Razzista o non razzista? Satira o non satira? Attorno al video Immigrato di Checco Zalone cominciano a volare scintille. Quando mancano ancora venti giorni all’atteso debutto nelle sale di Tolo Tolo, di cui Immigrato è una sorta di anticipazione in musica, il dibattito sulla comicità del comico pugliese si è acceso. A Quarta Repubblica di Nicola Porro su Rete4 sono stati l’economista Giuliano Cazzola, il giornalista Daniele Capezzone e l’attore e autore teatrale Giulio Cavalli a incrociare le sciabole su Zalone. “Su certi argomenti fare dell’ironia può essere anche pericoloso. Perché in questa clip la critica vera è che c’è un’offesa agli stranieri in Italia. Abbiamo 5milioni di residenti stranieri, di cui 2milioni e mezzo che lavorano e mandano avanti settori importanti del paese. Il film non l’ho visto e non lo andrò a vedere come non ho mai visto i film di Zalone. Può darsi che il film parli d’altro e che questo non c’entri nulla. Però rappresentare il problema degli immigrati con una caricatura, perché è di caricatura che stiamo parlando, è sbagliato”. Di tutt’altro avviso Capezzone: “Allora se facessimo una battuta sulla Fornero dovremmo essere accusati di femminicidio? Non mi riferisco a Cazzola che è un signore, ma lo dico ad altri, a quelli di Baobab che hanno strillato contro Zalone, lo dico come lo direbbero a Cambridge: c’avete rotto i coglioni, lasciateci sorridere”. Poi Capezzone spiega la comicità di Zalone: “Ci avete fatto una testa così con il diritto di satira. Se uno sta su Rai3 ed è comunista può dire qualunque cosa. Arriva poi uno come Zalone che in due minuti colpisce tutti perché fa la battuta contro Salvini, fa la battuta su certe esagerazioni degli immigrati (?), su di noi e sulle nostre paure, scherza su destra e sulla sinistra, beh, allora lasciatelo fare”. Porro lancia poi la seconda parte del video, quella in cui Zalone torna a casa e trova la moglie in vestaglia con l’immigrato, sempre in vestaglia, e gli chiede perché le corna sono toccate proprio a lui e l’uomo di colore gli risponde: “Prima gli italiani”. “La propaganda razzista nella storia dell’umanità dipingeva sempre i neri che violentavano le donne”, aggiunge Cazzola indignato. “Qui non stiamo discutendo di censurare o meno Zalone. La satira storicamente, e io ho lavorato con un grande maestro come Dario Fo che faceva arrabbiare molte persone, attacca i potenti gli fa eco Giulio Cavalli. Dal 1500 circa avviene questo. Attaccare gli indifesi, i poveracci, i disperati, in questo caso gli immigrati, in altri film di Zalone che so erano gli omosessuali, non è satira. Può piacere o non piacere, ma si può rivendicare il diritto di non apprezzare Checco Zalone. L’operazione di marketing, comunque, è geniale: si è buttato nell’argomento che tira di più oggi”.
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