La Cina ha invitato il calciatore Mesut Özil a recarsi di persona nello Xinjiang, la regione cinese a maggioranza uigura, dopo le dure critiche da lui espresse su Twitter contro Pechino per la persecuzione della popolazione. Il centrocampista tedesco di origine turca, in forza attualmente all’Arsenal, si era schierato contro la persecuzione degli uiguri, minoranza etnica di religione musulmana e di ceppo etnico turco, per la quale il governo di Pechino continua a ricevere numerose critiche da parte delle organizzazioni internazionali in favore dei diritti umani. Domenica, in tutta risposta, l’emittente statale CCTV ha ritirato la trasmissione dal vivo della partita della Premier League tra l’Arsenal e il Manchester City.
La Cina ritiene che Özil sia stato “ingannato dalle notizie false” in merito alle dichiarazioni da lui espresse sulle reti sociali. Il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang ha affermato che il suo “giudizio era stato influenzato da notizie false” e che sarebbe “soddisfatto nel vederlo recarsi nello Xinjiang per darvi un’occhiata” di persona. “Fintantoché ha buon senso, può fare una chiara distinzione tra giusto e sbagliato, vedrà uno Xinjiang diverso“, ha detto Geng. “Lo Xinjiang gode di stabilità politica, sviluppo economico, unità nazionale, armonia sociale e… persone che vivono e lavorano in pace e appagate”, ha aggiunto.
La situazione nello Xinjiang è oggetto da anni delle proteste di numerose organizzazioni internazionali. Nel suo ultimo focus sulla situazione della minoranza musulmana, Amnesty International parla di “un piano di sistematica persecuzione etnica e religiosa. Quelli in cui sono internate centinaia di migliaia di persone – uiguri, kazaki e appartenenti ad altre minoranze per lo più musulmane del Xinjiang – non sono ‘centri per la formazione professionale’, come pretende la narrativa ufficiale cinese, ma veri e propri campi d’internamento allestiti per l’indottrinamento politico, il lavaggio del cervello e l’assimilazione culturale forzata. Come già denunciato da Amnesty International in un rapporto del 2018, il sistema è entrato a pieno regime nel marzo 2017, quando nel Xinjiang è stato adottato il ‘Regolamento sulla de-radicalizzazione’. In nome della sicurezza nazionale e del contrasto al terrorismo, sono state giudicate ‘estremiste’ e internate persone la cui barba era ‘abnormemente lunga’, si coprivano il capo col velo, digiunavano, pregavano regolarmente, non bevevano alcoolici o possedevano libri sull’Islam o sulla cultura uigura”.
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La Cina invita Özil ad andare di persona nello Xinjiang dopo il tweet del calciatore contro la persecuzione degli uiguri
Il calciatore tedesco di origine turca si era pronunciato contro il trattamento riservato alla minoranza etnica musulmana da parte del governo di Pechino. Il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang ha affermato che sarebbe soddisfatto nel vederlo recarsi nella regione
La Cina ha invitato il calciatore Mesut Özil a recarsi di persona nello Xinjiang, la regione cinese a maggioranza uigura, dopo le dure critiche da lui espresse su Twitter contro Pechino per la persecuzione della popolazione. Il centrocampista tedesco di origine turca, in forza attualmente all’Arsenal, si era schierato contro la persecuzione degli uiguri, minoranza etnica di religione musulmana e di ceppo etnico turco, per la quale il governo di Pechino continua a ricevere numerose critiche da parte delle organizzazioni internazionali in favore dei diritti umani. Domenica, in tutta risposta, l’emittente statale CCTV ha ritirato la trasmissione dal vivo della partita della Premier League tra l’Arsenal e il Manchester City.
La Cina ritiene che Özil sia stato “ingannato dalle notizie false” in merito alle dichiarazioni da lui espresse sulle reti sociali. Il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang ha affermato che il suo “giudizio era stato influenzato da notizie false” e che sarebbe “soddisfatto nel vederlo recarsi nello Xinjiang per darvi un’occhiata” di persona. “Fintantoché ha buon senso, può fare una chiara distinzione tra giusto e sbagliato, vedrà uno Xinjiang diverso“, ha detto Geng. “Lo Xinjiang gode di stabilità politica, sviluppo economico, unità nazionale, armonia sociale e… persone che vivono e lavorano in pace e appagate”, ha aggiunto.
La situazione nello Xinjiang è oggetto da anni delle proteste di numerose organizzazioni internazionali. Nel suo ultimo focus sulla situazione della minoranza musulmana, Amnesty International parla di “un piano di sistematica persecuzione etnica e religiosa. Quelli in cui sono internate centinaia di migliaia di persone – uiguri, kazaki e appartenenti ad altre minoranze per lo più musulmane del Xinjiang – non sono ‘centri per la formazione professionale’, come pretende la narrativa ufficiale cinese, ma veri e propri campi d’internamento allestiti per l’indottrinamento politico, il lavaggio del cervello e l’assimilazione culturale forzata. Come già denunciato da Amnesty International in un rapporto del 2018, il sistema è entrato a pieno regime nel marzo 2017, quando nel Xinjiang è stato adottato il ‘Regolamento sulla de-radicalizzazione’. In nome della sicurezza nazionale e del contrasto al terrorismo, sono state giudicate ‘estremiste’ e internate persone la cui barba era ‘abnormemente lunga’, si coprivano il capo col velo, digiunavano, pregavano regolarmente, non bevevano alcoolici o possedevano libri sull’Islam o sulla cultura uigura”.
