La Finlandia è un paese in alto e “avanti”. Sanna Marin, ex ministra dei Trasporti, 34 anni, è stata scelta dal partito socialdemocratico come nuova premier. Prende il posto del tardone – in fatto di età – Antti Rinne (57 anni) sfiduciato lo scorso 3 dicembre. E diventa di fatto la presidente del Consiglio più giovane del mondo, in un governo di coalizione che comprende altri quattro partiti di centrosinistra, tutti guidati da donne.
Potere alle donne. Gli uomini a casa a cambiare pannolini e svuotare la lavatrice. Uguaglianza di genere e parità di diritti che nei paesi più a Nord dell’Europa (Islanda, Norvegia, Svezia e Danimarca) sono una realtà.
E mentre da noi (e non solo) si discute come la disuguaglianza di genere sia una delle concause della violenza sulle donne, Gianni Perrelli, vocazione politologo, ha immaginato nel suo ultimo romanzo Il soffitto di cristallo (Di Renzo Editore) uno scenario molto insolito. Profetico, avveniristico, utopico: una donna presidente del Consiglio. Inviato speciale dell’Espresso quando la professione evocava mondi irraggiungibili, Perrelli ha già pronta la trasposizione televisiva come la risposta italiana a House of Cards, thriller di fantapolitica e fortunata, nel senso di ascolti, serie televisiva suddivisa in 6 stagioni, ciascuna 13 puntate, prodotte da Netflix. Un’infinità.
Il giallo di Perrelli ambientato nelle stanze del potere romano è invece condensato in 208 pagine che si leggono tutto d’un fiato. Ne distilla suspense da spy story che è soprattutto la radiografia di una scalata quasi ai limiti dell’impossibile. La tormentata ascesa alla carica di presidente del Consiglio di una giovane politica, Livia, la prima che in un paese machista come l’Italia riesce a sfondare il tetto del potere, per l’appunto quello che in gergo chiamano il soffitto di cristallo. In un turbinio di intrighi di palazzo, di oscure manovre, di alleanze posticce, di compromessi al ribasso, di ipocriti confronti con i Grandi della Terra. Sesso e potere binomio irresistibile, ci si infila con spregiudicatezza nei letti giusti.
Una vertigine in cui rischiano di sfiorire l’idealismo e l’impegno sociale della protagonista sempre in bilico, non solo sui tacchi a spillo. Sullo sfondo un amore bruciante ma irrimediabilmente perduto per il peccato di tradimento politico che ha spianato la formidabile carriera del premier, il brivido di una relazione pericolosa e priva di prospettive, la tirannia dei social che intossica ormai anche la vita dei potenti. Un social strategist e doppiogiochista che fa un po’ il servo di due padroni e vende illusioni mediatiche. Vi ricorda qualcuno?
E mentre il traguardo di premier in gonnella è oggi la norma in Europa, noi ci teniamo Salvini, Di Maio, Renzi & compagni. Una donna premier? “Perché no – interviene Bruno Giurato, filosofo e saggista – sarebbe in perfetta consonanza con la tradizione storica italiana, vedi Matilde di Canossa, nonché con la sottile ma persistente linea matriarcale che lega la storia italica dai tempi degli Etruschi (che già praticavano il matriarcato) alla modernità e alla post-modernità. Anche oggi non si contano le ‘femmine alpha’ in settori come imprenditoria, cultura, scienza e creatività ai massimi livelli. Da Miuccia Prada a Anna Fendi, da Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern di Ginevra, a Elisabetta Sgarbi. Ed è ora che la politica si adegui”. Chiaro?