La Procura del capoluogo lombardo ha chiesto il rinvio a giudizio per 28 estremisti di destra. I militanti sono accusati di apologia di fascismo per la chiamata del "presente" e il gesto del braccio teso. Fra gli indagati Gianluca Iannone, leader di Cpi, altri membri Forza Nuova e Lealtà e Azione, ma anche l’editore di Altaforte, Francesco Polacchi
La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per 29 persone: una per manifestazione non autorizzata e gli altri 28 per apologia di fascismo. Lo scorso 29 aprile in via Paladini, nel capoluogo lombardo, gli estremisti di destra hanno fatto il saluto romano e la chiamata del “presente” al corteo in ricordo di Sergio Ramelli. Tra di loro ci sono appartenenti a Casapound, Forza Nuova e Lealtà e Azione. Ramelli, in onore del quale era stata organizzata la manifestazione, era un giovane militante neofascista, morto dopo un agguato il 29 aprile 1975. L’inchiesta è coordinata dal pm di Milano Enrico Pavone e dal capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili.
Tra i 28 indagati per apologia di fascismo c’è il presidente di Casapound Italia Gianluca Iannone, Luca Cassani di Lealtà e Azione, Alfredo Durantini di Forza Nuova. Ma anche l’editore di Altaforte ed esponente di Casapound Francesco Polacchi: il leader della Lega Matteo Salvini scelse la sua casa editrice per il suo libro “Io sono Matteo Salvini, intervista allo specchio“, scritto dalla giornalista Chiara Giannini, al centro della polemica a maggio scorso per la sua esclusione in extremis dal Salone del Libro di Torino.
Roberta Capotosti, rappresentante di Casapound Italia, è invece accusata – in concorso con Alfredo Durantini e Luca Cassani, esponenti rispettivamente di Forza Nuova e Lealtà e Azione – di avere violato le prescrizioni in materia di pubblica sicurezza. Secondo chi indaga, ha fatto in modo che il corteo, che doveva svolgersi in modo statico, si muovesse “lungo il percorso non autorizzato fino a via Paladini 15”, dove si trova il murale in ricordo del militante neofascista.
Come si legge nel capo di imputazione a carico dei 28 indagati, sono accusati di avere violato la legge Scelba per aver compiuto “manifestazioni usuali del disciolto partito fascista, quali la chiamata del presente effettuata da Luca Cassani per ben tre volte, cui tutti i presenti rispondevano gridando ‘presente‘ e, tenendo il braccio destro ed il palmo della mano destra rivolti verso l’alto, contestualmente effettuando il saluto romano”.
In questi mesi la Digos di Milano – che ha condotto l’indagine coordinata dalla Procura – ha effettuato le identificazioni di 28 persone tra gli oltre mille neofascisti che si erano riuniti davanti al murale commemorativo del giovane morto 44 anni fa dopo un’aggressione a pochi metri da casa sua da parte di militanti di Avanguardia Operaia. Il 29 aprile c’erano stati anche tafferugli e cariche di alleggerimento durante il corteo degli estremisti di destra che, partito da piazzale Susa nonostante i divieti del prefetto, aveva lasciato il presidio e aveva tentato di forzare lo schieramento delle forze dell’ordine per avvicinarsi a un corteo antifascista.