Il tumore ovarico rappresenta la quinta causa di morte per tumore nelle pazienti dei Paesi sviluppati. Questa patologia colpisce ogni anno 5200 donne in Italia e poco meno di 300mila nel mondo, e nel 75% dei casi viene diagnosticata in fase avanzata. E lo era anche quello di circa 20 chilogrammi asportato dalla Ginecologia Oncologica dell’Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari). Si è trattato di un intervento chirurgico particolarmente delicato di citoriduzione addominale. La paziente, ora in buone condizioni di salute, è stata dimessa quattro giorni dopo l’operazione.

La giovane donna che era seguita in ambulatorio da diversi mesi per distensione e senso di peso addominale. Una Tac disposta dai medici dell’ospedale ha poi messo in evidenza la voluminosa massa addominale ed è stata quindi sottoposta all’intervento, eseguito dai chirurghi Vito Carone e Luca Leone, entrambi della Ginecologia Oncologica diretta da Francesco Legge, con il contribuito di Ivana Brunetti della Medicina Perioperatoria del Miulli diretta da Vito Delmonte. I medici del Miulli evidenziano come questo caso ribadisca l’importanza delle regolari visite di controllo.

Importanti come lo è la ricerca che negli ultimi tempi ha fatto passi avanti contro quello che viene considerato un ‘big killer’ delle donne. Uno studio tutto italiano ha infatti scoperto l’esistenza di “relazioni pericolose” fra tre proteine che risultano essenziali per la crescita di questa neoplasia: l’interazione tra queste proteine rende infatti le cellule tumorali capaci di dare origine alle metastasi e di non rispondere alle terapie. La scoperta, frutto dei ricercatori dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) con il sostegno dell’Associazione italiana per la ricerca
sul cancro (Airc), è stata pubblicata su Nature Communications lo scorso agosto e potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuove cure.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Terra dei fuochi, lo studio: “Concentrazioni elevate e fuori norma di metalli pesanti nel sangue dei malati di cancro”

next
Articolo Successivo

Terapia genica, due bambini ipovedenti dalla nascita recuperano la vista

next