Roberto Maroni come segretario del Carrocio una parte di quei fondi era stata utilizzata per spese che in precedenza erano molto minori. Per esempio nel 2013, ultimo anno di Maroni leader, quando gli “oneri diversi di gestione” pesavano sulle casse di via Bellerio addirittura per quasi nove milioni, mentre ammontavano a due milioi di euro contributi ad associazioni erano due milioni. Quali associazioni? Dal bilancio non si riusciva a venirne a capa. L’indagine della procura di Genova, però, potrebbe aver trovato i tasselli che mancavano a quella storia.
L’inchiesta a Milano per appropriazione indebita – A giugno gli investigatori e gli inquirenti genovesi hanno ascoltato, come persona informata sui fatti, l’ex consigliere della lista Maroni Presidente, Marco Tizzoni, che a Milano aveva presentato un esposto in cui aveva adombrato il sospetto che l’Associazione Maroni Presidente “fosse stata tenuta nascosta ai consiglieri dovendo servire quale soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o di terzi”. Cosa era successo? È quanto ricostruito sul Fatto Quotidiano da Davide Milosa. La lista di Maroni nel 2013 raccoglie circa mezzo milione di voti e porta in Regione undici consiglieri. Tra loro Tizzoni, mentre presidente del gruppo sarà eletto Stefano Bruno Galli. A gennaio, secondo l’esposto di Tizzoni agli inquirenti milanesi, viene creata l’Associazione Maroni Presidente “senza che nulla venisse comunicato ai candidati e agli eletti”. Se la lista politica ha tutti esponenti civici, l’associazione parallela è di matrice leghista. Tra i primi sei fondatori compare l’ex ministro e senatore della Lega, Roberto Calderoli. Nel 2018 i membri scendono a quattro.
L’esposto – Sono tutti interni alla Lega di Matteo Salvini. Scrive Tizzoni nell’esposto: “Nessun rapporto è mai esistito tra i consiglieri del gruppo e tale associazione, che è stata tenuta ben nascosta”. Tizzoni scopre che la Lista Maroni ha maturato rimborsi elettorali dallo Stato per circa un milione di euro. Altri 350mila arriveranno dalla Regione per il funzionamento del gruppo. Buona parte del milione passerà per l’associazione. Si legge negli atti: “Nello statuto dell’associazione sono segnalati gli scopi e nessuno di questi risulta essere mai stato perseguito dai suoi membri e variato nel corso degli anni (…). Vi è il sospetto che tale associazione sia stata tenuta nascosta a noi consiglieri tutti questi anni dovendo servire quale soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o di terzi”. Cosa che avverrà: oltre mezzo milione finirà all’associazione. Un’operazione border line sul cui rilievo penale la Procura non pare intravedere ipotesi di reato. Ancora prima, parte del milione, e cioè 450mila euro, passano all’associazione e poi alla Lega come pagamento di un prestito iniziale per fare partire la Lista Maroni.
L’inchiesta per riciclaggio – L’inchiesta riguarda anche il presunto riciclaggio di parte di quei fondi, che da settembre il partito sta restituendo allo Stato a rate trasferiti in Lussemburgo attraverso la banca Sparkasse di Bolzano e poi fatti rientrare, in parte, subito dopo i primi sequestri disposti della procura. La banca ha invece sempre sostenuto che quei fondi (circa 10 milioni) fossero soldi dello stesso istituto, slegati dal partito. La banca altoatesina ha ospitato in passato un conto corrente della Lega pari a 20 milioni di euro. Ad aprirlo era stato Domenico Aiello, già avvocato della Lega e legale personale di Maroni, che parlando con Peter Schedl, allora direttore generale della Sparkasse, cercava di ottenere un interesse vantaggioso. Le conversazioni dell’avvocato calabrese sono state intercettate dalla Dia di Reggio Calabria e pubblicate da Marco Lillo nel volume Il potere dei segreti (Paper First): anche se non hanno avuto alcuna ripercussione sul piano penale sono utili per capire cosa si muovesse sullo sfondo del Carroccio all’epoca. “Andiamo via in una situazione che è il 3 e mezzo. Lui indicava il 4, c’ero io quando ha chiamato”, dice Aiello intercettato riferendosi a Brandstatter. “Il 4 non è possibile – risponde il dg – facciamo così partiamo dal 3 e mezzo e poi da lì vediamo strada facendo”. L’anno successivo Salvini – appena eletto segretario – ordina di spostare quei soldi su un conto in Banca Intesa.
