Capelli ricci, sguardo vispo e un ottimo accento russo. In due parole questa è Alice Edun, la tipica ragazza russa: pelle color cappuccino, occhi color nocciola e un sorriso dolce. Oddio forse non proprio del tutto russa, perché in vero Alice è russo-nigeriana.
In realtà la storia di Alice è piuttosto complessa e include, in ordine sparso, cinque tra fratelli e sorelle, un’adolescenza tra Mosca, Lagos, Milano (insomma una pantofolaia) e un percorso di vita che, con i genitori che divorziano presto, ti fa crescere in fretta tra viaggi e studi in quattro lingue diverse e relativi istituti.
Per semplificare partiamo da quando Alice ha 19 anni e si trova in Italia. Si diploma e comincia a studiare grafica pubblicitaria. Però la ragazza è una testa creativa e ha una bella voce, quindi decide di cantare. Prima lo fa sotto la doccia, poi si attacca a Internet (siamo ai tempi dell’epoca degli mp3 e dei modem 56k) e Alice manda in giro demo della sua voce a Dj, gruppi che cercano vocalist, Mediaset e Rai.
Un po’ come le belle storie alla Flashdance, Alice comincia a lavorare come vocalist per differenti progetti musicali. Dal 2000 al 2009 gira tra Europa e America. Nel frattempo decide di metter su famiglia. Un percorso importante per ogni donna quello di scegliere di avere un partner e, qualche anno dopo arriva il primo figlio. Musica, viaggi, figlio, marito, la vita si fa molto frenetica. Nel 2009 Alice decide di darci un taglio. La musica è divertente ma, senso pratico prima di tutto, capisce che non diventerà mai la nuova JLo o Beyoncè. Il che, intendiamoci, non è una tragedia. Però se sei madre e moglie si urge anche una riflessione pratica. Quindi Alice lascia la musica e per un anno, mentre si dedica alla famiglia, comincia a meditare il suo nuovo futuro.
Alice ha un problema: è nigeriana e i capelli nigeriani e l’acqua italiana non hanno un grande rapporto. A quanto pare l’acqua italiana è troppo ricca di calcare e rischia di rovinare i capelli degli africani. Alice ci pensa su e decide di comprare creme, balsami e shampoo in America. I prodotti per la cosmesi degli afro-americani sono molto sviluppati in Usa. I suoi amici le suggeriscono di venderli anche in Italia, dopo tutto di migranti legali in Italia, provenienti dall’Africa, ce ne sono tanti. Comincia a esplorare come funziona l’e-commerce. Sa fare la grafica e si mette su il suo bel sito. Nulla di sconvolgente ma la cosa comincia a tirare. Siamo nel 2012. Tuttavia i prodotti americani non sono perfetti per il mercato italiano e Alice vuole fare qualcosa di preciso, compliant con le sempre mutevoli leggi europee e italiane, in fatto di cosmesi.
“Ho cominciato a cercare dei laboratori italiani che potessero farmi le mie ricette, però sai, io ero nessuno, e poi non ero una chimica”. Così Alice torna in rete e si fa una cultura sulla chimica. Una self-made-woman come le migliori storie di imprenditoria da Stay Hungry Stay Foolish in poi. Studia a destra e sinistra e quando torna a parlare con i successivi laboratori lei e i chimici sono in sintonia. Poi si parte con il packaging e li altra piccola tragedia. “Mi chiama il magazzino del laboratorio, mi dicono che hanno solo il barattolo rosa, niente barattoli bianchi che sono più seri. Io panico. Poi con il grafico ci lanciamo e decidiamo che il rosa può funzionare. È stato un successo”.
Alice mi spiega che un barattolo rosa shocking, su un’intera bacheca con semplici neutri barattoli bianco perla, salta subito all’occhio. Con il copy arriva anche il brand: Ciao Bellissima. Il nome le viene ispirato da un prodotto che vede a Londra chiamato “Hello Beautyful”. Certo dire a un’italiana “Ciao Bella” non è il massimo, quindi emerge una cosa più divertente con Ciao Bellissima. Un po’ per dare maggior importanza a una donna per valorizzare se stessa, mi spiega Alice. La giovane russa cresce e da uno spazio di 20 mq si passa a 40 e ora si sta spostando in uno di 100mq. Sbarca in Amazon, una rete di agenti commerciali, e di recente arriva anche Qvc. Due persone con lei, una social media manager egiziana, influencer africane e latine che crescono con lei (e che sono tutte ricce). 70% delle sue clienti italiane che decidono essere ricce, il resto latine, africane e arabe. Oggi Alice, con un secondo figlio, un’azienda che cresce anno su anno può concedersi il lusso di tirare il fiato.
Dal canto alla cosmesi non è un passo facile, ma Alice è l’ennesima dimostrazione che una donna con i giusti attributi può andare ovunque.
@enricoverga