La storia di Gea Turco è fatta di ritorni: ritorno alla tradizione, ritorno in Sicilia, ritorno alla terra dei padri. "Portiamo avanti la responsabilità che ci è stata lasciata e i nostri figli, se lo vorranno, avranno un luogo dove ritrovarsi e riconoscersi, dove sentire odore di casa e di cose familiari"
Nella mitologia greca, Gea è la dea della terra e della natura, madre di tutte le cose. Che fortunata coincidenza portare il suo nome per chi è a capo di un’azienda agricola: Gea Turco, presidentessa di Donne In Campo Sicilia insieme alle sorelle coltiva cereali antichi nelle campagne intorno a Enna. “La terra è bassa, si dice. È dura lavorare in campagna, eppure il suo potere attrattivo è innegabile perché apre tante possibilità economiche diverse – spiega -. Perciò non mi stupisce che molti giovani investano in questo settore: con competenza e creatività si possono avviare start up di successo”.
La sua è una storia di ritorni: ritorno alla tradizione, ritorno in Sicilia, ritorno alla terra dei padri. A 19 anni varca lo stretto e va a studiare a Ravenna. “Ho trovato l’Emilia Romagna accogliente e culturalmente stimolante, pensavo che non me ne sarei più andata”. Ma dopo sette anni lontana dalla Sicilia sente la nostalgia della sua terra, e il desiderio di tornare a casa. “Non mi identificavo più in altri luoghi. Riuscivo ad immaginare il futuro solo vicino alle mie radici“. La scomparsa prematura del padre la richiama improvvisamente a casa: c’è un’eredità da portare avanti, una terra da coltivare. “Sono così ritornata sulle orme dei padri e delle madri. Però è stata dura: a Ravenna prendevi un treno e arrivavi ovunque. A Enna sei al centro della Sicilia, ma fai fatica a sentirti ad un’ora da ciò che desideri fare”.
Adesso le quattro sorelle Turco – Silvia, Tiziana, Anna e Gea – lavorano insieme alla madre Delizia nelle terre di famiglia: 250 ettari sulle colline di Enna, dove si allevano animali e si coltivano ulivi, zafferano e cereali. I grani antichi sono il fiore all’occhiello dell’azienda: sono quelle varietà che venivano coltivate prima che si iniziasse a selezionare il frumento più produttivo e resistente per fini industriali. Sono stati recentemente riscoperti anche per le loro proprietà: spesso sono più digeribili e leggeri delle varietà commerciali. Nei campi delle sorelle Turco cresce il Tumminia, il Russello, il Perciasacchi, il Trentino e da un anno anche grano tenero Evolutivo. “Sono varietà antiche recuperate e custodite all’interno della Stazione sperimentale di granicoltura di Caltagirone, che altrimenti sarebbero scomparse nel tempo. Grazie all’impegno di alcuni agricoltori, dell’università e degli enti di ricerca oggi questo patrimonio è rientrato nuovamente sul mercato e sulle tavole dei consumatori”.
Hanno un mercato di nicchia, è vero, ma un ruolo importante per la biodiversità siciliana, tanto che le sorelle Turco si definiscono biocustodi: “Sentiamo di contribuire a mantenere viva la biodiversità siciliana, custodendo una memoria genetica diffusa sul territorio e in continua evoluzione”. Ogni scelta è dettata dal rispetto per l’ambiente e dall’esigenza di fare economia con le risorse locali: “Produciamo principalmente con contratti di filiera e abbiamo aderito ad un neonato consorzio di produttori. Il nostro modello aziendale è stato riprogettato in chiave più sostenibile: per esempio abbiamo abolito l’uso dell’aratro nelle lavorazioni del terreno”.
Per la seconda volta consecutiva Gea è stata eletta presidente regionale di Donne In Campo Sicilia, associazione di imprenditrici agricole e lavoratrici: “Stando a contatto con tante realtà differenti impari molto, e si crea una rete di supporto e condivisione“. Uno degli obiettivi che le imprenditrici portano avanti con convinzione, spiega, è la diversificazione delle colture, indispensabile per la salvaguardia della biodiversità. Gea racconta con orgoglio di tutte le difficoltà superate e della sua bambina di otto mesi: “Conciliare maternità e lavoro non è sempre facile, ma la soddisfazione più grande è sapere che il sogno dei nostri avi non si è interrotto. Portiamo avanti la responsabilità che ci è stata lasciata e i nostri figli, se lo vorranno, avranno un luogo dove ritrovarsi e riconoscersi, dove sentire odore di casa e di cose familiari“.