Il potere dei segreti
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Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Meloni a Washington, ma niente bilaterale col presidente Usa. Solo un breve saluto (e paura dei dazi)
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "Il Jobs Act è una legge che ha creato oltre un milione di posti di lavoro, più della metà a tempo indeterminato, e che ha introdotto tutele fondamentali come l’eliminazione delle dimissioni in bianco. La decisione della Corte Costituzionale che dà il via al referendum relativo al Jobs Act ci trova quindi pronti: spiegheremo ai cittadini quanto sarebbe sbagliato cancellare queste conquiste che creano posti di lavoro, sviluppo e tutele". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva.
"Quanto al referendum sull’autonomia, accettiamo il verdetto della Consulta che dopo la precedente pronuncia sulla legge Calderoli appariva pressoché scontata. Ogni modifica sull’autonomia differenziata passerà dal Parlamento, e lì ci faremo trovare pronti e determinati".
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "Le mie più sentite congratulazioni al presidente Trump per l’inizio del suo secondo mandato. Il popolo americano ha fatto una scelta chiara, che riflette l’impegno per la crescita economica, la sicurezza e la sovranità nazionale”. Lo scrive su X il Co-Presidente del gruppo dei conservatori al Parlamento europeo, Nicola Procaccini dí Fratelli d’Italia.
“Noi dell'Ecr condividiamo molte delle priorità delineate dal presidente Trump: contrastare l'immigrazione clandestina, garantire comunità più sicure, tagliare le tasse e la burocrazia e ripristinare la competitività economica. Queste non sono solo priorità americane, ma anche europee”.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La Sardegna, con il nostro ricorso accolto dalla Corte lo scorso novembre, ha difeso la sua specialità e contrastato una legge iniqua. Una legge che la Corte stessa, ascoltando le preoccupazioni delle Regioni promotrici, ha già demolito e svuotato perché ci toglieva risorse e ci condannava a restare indietro. Se il capogruppo della Lega Veneta ha dichiarato recentemente che il Veneto vale più della Sardegna, per farci capire cosa si intende per differenziata, noi invece continueremo a difendere con le unghie e con i denti le risorse e le opportunità che le spettano”. Così la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - “Sul referendum sulla cittadinanza daremo battaglia nel nome dell’estensione dei diritti e per superare una legislazione particolarmente arretrata. Si tratta di un referendum promosso da un vasto arco di soggetti, tra cui numerose associazioni dei nuovi cittadini, persone a cui per troppo tempo è stata tolta la voce. Lotteremo al loro fianco”. Così in una nota Pierfrancesco Majorino della segreteria del Partito Democratico, responsabile Immigrazione.
Washington, 20 gen (Adnkronos) - Non è stato un blitz come quello di Mar a lago, rivelatosi determinante per la liberazione di Cecilia Sala, ma una intera giornata quella che Giorgia Meloni ha dedicato, per la seconda volta in un mese, a Donald Trump. La premier non è voluta mancare all'inauguration day del presidente americano, sottolineando quanto sia importante "dare una testimonianza della volontà di continuare e rafforzare" la relazione Italia-Usa.
E questa "testimonianza" la premier l'ha data plasticamente già di primo mattino, quando insieme alla famiglia Trump, a quella del vice presidente Vance e pochi altri, ha preso parte alla messa di 'benedizione' del neo commander in chief alla chiesa episcopale di st John, proprio di fronte alla Casa Bianca. Poi il trasferimento alla Rotonda del Campidoglio, a Capitol hill, per il giuramento spostato al chiuso a causa dell'ondata di gelo che ha stretto Washington. Con lei, oltre ai diplomatici, la fida Patrizia Scurti in delegazione.
