Un condominio nel centro storico di Genova fa causa all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e vince. Ammonta a 12mila euro il debito maturato negli ultimi cinque anni dallo Stato nei confronti dei condòmini di via San Bernardo 16, che ora l’Erario dovrà versare grazie a un decreto ingiuntivo emanato nei giorni scorsi. A oltre dieci anni dal sequestro di 115 locali nell’ambito della più grande confisca mai avvenuta in tutto il Nord Italia, non solo questi spazi (appartamenti, cantine, vani al piano strada) sono in larga parte inutilizzati, ma spesso versano in condizioni di abbandono, come raccontato lo scorso febbraio da ilfattoquotidiano.it.

Nel corso degli anni la stessa Agenzia che fa capo al ministero dell’Interno non sempre è riuscita a pagare le spese condominiali, anche sebbene l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini (a Genova per celebrare l’assegnazione di 44 di questi locali) nel luglio scorso preferisse glissare sfuggendo alla nostra domanda specifica, negando che l’Agenzia sulla quale avrebbe dovuto vigilare fosse insolvente con le amministrazioni condominiali. “Anche nei casi in cui i pagamenti sono stati effettuati – aggiunge l’avvocato del condominio di via San Bernardo Carlo Alberto Canali – il criterio di pagamento è stato poco chiaro, ad esempio con un bonifico a un’amministrazione condominiale di 3mila euro, cifra diversa da quella dovuta e richiesta”.

Tuttavia, sebbene siano ancora in corso un paio di cause, lo Stato starebbe saldando i debiti pregressi con i condomìni attraverso il Fondo Unico per la Giustizia: “In questi mesi siamo riusciti a quantificare quanto dovuto e pagare – spiega Carla Ricci, coadiutrice dell’Agenzia che segue la questione dei beni confiscati – quello di San Bernardo è ormai un caso isolato frutto di errori nella rendicontazione”.

Intanto, proprio in questi giorni, il Comune sta concretizzando l’assegnazione a uso sociale dei 44 locali presi in carico a luglio, che si andranno ad aggiungere agli 11 (dei quali tre comunicanti tra loro) assegnati dalla precedente giunta comunale. Entro qualche mese, provvidenzialmente in tempo per la campagna elettorale per le regionali, dovrebbero alzarsi altre saracinesche e arrivare a essere 55 i beni assegnati sui 115 prima sequestrati e poi confiscati alla famiglia Canfarotta nel 2009. Meno della metà del totale ma meglio che niente, se si pensa che per dieci anni gli abitanti e le associazioni hanno dovuto lottare senza successo per vedere restituiti a uso sociale gli spazi sequestrati alla criminalità organizzata.

“Resta, enorme, il problema della messa in sicurezza dei locali non ancora assegnati – spiega Matteo Fontana del Comitato Abitanti Anbsc, che riunisce i condomini che per dieci anni si sono ritrovati con lo Stato come ‘inquilino moroso’ – che sono fatiscenti e richiedono ingenti investimenti e interventi, che a oggi non si capisce se le istituzioni intendano o possano affrontare”.

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