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Roma, 19 mar (Adnkronos) - "Giorgia Meloni è fuggita di nuovo, non la vedevamo dal dicembre scorso e le volte che si è palesata in aula si contano sulle dita di una mano. Si è chiusa per mesi nel silenzio imbarazzato di chi non sa cosa dire o non vuole dire cosa pensa". Lo ha detto Elly Schlein alla Camera.
Roma, 19 mar (Adnkronos) - La Lega "ha sostanzialmente commissariato la presidente Meloni dicendo che non ha mandato per esprimersi al Consiglio Ue". Lo ha detto Elly Schlein alla Camera.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Nessun impegno, nessun nuovo modello e nessuna certezza su occupazione e investimenti. Oltre i modi garbati di Joh Elkann non c’è nulla di nuovo". Lo affermano Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra.
"Abbiamo chiesto - proseguono i due leader di Avs - a John Elkann di fare davvero il Presidente e il Ceo dell’azienda che dirige. Solo lui potrebbe e dovrebbe dare garanzie concrete su investimenti e occupazione in Italia. Dal 2014 ad oggi il settore ha perso 15mila lavoratori, con un danno sociale ed economico enorme per il paese. Vogliamo riportare le produzioni delocalizzate in Italia, come quella della grande Panda in Serbia, interrompendo il trasferimento degli stabilimenti all’estero. È inaccettabile che Stellantis continui a produrre modelli di grande diffusione lontano dal nostro Paese utilizzando l’immagine made in Italy solo per gli spot".
"Chiediamo un progetto industriale chiaro, che preveda investimenti definiti, nuovi modelli da realizzare in Italia e precise garanzie sul fronte produttivo e occupazionale. Tocca costatare che anche oggi non è arrivata nessuna risposta sulla Gigafactory di Termoli, sul reshoring delle produzioni trasferite all’estero, così come la fine della spinta alle delocalizzazioni, che impoveriscono il nostro tessuto industriale. L’audizione di oggi evidenzia anche - concludono Bonelli e Fratoianni - l’inadeguatezza del governo Meloni, più impegnato a fare la guerra alla transizione ecologica che a investire seriamente nelle infrastrutture necessarie, come le stazioni di ricarica e le Gigafactory. La destra non capisce che, se l’Europa non procederà con determinazione verso l’elettrico, sarà schiacciata dai colossi globali come l’americana Tesla e la cinese Byd. Serve una politica industriale lungimirante, non la difesa di modelli ormai superati".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Oplà! L’ennesima giravolta di Giorgia l’Influencer è servita". Lo scrive Matteo Renzi sui social postando una dichiarazione del 2016 della premier Giorgia Meloni. "Sull'Europa avevano le idee più chiare nel 1941 i firmatari del Manifesto di Ventotene, detenuti in carcere", disse Meloni parlando di Renzi, Hollande e Merkel.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Criticare un Manifesto è legittimo. Non rispettare la storia di ha dato la propria vita è un errore, ma questo non è accaduto". Lo ha detto in aula Maurizio Lupi di Noi Moderati nelle dichiarazioni di voto dopo le comunicazioni delle premier Giorgia Meloni. "Rispettare la storia non vuol dire non avere la libertà o la legittimità di criticare contenuti e idee diverse dalla propria storia, questo è il sale delle forza della democrazia".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - “La presidente del Consiglio che rinnega i valori della Costituzione sulla quale pure ha giurato: come si può? Come si possono insultare i padri non solo dell’Europa ma anche della nostra patria? Non è solo un’anti europeista che getta la maschera, e su questo avevamo pochi dubbi visto che la sua idea di Europa è più quella di Orban che la nostra ,il fatto più grave è che Meloni, con il suo discorso sul manifesto di Ventotene, insulta la storia e la memoria del nostro Paese". Così in una nota l’eurodeputata del Pd, Irene Tinagli.
"Mi voglio augurare che i vertici delle istituzioni, i presidenti di Camera e Senato in primis, vogliamo intervenire a tutela della democrazia, duramente contestata da chi dovrebbe governare l’Italia ed invece la oltraggia. La verità è fin troppo banale: all'Europa libera e unita, la Meloni preferisce l’autoritarismo di Orban e la sudditanza a Trump”.
Roma, 19 mar (Adnkronos) - "Abbiamo assistito all'ennesimo show della influencer Meloni, dopo un intervento scialbo, il grande colpo finale, l'attacco al Manifesto di Ventotene, preparato da giorni con giornalisti amici e le Tv, che serve per stare sui giornali per il Manifesto di Ventotene anzichè per le divisioni della maggioranza o la mancanza di una linea chiara di questo governo". Lo ha detto Maria Elena Boschi in aula alla Camera.
"Penso che abbia mandato di traverso il pranzo al presidente Mattarella, che ha anche ricordato che il Manifesto di Ventotene è un punto di riferimento nella costruzione europea", ha aggiunto la capogruppo di Iv a Montecitorio, che tra le altre cose ha sottolineato: "La Lega ha linea chiara, e l'ha detto: lei no ha mandato per andare al Consiglio Ue".