Cultura

Lo scaffale dei libri, la nostra rubrica settimanale: diamo i voti, da Fabio Volo a Roberto Calasso e Massimo Carlotto

di Davide Turrini

Lettere d’amore a Montmartre - 5/6

Dei libri non si butta via niente. In libreria da qualche mese, ha fatto la sua bella scalata nelle vendite, ed è un romanzetto comico-romantico che ha un incipit, e almeno una quarantina di pagine iniziali, da leggiucchiare sempre con piacere. Lettere d’amore a Montmartre (Feltrinelli) è la nona opera seriale di un autore immaginario come Nicolas Barreau, creato a tavolino da un editore tedesco come si è fatto per la nostra Elena Ferrante.

Julien è uno scrittore in crisi, con figlio piccolo, dinnanzi al cimitero del celebre colle parigino dove è sepolta la moglie morta giovane a cui ha promesso di scrivere 33 lettere da recapitare di persona sulla sua lapide in uno scomparto segreto nascosto di lato (“quando avrai scritto la trentatreesima lettera, la tua vita sarà cambiata in meglio”). Per Julien il vuoto lasciato dalla moglie è uno strazio sincero. Le missive cominciano a fioccare, ma cominciano improvvisamente anche a scomparire dal nascondiglio. Shakespeariamente sembrano esistere “più cose tra terra e cielo di quante ne immagini la filosofia”. La buffa detection per capire l’identità del ladro vola verso un finale di speranza. L’operazione Barreau sa di Daniel Pennac senza l’uggia dell’intellettuale engagé a rimorchio, è abile nel costruire una matrice ambientale e sentimentale urbana che vale mezzo racconto, tratteggia personaggi e situazioni con pochi ed efficaci dettagli. Letteratura dal Dna ipercommerciale ma di buon livello stilistico. La traduzione è di Monica Pasetti e la copertina “turistica” propone perfino un contrasto cromatico da bandiera francese. Voto 6 e 1 /2

Lettere d’amore a Montmartre - 5/6
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