Inceneritore sì o no? E sul biogas da compostaggio, quale posizione assumere? Virginia Raggi e la sua maggioranza si trovano di fronte a una scelta decisiva sul fronte dell’emergenza rifiuti a Roma, una decisione ormai non più rinviabile. Si è svolta ieri sera la prima riunione di maggioranza in Campidoglio sul piano industriale della società capitolina Ama – anticipato da IlFattoQuotidiano.it – che prevede, fra le altre cose, la realizzazione di un termovalorizzatore in città. Ovvero quello che finora è stato un tabù per il M5s, che sui “rifiuti zero” e sulla lotta a inceneritori e discariche ha costruito parte della propria proposta politica. Ora, dopo tre anni e mezzo in cui si sono succeduti due assessori – Raggi, con il suo interim, è la terza – e ben sette amministratori di Ama, a proporre la soluzione più contestata è un uomo nato nel movimento, il lodigiano Stefano Zaghis, coordinatore della prima campagna del M5s romano che nel 2013 fece arrivare in Assemblea Capitolina proprio l’attuale sindaca.

Il piano è stato esposto ieri sera e ha dato vita a una discussione che proseguirà in maniera serrata nei prossimi giorni. Dal dibattito è emersa la presenza di diverse fazioni. Chi si oppone presenta sostanzialmente due argomentazioni: la prima è di natura essenzialmente ideologica e nasce da una linea di pensiero che rigetta anche la produzione di biogas da impianti anaerobici, figuriamoci bruciare l’immondizia; la seconda pone il problema di come giustificare con la cittadinanza e con i propri elettori un cambio di rotta così radicale. Dall’altra parte c’è la corrente dei “pragmatici”, che pone alla prima cittadina il problema di “pulire in fretta la città” e dall’altra parla di “fallimento” di tutti gli obiettivi sulla raccolta differenziata, valutando gravemente insufficiente la crescita di appena 3 punti percentuali in tre anni (contro gli oltre 20 punti raggiunti in meno tempo da Ignazio Marino). “E se la soluzione ideale per risolvere il problema fosse ricorrere a Manlio Cerroni, per me non ci sarebbero problemi”, ha azzardato il consigliere Angelo Diario, intervistato da Radio Radio.

Insomma, c’è una scelta difficile da compiere e, comunque vada, bisognerà capire come comunicarla. Due aspetti di non poco conto a un anno e mezzo dalle comunali del 2021, alle quali Virginia Raggi intende ricandidarsi, con o senza il simbolo del M5s. Non è escluso che già nelle sedute dell’Assemblea capitolina convocate per questi giorni possano registrarsi fughe in avanti di consiglieri con mozioni pro o contro le varie soluzioni impiantistiche prospettate nel piano.

Intanto, mentre questa mattina proprio in aula Giulio Cesare la votazione sulla mozione del gruppo pentastellato che, se approvata, impegnerebbe la sindaca a valutare se impugnare l’ordinanza di Nicola Zingaretti sull’individuazione immediata della nuova discarica di servizio della Capitale, l’opposizione prova a fare pressione psicologica sulla prima cittadina. “Questo è di fatto il fallimento del progetto del M5s riguardo il ciclo dei rifiuti per la città”, ha affermato, commentando l’articolo de IlFattoQuotidiano.it, Cristina Grancio, ex consigliera pentastellata, oggi nel Gruppo Misto e vicina a Sinistra Italiana. “I 5 stelle si sono presentati – hanno dichiarato i consigliere del Pd, Valeria Baglio e Marco Palumbo – dicendo che Roma ce l’avrebbe fatta da sola senza impianti e senza discariche con l’aumento della differenziata e la riduzione della produzione dei rifiuti. Ma i fatti sconfessano la Giunta 5 stelle e la mettono di fronte all’evidenza”.

Dibattito acceso anche sull’area di Cesano, frazione del comune di Roma – in realtà molto più vicina al Lago di Bracciano – dove Ama propone di realizzare la nuova discarica. “Ci sono incompetenza e scarsa conoscenza del territorio”, dice Daniele Torquati, ex presidente del Muncipio XV, mentre la deputata di Forza Italia, Annagrazia Calabria, afferma che “qualora fossero confermate le indiscrezioni su questa ipotesi, ci batteremmo con ogni mezzo per evitarla”.

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