Lo scrive il direttore di Libero nel suo editoriale rispondendo al post della sindaca di Roma che ha annunciato la decisione del Gup di Catania di rinviare a giudizio lui e il direttore responsabile Pietro Senaldi per diffamazione relativamente all'articolo pubblicato due anni fa dal titolo 'Patata Bollente'
“Gentile dottoressa Raggi, sindaco di Roma, ho letto il suo comunicato in cui annuncia trionfalmente di aver ottenuto dal Gup di Catania il mio rinvio a giudizio. Si dà però il caso che l’espressione ‘Patata bollente‘ sia di uso comune”. Lo scrive il direttore di Libero Vittorio Feltri nel suo editoriale di oggi dopo che ieri Virginia Raggi aveva annunciato, tramite un post sulla sua pagina Facebook, la decisione del Gup di Catania di rinviarlo a giudizio per diffamazione aggravata, insieme al direttore responsabile di Libero Pietro Senaldi, per il titolo ‘Patata Bollente’ e l’articolo pubblicato due anni fa. Un articolo che Feltri nell’editoriale, titolato ‘Non abbiamo offeso il sindaco di Roma’, ha definito “assolutamente rispettoso della verità”. E puntualizza: “Capisco la sua gioia nel costringere due giornalisti a rispondere del loro lavoro in Tribunale, persone non grilline e neppure smaccatamente di sinistra, quindi antipatiche e degne di fucilazione. Si dà però il caso che l’espressione ‘patata bollente’ sia di uso comune, tanto è vero che una femminista incallita quale Lilli Gruber dovette annunciare la proiezione su La7 di un film intitolato appunto ‘Patata bollente’.
Si legge ancora: “Quanto al mio articolo rigorosamente narrativo mi sono limitato a sottolineare la stravaganza di un fatto: lei andava a parlare con un suo collaboratore, cui aveva aumentato lo stipendio, sul tetto dell’edificio comunale. E io segnalai la stranezza della cosa affermando che a me non era mai capitato di conversare con una mia giornalista sotto le tegole. Una semplice osservazione confermata dalle cronache. Niente di male”. E conclude: “Scrissi che le sue supposte ed eventuali debolezze (chi non ne ha) meritassero le stesse valutazioni riservate a Berlusconi. Frase dubitativa, non assertiva. Quindi non comprendo perché lei ce l’abbia con me visto che in varie circostanze l’ho difesa da attacchi politici e personali. Io credo che certe controversie non vadano affidate alla magistratura che usa il coltello anziché il bilancino del farmacista. Se lei ed io ci fossimo parlati non saremmo arrivati a questo punto morto. Mi creda, con stima“. Il direttore di Libero dovrà presentarsi il 15 settembre del 2020, davanti la terza sezione penale del Tribunale monocratico di Catania, città in cui è stata stampata per prima la copia del quotidiano.