Il centrodestra è in subbuglio sulla scelta del candidato per le prossime Regionali in Calabria. Una distanza, quella tra Forza Italia e Lega, che sta mettendo a dura prova l’unità della coalizione e che crea problemi anche all’interno del partito di Silvio Berlusconi. Il veto posto dalla Lega ai fratelli Occhiuto e le resistenze interne al partito azzurro su altre soluzioni stanno acuendo il caos, tanto che nelle ultime ore si torna a parlare con insistenza di scissioni e nuove ricomposizioni. E in questa situazione si inserisce la scelta di Mara Carfagna di dar vita a una sua fondazione: nessun prologo alla nascita di un nuovo partito, assicurano persone vicine all’ex ministro, ma alla fondazione aderiranno non solo esponenti di Forza Italia, bensì anche personaggi provenienti da altri partiti del centrodestra e, più in generale, della vasta aerea dei moderati.
Il termine ultimo per la presentazione di un candidato è il 28 dicembre, data entro la quale le formazioni del centrodestra devono individuare una figura comune. Altrimenti, il rischio è che ognuno presenti il proprio candidato: quello ufficiale del centrodestra, con Jole Santelli che sembra in vantaggio sugli altri, e Mario Occhiuto, attuale sindaco di Cosenza e fino a poco tempo fa il nome sui cui puntava Berlusconi.
A scuotere Forza Italia è però la scelta di Carfagna di dar vita alla nuova fondazione, osteggiata dall’ala destra del partito, più vicina alle posizioni salviniane, che vede la mossa come un “tradimento”. Chi invece non osteggia la scelta dell’ex ministra è Berlusconi: Gianni Letta gli ha spiegato l’obiettivo, fanno sapere fonti vicine alla Carfagna, e il fondatore di Forza Italia sembra essere interessato. Non è un caso che la vicepresidente della Camera abbia manifestato a qualche collega il sogno di volere l’ex premier come presidente onorario, anche se il timore è che uomini a lui vicini ostacolino i piani di Carfagna.
L’idea dell’ex coordinatrice non avrebbe niente a che vedere, comunque, con l’idea di fondare un nuovo partito, come invece vorrebbe Paolo Romani che esplicitamente coltiva l’idea di una “Forza Italia 2.0”, in cui la vicepresidente della Camera potrebbe avere un ruolo centrale. Quello che è certo è che i movimenti dentro Fi allarmano il quartier generale di Arcore. A lanciare un ultimatum ci pensa la capogruppo alla Camera, Anna Maria Bernini: “Siamo con il centrodestra, con Berlusconi alleato a Salvini. Se qualcuno pensa che ci sia una strada diversa da percorrere, crede che il nostro orizzonte non sia più questo ma inseguire le sirene renziane, dico che non abbiamo più tempo per tergiversare. Di qui ai prossimi mesi si decide il destino dell’Italia. O dentro o fuori. Basta polemiche e mal di pancia”. Una presa di posizione a cui la vice presidente della Camera replica netta: “Un aut aut che non si riferiva a me. Fi ha dato vita a decine di associazioni e fondazioni, non credo che costituiscano un problema, semmai sono una risorsa”.
L’incontro che si dovrebbe tenere domenica ad Arcore, tra Berlusconi e i massimi dirigenti del partito, potrebbe essere l’occasione per sciogliere i nodi interni ed evitare nuove frizioni. La linea resta quella ribadita dal fondatore: un partito alleato ma indipendente dalla Lega e lontano da Italia Viva di Matteo Renzi.