“Se avessi voluto arricchirmi andavo al Misto (le indennità sono più alte) e mi godevo il massimo profitto possibile. Invece tra Lega e Movimento Cinque Stelle come prelievo siamo lì”. Così l’ex senatore M5s, passato alla Lega, Ugo Grassi ha risposto a un post su Facebook nel quale si faceva ironia sui transfughi pentastellati – oltre a Grassi anche Stefano Lucidi e Francesco Urraro – ipotizzando che “si accollano pure dei 49 milioni di debiti della Lega” verso i cittadini.

E invece, nella sua risposta, il senatore in sostanza conferma: “Il passaggio alla Lega frutta solo il risparmio dei 300 euro della piattaforma Rousseau. Per il resto la Lega chiede il versamento di 3000 euro mensili di contributo”, scrive Grassi. Che quindi spiega: “Quella cifra serve anche a restituire i 49 milioni. Oltre che a sostenere le strutture locali”. Quindi un post scriptum: “L’accordo sulla restituzione è stato raggiunto con modalità tali da non rendere impossibile lo svolgimento della attività politica. Ci vorrà tempo ma la situazione è questa. Tanto che la procura ha accettato”.

Un’ammissione che ha provocato la reazione di diversi esponenti del M5s, tra cui Danilo Toninelli e Francesco Silvestri. L’ex ministro e neo-facilitatore pentastellato fa notare che Grassi “afferma candidamente” cosa preveda “l’accordo stretto” con il Carroccio: “La campagna acquisti serve a questo? Bella roba”, scrive su Twitter. Per il portavoce alla Camera, invece, se Grassi “avesse un minimo di dignità dovrebbe dimettersi” anche perché “ammette di pagare una retta mensile di ben 3000 euro per contribuire a far recuperare alla Lega i 49 milioni” della truffa sui rimborsi elettorali.

“A questo punto – conclude l’esponente pentastellato – visti i dettagli accurati e minuziosi forniti dallo stesso Grassi, si potrebbe presumere che l’accordo per il passaggio alla Lega fosse stato messo a punto da tempo. Insomma parliamo di un vero e proprio mercato delle vacche che nulla ha a che fare con la politica e il benessere dei cittadini”. Nelle scorse ore Dario De Falco, ex capo segreteria al Mise di Luigi Di Maio e ora nello staff del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, aveva invece rivelato quanto Grassi gli avrebbe riferito negli scorsi mesi: “L’ho incontrato a luglio dello scorso anno perché era critico sulle restituzioni di parte dello stipendio, così come previsto per gli eletti del M5S, era agitatissimo e in quella circostanza piangendo mi disse che ‘così non si riusciva a campare’“.

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