Le udienze tolgono troppo tempo perché “possono prolungarsi per tutta la giornata” e comunque i procedimenti finiscono in prescrizione. Per questo il Comune guidato da Forza Italia ha stabilito che non si costituirà più parte civile nei processi per abusivismo edilizio “semplice”. E lo ha fatto con una delibera di giunta, un atto di indirizzo politico. Accade a Fondi, cittadina del basso Lazio, terra storicamente piagata dalla cementificazione selvaggia.

Fondi, provincia di Latina, 60 km dal capoluogo, 40 dal confine con la Campania. Il 19 novembre la giunta guidata dal sindaco Salvatore De Meo, quel giorno assente alla riunione, ha approvato su proposta dell’ufficio legale la deliberazione n.391 in cui si stabilisce che l’amministrazione si costituirà parte civile “esclusivamente nei reati edilizi in area vincolata (…) in quanto sensibilmente più gravi” e in quelli che in cui l’abuso è stato realizzato senza o in difformità dell’autorizzazione paesaggistica. In tutti gli altri casi si lascerà correre e non verranno chiesti i danni a chi avrà deturpato il suo territorio. Ma c’è un’ulteriore restrizione: la costituzione avverrà solo “solo nei procedimenti che non siano prossimi alla prescrizione”, condizione che secondo l’avvocato del Comune si verifica quando “tra la condotta criminosa accertata e la prima udienza indicata nel decreto di citazione diretta a giudizio siano trascorsi meno di tre anni“.

Il documento ha convinto a tal punto la giunta da essere approvato con il voto unanime del vicesindaco e dei sei assessori. Tre le motivazioni. Da un lato “la costituzione di parte civile in detti procedimenti richiede un particolare dispendio di tempo, stante lo svolgimento delle udienze penali che possono prolungarsi per tutta la giornata“. In secondo luogo “la maggior parte delle volte tali reati si estinguono per prescrizione già in primo grado“. Inoltre la giunta rileva “la difficoltà nel provare il danno subito dall’Ente territoriale”.

Il provvedimento solleva diversi quesiti. La prima questione è di metodo. “Quale parte offesa nei procedimenti penali aventi ad oggetto reati edilizi”, si legge nel testo, il Comune “ha facoltà di costituirsi parte civile”. Quindi, è la stessa amministrazione a rimarcarlo, può decidere caso per caso se chiedere i danni o non farlo. Per quale motivo, allora, si è deciso che fosse necessario sancire il principio attraverso un atto di indirizzo politico?

Altre perplessità sono inerenti al merito. Potrebbe verificarsi, infatti, il caso che in un’area non vincolata il proprietario di un terreno compia un grosso abuso causando un danno rilevante al territorio anche se quell’area non è sottoposta a vincolo. Ora, con l’approvazione di questa delibera, il Comune non potrà più chiedere i danni al suo autore. E ancora: può accadere che la prima udienza venga fissata entro un anno dall’accertamento della condotta criminosa, ma poi il processo si prolunghi fino a finire in prescrizione. Oppure, al contrario, che la prima udienza si tenga 3 anni e 2 mesi dopo l’accertamento del reato e poi la sentenza arrivi prima che scatti la prescrizione.

“Io in quella riunione non c’ero – premette il sindaco Salvatore De Meo – Noi avevamo dato disposizione alla nostra avvocatura di costituirsi in tutti i casi. Invece a fronte di una mole di lavoro che l’avrebbe oberata, quest’ultima ci ha risposto dandoci questa ipotesi che vede escludere alcuni casi. Perché, ci è stato spiegato dall’avvocato, che solo in alcuni casi è stato riscontrato il riconoscimento del danno effettivo causato dall’abuso edilizio. Quindi si rischia di fare un lavoro che non porta alcun risultato”.

Riassumendo: il sindaco dà ordine all’avvocatura di chiedere sempre i danni a chi costruisce in violazione delle norme di legge, quest’ultima risponde che non vale la pena farlo e allora la giunta approva una delibera che contiene disposizioni contrarie all’indicazione iniziale. Senza mettere in conto il messaggio che arriva all’esterno, ai cittadini: un arretramento delle istituzioni di fronte al fenomeno dell’abusivismo edilizio in una terra cementificata in lungo e in largo in barba alla legge come la provincia di Latina, e in particolare il sud-pontino. E in una città come Fondi, dove l’anno prossimo si vota.

“Mi spiace che la cosa venga letta in questi termini”, riprende il sindaco che non sarà della partita perché in scadenza di secondo mandato ed eletto a Strasburgo in virtù delle 22.800 preferenze raccolte alle europee di maggio, ma in attesa che la Brexit liberi i seggi degli eurodeputati britannici tra cui il suo. “Il nostro scopo era un altro, quello di ottimizzare le risorse del comune. Ma se dovesse essere necessario, siamo pronti a correggere il tiro. Gli atti si fanno – conclude De Meo – e si possono anche rivedere”.

Twitter: @marco_pasciuti

m.pasciuti@ilfattoquotidiano.it

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