La presidentessa dell'esecutivo Ue mostra piani e obiettivi della rivoluzione verde che è nei progetti di Palazzo Berlaymont: "Da un lato c'è la nostra visione per un continente climaticamente neutro per il 2050 e dall’altro una roadmap interamente dedicata, che prevede 50 azioni"
Il Green Deal, per l’Europa, è “il momento ‘Uomo sulla Luna’”. Così la presidentessa della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciando il primo atto formale del collegio dei commissari che riguarda, come promesso nel discorso di insediamento, il tema ambientale e la lotta ai cambiamenti climatici. “Il nostro obiettivo è riconciliare l’economia con il nostro pianeta, tagliare emissioni ma creare occupazione e rafforzare l’innovazione”, ha detto parlando della “nuova strategia di crescita Ue che dà più di quello che toglie” e che vuole rendere l’Ue “capofila” nell’economia pulita.
Il piano del nuovo esecutivo “da un lato è la nostra visione per un continente climaticamente neutro per il 2050 (con un investimento ipotizzato di mille miliardi, ndr) e dall’altro una roadmap interamente dedicata, che prevede 50 azioni. Il nostro obiettivo è riconciliare l’economia, il modo in cui produciamo, con il nostro pianeta”. “Sono convinta che il vecchio modello di crescita basato sui combustibili fossili e l’inquinamento sia fuori dal tempo e dal mondo”, ha aggiunto la presidente, convinta che il Green Deal sia un progetto “ambizioso, ma dobbiamo stare molto attenti a valutare l’impatto e ogni singolo passo che intraprendiamo”.
La presidentessa assicura che l’obiettivo in campo ambientale è veramente quello di “cambiare le cose”: “Il Green Deal è la nostra nuova strategia di crescita, che restituisce più di quanto non tolga. Vogliamo davvero cambiare le cose, vogliamo essere i precursori nelle industrie climate-friendly, nelle tecnologie pulite e nella finanza verde”. per questo “siamo determinati a fare sì che questa strategia abbia successo per il bene del pianeta e delle sue forme di vita, per il patrimonio naturale europeo, la biodiversità, le nostre foreste e i nostri mari. Mostrando al resto del mondo la nostra capacità di essere sostenibili e competitivi, possiamo convincere altri Paesi a muoversi con noi”.
A chi critica la decisione di un investimento così massiccio, von der Leyen risponde che maggiore “sarebbe il costo dell’inazione“. E, tra l’altro, “sono i popoli europei che ci hanno chiamato a un’azione decisiva sul cambiamento climatico, sono scesi in strada e oggi siamo qui per loro, a dirgli che abbiamo ascoltato in modo chiaro e forte ed ecco la risposta”. La risposta è proprio “la proposta della prima legge europea sul clima che fissa regole chiare, cosicché innovatori e investitori possano programmare gli investimenti a lungo termine. Questo rende la transizione più prevedibile e affidabile”.
M5s: “Buoni piani, ma scarsi fondi”. S&D: “Possibilità di iniziare una nuova era”
Soddisfatti i rappresentanti del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, con l’eurodeputata, Eleonora Evi, che ha dichiarato: “L’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 e le tante misure proposte per economia circolare, riforestazione e qualità dell’aria vanno nella giusta direzione di un’Europa più verde e che combatte con efficacia i cambiamenti climatici”. Ma, dicono i pentastellati, rimangono comunque dei dubbi sugli investimenti da sostenere: “La Commissione stima che avremo bisogno di 260 miliardi di euro all’anno fino al 2030 per finanziare l’European Green Deal, eppure la Corte dei Conti reputa siano necessari almeno 1.115 miliardi di euro all’anno. Purtroppo siamo ben lontani da un piano di questa portata”. E aggiungono riallacciandosi al discorso della presidente della Commissione: “Siamo davanti a una sfida epocale che è stata comparata al primo uomo sulla luna, ma abbiamo dubbi che questo European Green Deal abbia le risorse necessarie. Sulle cosiddette ‘risorse proprie’ la nuova Commissione europea ha mostrato pochissimo coraggio. I rifiuti di imballaggi in plastica non riciclata e le quote dell’Ets certo non basteranno. E se si vuole fare sul serio, lo scorporo degli investimenti verdi dal Patto di Stabilità e Crescita è essenziale e non più rinviabile”.
La presidente dei Socialisti, Iratxe Garcia, ha manifestato la propria soddisfazione: “Oggi abbiamo la possibilità di iniziare una nuova era, un nuovo modello di crescita per trasformare l’Ue in una società più giusta per dare risposte alle sfide del cambiamento climatico. Serve un cambiamento di paradigma totale per abbandonare i combustibili fossili e arrivare a un’Europa neutrale entro il 2050. Per fare questo servono tre cose: un pilastro verde che attui agenda Onu, il secondo pilastro è la dimensione sociale del patto verde, mentre il terzo è quello finanziario“.
Critiche anche le ong ambientaliste, con Greenpeace che fa sapere che aumentare dal 40% al 50-55% gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 “non è sufficiente, la natura non negozia“. L’organizzazione attacca anche la tempistica prevista per la presentazione della proposta su maggiori tagli alle emissioni, con l’estate 2020 considerata una data troppo in là, tale da “minacciare l’accordo di Parigi”.
Il calendario von der Leyen, fa notare invece il Climate Action Network, “richiederà agli Stati membri di concordare il nuovo obiettivo 2030 già in occasione del Consiglio europeo di giugno”, fondamentale per consentire all’Ue di assumere un ruolo guida nella Cop26 di Glasgow, in programma a novembre 2020. L’organizzazione auspica il 65% di riduzione delle emissioni, mentre il Wwf si chiede se “ponendo l’enfasi sulla crescita economica come obiettivo chiave” la Commissione non abbia “perso l’occasione di sfidare il paradigma tradizionale della crescita in favore di un approccio più rispettoso dei limiti del pianeta”.