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Conte ad Accordi&Disaccordi: “A Di Maio ho detto che al M5s servono rinnovamento e partecipazione. Il Pd? E’ più compatto”

Il presidente del Consiglio è l'ospite del programma sul Nove, in onda venerdì 13 dicembre alle 22.45. Intervistato dai conduttori Andrea Scanzi e Luca Sommi, ha parlato della tenuta del governo, delle prossime riforme e dell'ipotesi di fare un partito personale (che ha smentito)

“Nel M5s c’è una situazione complessa, con vari componenti diverse che rispetto alla prima e alla seconda prova governativa stanno soffrendo”. E’ questa l’analisi sullo stato di salute del Movimento 5 stelle del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Intervistato ad Accordi&Disaccordi sul Nove (in onda stasera 13 dicembre alle 22.45) dai conduttori Andrea Scanzi e Luca Sommi, ha parlato dei cambiamenti che il M5s affronterà nei prossimi mesi, ma anche della tenuta del governo e di cosa vede nel futuro della sua carriera politica.

Pur restando estraneo alle dinamiche interne dei 5 stelle, il premier ha rivelato di aver dato dei consigli al capo politico del Movimento: “A Di Maio ho detto che bisogna dare segnali di rinnovamento intorno al Movimento e lui mi pare che voglia condividere le responsabilità. Bisogna dare maggiore partecipazione per riportare all’unità un movimento che mostra fibrillazioni interne”. Poi, a margine, Conte ha chiarito meglio il suo discorso: “Quando parlo di una maggiore partecipazione ragiono di una cosa che Luigi Di Maio sta già realizzando nei fatti, proprio in questi giorni, e mi riferisco al progetto dei facilitatori. Questa è la strada migliore per assicurare maggiore partecipazione e coinvolgimento”. Il riferimento è appunto al progetto di riorganizzazione al voto sulla piattaforma Rousseau fino a sabato 14 dicembre.

Il premier ha poi negato di avere più affinità con il Partito democratico piuttosto che con i 5 stelle. Si tratta di un’accusa che più volte gli è stata fatta nelle ultime settimane, tanto che secondo alcune ricostruzioni sarebbe più in sintonia con Zingaretti e i suoi: “Non è assolutamente vero che io sia più vicino al Pd ormai che al M5s”, ha detto. “Il Pd mostra maggiore compattezza e unitarietà, una volta espressa una posizione la mantiene nel tempo. Nel Movimento invece ci sono maggiori fibrillazioni“. Nonostante ciò però, Conte ha anche detto di non temere altre emorragie verso il Carroccio: i cambi di casacca sono “episodi assolutamente isolati, posizioni di malcontento che si sono tradotte in questo passaggio alla Lega. Ma non vedo prospettive preoccupanti“. “Sarò ancora più coinvolgente, per dare una linea, una prospettiva strategica”, ha aggiunto rivolto esplicitamente anche a Italia Viva.

E d Matteo Renzi si fida? “Mi fido di tutti quelli che lavorano con me, perché diversamente non avrebbe senso, dobbiamo lavorare per un progetto, se qualcuno si assumerà la responsabilità” di non portarlo avanti “se ne assumerà le conseguenze”. In tal caso, “si andrà in Parlamento, come ho fatto nell’agosto scorso e dirò come ho vissuto le cose, cercherò di essere trasparente e leale”. E a chi gli domanda se sente Renzi, come avviene con Di Maio e Zingaretti, ha risposto: “No, non ci conoscevamo prima e non avevamo frequentazioni personali. E’ un fiorentino con la battuta pronta, un po’ sarcastico, ma mi interessano i fatti… se gli sono simpatico oppure no non mi interessa”.

L’orizzonte su cui lavora il presidente del Consiglio però, come ribadito anche in mattinata, è quello della fine della legislatura. E, almeno al momento, smentisce di valutare la formazione di un partito autonomo: “Se ci sono alcuni parlamentari che pensano a un partito di Conte dico loro: si lavora qui, lavoriamo alla riforme, non pensate a prospettive del genere. Dobbiamo stabilizzare e non destabilizzare. Non ho la velleità di fare un mio partito. A me piace far politica, sono talmente onorato fare qualcosa per il mio Paese, con grande responsabilità ma anche con grande piacere. In un domani non mi vedo disinteressato alla politica, ma ci sono tanti modi di farla“.

In merito alla riforme su cui sta lavorando l’esecutivo, il premier ha ribadito la difesa della “norma sulla prescrizione” che entrerà in vigore a gennaio: “E’ assolutamente compatibile con la Costituzione”, ha detto, “evitiamo che il processo possa estinguersi. Lo stop dopo il primo grado è compatibile con il nostro ordinamento. Vogliamo arrivare fino in fondo con una assoluzione o una condanna. Pensiamo anche a tutte le vittime. Da giurista dico che stiamo introducendo delle misure correttive, ma senza mettere in discussione la norma”.

Per quanto riguarda l’immigrazione, rispetto al governo con la Lega, Conte ha rivendicato: “Stiamo ottenendo gli stessi risultati, anzi maggiori, senza lasciare le persone 20 giorni in mare”. A Matteo Salvini, il premier Conte ha quindi rimproverato l’”arroganza politica”. Ma, ha anche detto: “Ha grandi meriti” rispetto alla Lega “che ha portato al governo, ma a un certo punto non si è accontentato, ha provocato delle slabbrature con strappi istituzionali”. Il premier è tornato, a questo proposito, sull’appuntamento convocato al Viminale da leader del Carroccio per parlare di manovra: “Non è stato uno schiaffo al premier, ma al Paese. A un certo punto ha perso la bussola”. Il presidente del Consiglio ha aggiunto di aver trovato “vari episodi intollerabili. A volte ho fatto ricorso alla moral suasion, a volte sono intervenuto, anche duramente”.

Il premier ha anche commentato il prossimo voto per le Regionali in Emilia Romagna (previsto per il 26 gennaio prossimo) che si preannuncia decisivo per la tenuta dell’alleanza. E ha detto: “Se perde Bonaccini direi che non inciderà sul governo, resta un fenomeno circoscritto e territoriale. Capisco che per il Pd resta un presidio storico l’Emilia, ma non vedo la caduta del governo legata alla sconfitta in Emilia”. Il premier si è mostrato comunque ottimista sull’esito del voto.