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Elezioni Regno Unito: non amo le idee di Boris Johnson, ma la sua vittoria è un bene per tutti

Personalmente, da allievo indipendente di Marx e di Gramsci, non amo Boris Johnson il liberista thatcheriano. Se fossimo nel quadro dello Stato sovrano nazionale pre-1989, lo riterrei anzi un nemico da combattere, contrapponendo al suo sovranismo liberista un sovranismo socialdemocratico.

Eppure, nel quadro dei reali rapporti di forza esistenti, ritengo sia un bene che Johnson abbia vinto. Con lui, ha vinto il partito del Brexit. E che, a sua volta, abbia vinto il partito del Brexit è un bene, dacché è 1. condizione di recupero della sovranità nazionale come base per risocializzare l’economia e 2. splendido esempio per tutti i popoli d’Europa, nonché prova del fatto che la Ue non è irreversibile.

Se, anziché urlare e ridurre tutto a slogan, si pensasse pacatamente, allora apparirebbe chiaro un punto incontrovertibile: ossia che la riconquista della sovranità nazionale è la base necessaria per la ripresa del conflitto di classe biunivoco e per la risocializzazione dell’economia.

Per questo, il Brexit, sia pure attuato da un liberista come Johnson, è un bene. Lo Stato sovrano nazionale può essere democratico e socialista: l’economia globalizzata e senza sovranità nazionali non potrà mai esserlo. Per questo, la lotta di classe in Europa è oggi anzitutto lotta contro l’Unione europea.

Le sinistre fucsia non lo capiscono, o fingono di non capirlo, e si arroccano nell’antifascismo di maniera, per nascondere la propria perdita di identità, nonché la propria connivenza con il sistema dell’apartheid globale detto capitalismo.

La fine della Ue è condizione necessaria, sia pure non sufficiente, per tornare a una possibile politica democratica e socialista, dove cioè lo Stato governi il mercato in nome della comunità e dei suoi obiettivi interessi.

L’idea delle sinistre fucsia di una global democracy senza sovranità nazionali è un puro non sequitur degno della più utopica delle anime belle: come può esservi il socialismo democratico se manca la sua condizione di attuazione, ossia la possibilità per lo Stato di intervenire nell’economia? Il liberismo cosmopolitica mira esattamente a quello: a desovranizzare l’economia, per impedire interventi politici e per garantire la lex neocannibalica del più forte.