L’ex Circumvesuviana, la Roma Nord-Viterbo e la Roma-Ostia Lido restano le linee ferroviarie peggiori d’Italia. Non solo lo sono da dieci anni, ma continuano anche a peggiorare. In generale, un dato positivo c’è. Si riduce l’età dei treni in circolazione, ma anche quella dei convogli rispetto al numero dei pendolari, che continua a salire. Questa la foto scattata nel rapporto Pendolaria 2019 da Legambiente, che sottolinea come, nella legge di Bilancio in corso di approvazione, non siano previste risorse aggiuntive per potenziare il servizio e per rilanciare davvero una ‘cura del ferro’ nel nostro Paese.
SI RIDUCE L’ETÀ DEI TRENI – Continua, intanto, la dismissione dei convogli più vecchi in molte regioni, con l’età media arrivata a 15,4 anni (nel 2017 era di 16,8 anni), grazie al trend iniziato negli scorsi anni con l’immissione di nuovi convogli da parte di Trenitalia. Il miglioramento è avvenuto soprattutto al Nord e al Centro, dove sono diminuiti età media e numero di treni con più di quindici anni di età (quando i treni cominciano ad avere problemi sempre più rilevanti di gestione e manutenzione) per l’immissione di nuovi convogli (come accaduto nel Lazio, in Veneto, Lombardia, Toscana ed in Emilia-Romagna) e di dismissione di quelli più vecchi. In Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna si vedranno miglioramenti nei prossimi anni grazie agli investimenti programmati nei Contratti di Servizio con Trenitalia. In Campania nonostante gli investimenti in corso, l’età media rimane alta (19,7) soprattutto a causa dell’anzianità del parco rotabile di EAV (ex Circumvesuviana, Sepsa e MetroCampania NordEst). Stessa situazione nel Lazio, dove sono sempre più evidenti le differenze tra la penosa condizione dei mezzi ATAC e quelli delle linee FL frequentate dai convogli Trenitalia.
IL NUMERO DEI CONVOGLI SALE, MA NON ABBASTANZA – Altro nodo è quello legato al numero dei treni in circolazione. Malgrado in dieci anni i pendolari siano aumentati passando da 2,7 a 2,9 milioni sui treni regionali (quasi +7%), il numero di treni in circolazione nelle regioni è aumentano sono dell’1,1%. Buone notizie arrivano, finalmente, dai treni Intercity con il 2018 che ha visto segnare un +5,9% in termini di offerta, rispetto al 2017, e recuperare i tagli che hanno colpito i convogli a lunga percorrenza a partire dal 2009. Secondo Legambiente, “la priorità dovrebbe essere quella di partire dal recupero dei tagli alle risorse avvenuto rispetto a 10 anni fa”. Dal 2009, infatti, le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 21,5%.
SEMPRE MENO RISORSE – “Una scelta che ha avuto come conseguenze – commenta Legambiente – tagli e disagi che i pendolari vivono ogni giorno”. In molte regioni le uniche azioni intraprese come conseguenza di questi tagli sono state, infatti, l’aumento delle tariffe (in 16 regioni) o il taglio nei collegamenti (in 13 regioni). Dal 2010 al 2019 il costo per i pendolari è aumentato notevolmente senza che a questo corrispondesse un cambio dell’offerta in termini di qualità e quantità. Anzi, si registrano punte del 48% di incremento in Campania (a fronte di un taglio ai servizi del 15%), Liguria e Piemonte (con un taglio però più contenuto, rispettivamente del 4,8% e dello 0,4%). E ci sono anche situazioni al limite come in Molise, dove il capoluogo Campobasso non ha più collegamenti ferroviari con il mare perché è stata messa fuori esercizio la linea per Termoli.
LA CLASSIFICA – Tornando alla classifica, le peggiori tre linee attraversano quartieri densissimi e periferie metropolitane. Parliamo sia della Roma Nord-Viterbo e la Roma-Ostia Lido gestite da Atac, sia delle linee ex Circumvesuviana gestite da EAV in Campania, su cui viaggiano ogni giorno centinaia di migliaia di persone (in forte calo proprio per le condizioni delle linee) in situazioni disastrose ed inaccettabili. A completare la classifica delle dieci linee peggiori, che nel complesso coinvolgono oltre tre milioni di pendolari, ci sono tratti ferroviari che coinvolgono tutta la Penisola: la Milano-Chiasso, la Torino-Chivasso-Ivrea-Aosta, la Genova-Ovada-Acqui Terme, la Verona-Rovigo, la Terni-Sansepolcro, la Battipaglia-Potenza-Metaponto, la Agrigento-Palermo. Su queste linee, da Nord a Sud, i treni anno dopo anno si riducono, i tempi di percorrenza si allungano su linee a binario unico non elettrificato e non si vedono segnali di speranza, con la conseguenza che sempre più persone abbandonano il treno è sono costrette a prendere auto o pullman.