Meloni siede sotto lo sguardo della statua di Abramo Lincoln, nei posti riservati ai capi di Stato e di governo invitati da Trump. Una sparuta elite che comprende la presidente del Consiglio (unica leader Ue) e, tra i pochi altri, il presidente argentino Javier Milei, con cui Meloni chiacchiera a lungo inquadrati più volte dalle telecamere di Fox news, che non ha perso una battuta della giornata-evento.
(Adnkronos) - A pochi passi, i 'big tech Ceo' che Trump ha voluto come ospiti vip della cerimonia e che l'hanno sostenuto nel suo cammino di ritorno alla sala ovale: Tim Cook, Jeff Bezos, Sandor Picahi, Sam Altman, Mark Zuckenberg e ovviamente Elon Musk. Sui social, è il capo delegazione di FdI-Ecr all'Europarlamento Carlo Fidanza, a Washington con un piccola pattuglia di parlamentari italiani ospiti dei Repubblicani Usa, a dare il senso politico della 'foto di Capitol hill' della Meloni: "La nostra presidente è ormai riconosciuta da tutti come l’interlocutrice privilegiata di Trump in Europa".
Nella sua valutazione del Trump day, Meloni al mattino è più ecumenica: "Penso sia molto, molto importante per una nazione come l’Italia che ha rapporti estremamente solidi con gli Stati Uniti dare una testimonianza della volontà di continuare e se mai rafforzare quella relazione in un tempo nel quale le sfide sono globali e interconnesse", spiega prima di lasciare l'albergo.
Più tardi su X augura buon lavoro a Trump e assicura: "Sono certa che l’amicizia tra le nostre Nazioni e i valori che ci uniscono continueranno a rafforzare la collaborazione tra Italia e Usa", per poi sottolineare: "L’Italia sarà sempre impegnata nel consolidare il dialogo tra Stati Uniti ed Europa, quale pilastro essenziale per la stabilità e la crescita delle nostre comunità".
(Adnkronos) - Per il ministro dell'Ue Tommaso Foti, la missione di Meloni a Washington "conferma il ruolo cruciale che, nel prossimo futuro, la nostra Nazione intende giocare nelle relazioni transatlantiche, ponendosi come ponte strategico tra Europa e America".
In questo contesto, e anche per il rigido protocollo che governa l'insediamento del presidente americano, si stempera anche l'attesa per un faccia a faccia Meloni-Trump, prima auspicato e poi annunciato alla vigilia anche da Fidanza. "Non era previsto, non era il contesto e non ci sarà problema a farlo in futuro", è il senso del ragionamento dell'entourage della premier. Così, direttamente lasciando ad un certo punto le lunghe celebrazioni, Meloni può salutare e tornare subito in Italia.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La decisione della Consulta che ha sancito l’ inammissibilità del referendum abrogativo sull’autonomia conferma che la riforma scritta dal ministro Calderoli è, come sapevamo, coerente e corretta nel rispetto delle previsioni costituzionali. Per cui avanti con l’iter della riforma e con i negoziati con le regioni che hanno già richiesto le prime materie ‘non Lep’, come la Lombardia. Avanti tutta con l’autonomia!”. Lo dichiara il segretario regionale della Lega Lombarda Salvini Premier e presidente dei senatori della Lega Salvini Premier, senatore Massimiliano Romeo.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La Corte Costituzionale, dichiarando inammissibile il referendum sull’autonomia, perché ‘l’oggetto e la finalità del quesito sono poco chiari’, ha bocciato l’opposizione. D’altra parte, cosa ci si può aspettare da una sinistra incapace anche di scrivere i quesiti da sottoporre ai cittadini per una consultazione popolare? Per quanto ci riguarda, noi andiamo avanti con il percorso riformatore, nell’interesse dell’Italia”. Così la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli.