Aprire le piazze delle Sardine a Casapound? Perché no, anzi no, assolutamente no. Le parole inaspettate di Stephen Ogongo, plenipotenziario delle sardine romane, dalle colonne de Il Fatto Quotidiano, sta creando il primo vero caso all’interno del movimento di protesta che nelle ultime settimane ha riempito le piazze di tutta Italia. “Per ora è ammesso chiunque, pure uno di Casapound va benissimo. Basta che in piazza scenda come sardina” ha detto Ogongo. Il problema, neanche a dirlo, è proprio Casapound. Che per voce di Simone Di Stefano, uno dei leader, ha immediatamente raccolto l’invito: “L’apertura stupisce ma va nella direzione del dialogo e noi da sempre ci confrontiamo con tutti – ha detto – Al momento le Sardine sinceramente mi sembrano un contenitore vuoto e manovrato dalla sinistra ma noi siamo pronti ad andare in piazza, senza bandiere, come abbiamo per la manifestazione con Salvini-Berlusconi-Meloni, e porteremo le nostre idee”. Le loro idee, appunto. Di Stefano lo dice senza mezzi termini: “Sia chiaro, Bella Ciao non la cantiamo”. Il contributo dei neofascisti? “In piazza San Giovanni – ha spiegato il leader – noi possiamo portare le nostre idee su ius soli ma anche su casa e lavoro che dovrebbero essere temi cari alla sinistra. Magari qualcuna delle nostre idee può interessare alle Sardine…”.

I fondatori di Bologna: “Sempre antifascisti, nessuna apertura” – Che sia proposta o provocazione, fatto sta che questo improvvisato dialogo con i fascisti del nuovo millennio non è andato per niente giù ai quattro organizzatori della prima manifestazione delle Sardine a Bologna, quando in piazza Maggiore arrivarono 30mila persone. “Le piazze delle sardine si sono fin da subito dichiarate antifasciste e intendono rimanerlo. Nessuna apertura a CasaPound, né a Forza Nuova. Né ora né mai” hanno scritto i promotori del movimento. Anche la costola romana delle Sardine non è rimasta a guardare: “Non possiamo chiedere a ognuno la fede politica ma fin da Bologna è stata definita una linea netta di demarcazione tra chi crede nella democrazia e nell’antifascismo e chi viene da un passato ed un presente che dimostra tutt’altro” si legge in una nota che suona come una di presa di distanza netta dalle parole di Ogongo sul Fatto. Il coordinamento romano delle Sardine, inoltre, ha voluto ulteriormente chiarire la propria posizione: “In merito all’articolo del Fatto Quotidiano sentiamo la necessità di fare alcune precisazioni. Non possiamo chiedere ad ognuno dei partecipanti alla nostra piazza la fede politica, è una piazza libera ad accogliente, non mettiamo paletti, non cacciamo nessuno. Essere senza bandiere non significa essere privi di idee e di coscienza politica. Sappiamo – è scritto ancora – che piazza San Giovanni fa gola a molti. Ma ribadiamo con forza che l’invito è rivolto a chi crede che il linguaggio politico di una certa destra abbia passato il segno. A chi è stanco di stare a guardare dalla comodità del proprio divano. Nessun insulto – hanno concluso le sardine romane – nessuna bandiera, nessuna violenza: a 20 giorni dalla piazza di Bologna, il messaggio non è cambiato“.

La precisazione delle Sardine romane – Messaggio peraltro ribadito dalla pagina Facebook 6000 Sardine firmato dai 4 fondatori di Bologna: “Dal 14 novembre scorso centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza proprio contro quei partiti che con le idee e il linguaggio dei gruppi neofascisti e neonazisti flirtano in maniera neanche troppo nascosta. Stephen Ogongo -hanno scritto – ha commesso un’ingenuità. Ci dispiace che il concetto di apertura delle piazze sia stato travisato e strumentalizzato, ma non stupisce. In questo momento – è il ragionamento – le piazze fanno gola a molti, lo avevamo già detto e lo ripetiamo. Rammarica che questo fraintendimento sia cavalcato da più parti. Ma è giusto dare una risposta netta. Le sardine sono antifasciste. Le sardine continueranno a riempire le piazze. Si decida da che parte stare. Noi lo abbiamo già fatto. Andrea, Giulia, Mattia, Roberto e tutte le sardine”. La precisazione dello stato maggiore delle Sardine è arrivato dopo che le pagine social del movimento sono state prese d’assalto dai commenti sdegnati dei manifestanti, con molte persone che hanno promesso di non farsi vedere più in piazza in assenza di una presa di posizione netta dei promotori. Il no a Casapound è arrivato, forte e netto: ora bisognerà capire se l’apertura e la successiva chiusura avranno delle conseguenze reali o meno sulla portata del movimento.

Casapound controreplica: “Ci andremo lo stesso e nessuno di noi sarà allontanato” – Di certo le parole dei fondatori della manifestazione di Bologna non sono bastate a Casapound. È sempre Simone Di Stefano a replicare, sostenendo che “se è una piazza aperta e se per qualcuno, come il leader romano Ogongo, non c’è nessun problema (riguardo alla presenza di Casapound, ndr) immagino che non ci siano problemi per tanti altri. Mi pare assurdo – ha aggiunto il leader neofascista – che un movimento già inizi con i diktat di leader e poi questi leader chi li ha nominati? Sono stati eletti democraticamente da un consesso di sardine?”. Di Stefano, poi, ha annunciato che loro in piazza con le Sardine a Roma ci andranno lo stesso: “Mi pare che nulla osti alla nostra partecipazione, saremo invisibili, senza bandiere – ha spiegato – Tanti dei nostri saranno là, noi andiamo dove ci pare, come abbiamo sempre fatto, per portare le nostre idee”. Non solo. A sentire il leader noefascista, le sardine sono “un movimento interessante, non è che quattro persone decidono per un movimento che vuole essere di popolo, spontaneo e libero. Noi, comunque, ci andremo anche sulla base delle parole di Ogongo. Sono convinto – ha detto ancora – che nessuno di noi sarà allontanato con la forza da una piazza libera e democratica”. Il fatto che le sardine si dividano sulla presenza di Casapound in piazza per Di Stefano “non è un bene. Ed è la conseguenza di una mancanza di proposta politica – è l’accusa – Ci si accomuna sulla base di cosa si deve fare. Quello delle sardine è un movimento di giovani – ha concluso – alcune delle nostre proposte, come ad esempio quella del mutuo sociale, nelle sardine può trovare casa. Le sardine hanno detto che vogliono interrompere la narrazione politica: anche noi vorremmo che si parlasse di idee, ma sulle idee le sardine devono uscire allo scoperto”.

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