Calci, pugni e scudisciate di un gruppo di Krampus decisamente sopra le righe, durante la tradizionale sfilata dei diavoli in costume a Vipiteno, hanno riportato in auge un’immagine arcana e obsoleta della provincia di Bolzano, giusto a poche settimane dalla dubbia delibera, poi rientrata, per cancellare il nome ‘Alto Adige’ da una legge.

Curioso che il caso dei Krampus violenti sia esploso la sera di una domenica d’inizio dicembre del 2019, proprio mentre in quest’isola felice del nostro profondo nord si festeggiavano due primati socio-economici di prim’ordine: il quasi perfetto raggiungimento dell’obiettivo 80% di occupati tra i 20 e i 64 anni, con un indice di disoccupazione ridotto al 2,9% (contro il 4,8 del vicino e gemello Trentino, per esempio); il varo di un bilancio pubblico record da 6 miliardi di euro, in una provincia autonoma di poco più di 520mila abitanti, con un reddito medio intorno ai 43mila euro procapite (diecimila euro più alto che nella media d’Europa).

Numeri altisonanti, eppure i problemi non mancano. E molti sembrano i rovesci della medaglia di un’area che ha puntato tantissimo sul turismo, con risultati eccellenti e sempre in crescita (a fine novembre si era già superato il totale di 21 milioni di presenze).

Il presidente degli imprenditori altoatesini Federico Giudiceandrea – titolare di un’azienda modello di Bressanone che è leader mondiale nel settore degli scanner per l’industria del legno – ha spiegato in un’intervista: “Nel 2019 gli occupati sono cresciuti rispetto all’anno precedente di circa il 2,4%, pari a 5mila unità. Di questi solo lo 0,7%, ovvero 1.100 lavoratori, sono locali. Gli altri 4mila arrivano da fuori provincia. Se continuiamo a crescere così, si calcola che da qui al 2035, ovvero nell’arco di 15 anni, ci serviranno fino a 60mila lavoratori. E per attirarli e averli servono: case che non si trovano proprio sul mercato degli affitti; scuole (non più solo bilingui italiano e tedesco, ma anche inglesi); e soprattutto una società meno chiusa. Dobbiamo aprirci e accettare davvero l’arrivo di persone da altri mondi”.

Esortazioni di questo genere degli imprenditori sembrano ricevere risposte disarmanti, anche sul piano politico, con la risorgenza di formazioni ultra-autonomiste, e con episodi come quelli della sciocca domenica dei Krampus picchiatori a Vipiteno, ma anche di tante processioni e sfilate di Scheutzen in costume tradizionale (la milizia sudtirolese asburgica, poi divenuta protagonista delle rivolte anti-napoleoniche e simbolo dell’indipendentismo del Tirolo).

Le resistenze sembrano annidarsi perlopiù nella società contadina, anche se è la stessa forza specifica – tutt’altro che residuale – dell’economia agricola del bolzanino a rischiare di essere messa in discussione proprio dalla carenza di forza lavoro.

Il caso Alto Adige, nel bene e nel male, è un banco di prova davvero unico della società che abbiamo costruito, con il benessere economico come valore di riferimento, che sembra poter giocare brutti scherzi al secondo salto di generazione: il diavolo veste Krampus, nonostante l’oro che luccica dietro le maschere.

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