Cultura

Lo scaffale dei libri, la nostra rubrica settimanale: diamo i voti, da Fabio Volo a Roberto Calasso e Massimo Carlotto

di Davide Turrini

Il libro di tutti i libri - 2/6

Quando l’erudizione complessa è anche letteratura sfiancante. Basta guardarlo, Il libro di tutti i libri (Adelphi), scritto da Roberto Calasso, per trasalire di scatto. Un chiletto di peso (un chilo e uno, che faccio lascio?) e la pretesa totalizzante di raccontare (e spiegare) nientemeno che le origini del mondo. Siamo al decimo volume sul tema dal 1983 (ed anche qui l’accumulo quantitativo in termini di egotismo conta) e tocca alla Bibbia.

Samuele, Saul, David, Salomone, poi Abramo, greggi di pecore, il Sinai, e sempre questo dio dall’alto (“qualcosa di torbido, convulso e opaco”) che intima e ordina sacrifici irrefutabili, inspiegabili, inappellabili, in un perenne bagno di sangue. Guai a dire che la tematica non è sostanza, che il borborigmo del sacro somiglia più a una predica che a un prodotto letterario, che quando baricchianamente si paragona l’insondabile antico per l’alto novecentesco (“Saul si nascose tra i bagagli, in questo simile ad Harpo Marx”) si appoggia il volume sullo scaffale e si passa oltre. Sperando che Iahvè non ci fulmini. Voto da 0 a 100

Il libro di tutti i libri - 2/6
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