Lavoro & Precari

Safilo, sciopero dei lavoratori dopo l’annuncio di 700 esuberi e la chiusura dello stabilimento di Martignacco: “Non ci siano licenziamenti”

La maggior parte dei dipendenti dell'azienda - circa l’80% - sono donna, la maggior parte tra i 40 e i 50 anni. I sindacati: "Inaccettabile chiudere il sito in provincia di Udine: vanta livelli altissimi di efficienza e macchinari all’avanguardia". Chiesti ammortizzatori sociali e un tavolo urgente al ministero dello Sviluppo Economico

Braccia incrociate per i dipendenti della Safilo, dopo l’annuncio di 700 esuberi e la chiusura del sito di Martignacco, in provincia di Udine, dove lavorano 250 persone. Safilo, che ha sede a Padova e altri due stabilimenti a Longarone (Belluno) e Santa Maria di Sala (Venezia), ha annunciato un piano di riorganizzazione industriale che ha portato i lavoratori di tutti gli impianti a scioperare.

A Longarone, nel cuore del distretto dell’occhialeria bellunese, dove la contrazione annunciata di personale è di 400 addetti, i lavoratori sono scesi in strada e hanno sfilato in corteo lungo la statale Alemagna, con il supporto di diversi dipendenti di altre aziende del distretto. A Martignacco – che dovrebbe chiudere il 7 gennaio 2020 – tutti i 250 dipendenti hanno incrociato le braccia e si sono fermati in presidio, con parziale blocco del traffico, davanti al piazzale dell’azienda.

La maggior parte dei dipendenti dell’azienda – circa l’80% – sono donna, la maggior parte tra i 40 e i 50 anni. E ora temono di non trovare una nuova occupazione. “No agli esuberi e contratti di solidarietà con contestuale riduzione dell’orario distribuita nell’ambito di tutto il gruppo”, è la richiesta dei rappresentanti sindacali della provincia di Udine di Filctem-Cgil, Femca Cisl e Uiltec, in risposta all’annuncio del piano dell’ad Angelo Trocchia.

Per i sindacati è inaccettabile “la rinuncia a un sito che vanta livelli altissimi di efficienza e macchinari all’avanguardia, segnando la scomparsa del Friuli dalla mappa del gruppo Safilo, dieci anni dopo la chiusura dello stabilimento di Precenicco”. I lavoratori, insieme alla Regione Veneto e al Friuli Venezia Giulia, hanno chiesto almeno di garantire ammortizzatori sociali, oltre a un tavolo urgente davanti al ministero per lo Sviluppo Economico.

“Questo è un fronte drammatico che vede coinvolte 250 famiglie per le quali stiamo lavorando in maniera intensa”, ha detto l’assessore regionale alle Attività produttive della Regione Friuli Venezia Giulia, Sergio Emidio Bini, ricordando che la Regione ha chiesto al ministro Patuanelli un incontro al Mise “per la prossima settimana per comprendere quali azioni possiamo mettere in atto assieme affinché queste famiglie possano guardare ai prossimi mesi con maggior serenità”. “Parleremo anche con il Veneto – ha aggiunto – perché è necessario fare un ragionamento congiunto a tutela dei lavoratori”.