A Vincenzo De Bustis Figarola questa volta la banca l’hanno sfilata di mano. Un finale triste della sua seconda esperienza al timone della Banca Popolare di Bari, commissariata venerdì da Bankitalia, che fa da contraltare alla guida di Banca 121, l’istituto di credito salentino che il manager romano trasformò in un gioiello e piazzò a cifre da capogiro al Monte dei Paschi. Allora il banchiere 69enne trasferì armi e bagagli da Lecce a Siena, dove divenne direttore generale di Rocca Salimbeni. Un record, un caso unico: mai – né prima né dopo – il direttore generale della banca venduta era contestualmente stato scelto come direttore generale dell’acquirente. Acrobazie da primi anni Duemila, frutto di quell’aurea di innovatore che De Bustis si era costruito alla corte di Giovanni Semeraro e Lorenzo Gorgoni trasformando la loro Banca del Salento in un istituto di credito di respiro nazionale conteso da Mps e da San Paolo Imi, con i primi che alla fine misero sul piatto 2.500 miliardi di lire per acquisirla con un rilancio in extremis.
Tra Massimo D’Alema e Sharon Stone
Furono diverse le intuizioni a permettergli il triplo salto, che i maligni riconducono anche alla vicinanza a Massimo D’Alema, all’epoca assai influente nel suo Salento e nei Ds che sguazzavano nel “groviglio armonioso” senese. La realtà è che De Bustis, tra una boccata di sigaro e l’altra, ci aveva visto lungo dalle stanze di via Templari, a due passi da piazza Sant’Oronzo, ed era riuscito a trasformare una banca con 877 dipendenti e 5mila miliardi di lire in un contenitore capace di raccogliere più del triplo e filiali sparse in 15 regioni che ne fecero il più grande istituto di credito controllato da persone fisiche davanti a Banca Sella. Una banca proiettata nel futuro – nel 1999 il Corriere della Sera la definì una cyberbanca – perché tra le prime a scommettere su diversificazione dei canali di vendita, home banking e servizi telematici. E non ebbe paura di trasformare il nome senza perdere la propria identità: in quel 121 che per tutti divenne “centoventuno” in realtà c’era il one-to-one, l’essenza di una banca di prossimità nata e cresciuta tra i paesini del Salento che si ritrovarono la banca “noscia” (nostra in leccese, ndr) in tv col volto della star hollywoodiana Sharon Stone, protagonista di uno spot nel quale fuggiva dai fan in cerca di un autografo rifugiandosi in una filiale.
I prodotti finanziari e il processo per truffa
Spremeva i suoi collaboratori più stretti, ai quali è capitato, non a pochi e non di rado, di rimanere in ufficio nottetempo per chiudere un progetto alla vigilia di un consiglio d’amministrazione che avrebbe dovuto varare la riorganizzazione aziendale. Ma ripagava con avanzamenti di carriera rapidi e verticali, salvo non concedere una seconda chance in caso di errori. Si arrivò anche così a quella vendita record al Monte dei Paschi, che si mise in pancia la presenza capillare in un territorio che stava iniziando a conoscere la sua primavera ma anche i prodotti MyWay e For You. Due strumenti finanziari assai venduti da Banca 121 che di lì a poco sarebbero finiti sotto la lente della magistratura. De Bustis venne processato e assolto in appello dalle accuse di truffa. Ma sono state centinaia le sentenze dei tribunali civili e le transazioni che hanno riconosciuto lo scioglimento del contratto e il rimborso ai risparmiatori. Sostanzialmente i prodotti erano stati costruiti correttamente, ma venduti con informazioni carenti. Tanto che spesso la linea seguita dai giudici per i rimborsi ha tenuto in conto l’età e l’istruzione del cliente.
Deutsche, il fondo e il ritorno in Puglia
Fu anche per quella bufera giudiziaria che Vincenzo De Bustis Figarola nel 2003 abbandonò Mps. Passò per 5 anni alla guida di Deutsche Bank Italia, prima di creare il fondo di private equity Bridge Capitals poi assorbito da una merchant bank romana. Nel 2011 il ritorno in Puglia, questa volta 140 chilometri a nord di Lecce, per dirigere la Popolare di Bari, la più importante banca del Sud in mano alla famiglia Jacobini. Se ne andrà nel 2015, quando l’operazione Tercas che ha inguaiato PopBari era ormai impostata, per poi tornare un anno fa, all’inizio dell’attuale crisi della banca e poco dopo l’apertura della prima inchiesta, nella quale De Bustis è indagato per maltrattamenti, che dovrà far luce sulla gestione del periodo 2013-16.
La nuova inchiesta e l’onestà dei banchieri
Il manager, che tra il dicembre 2018 e la scorsa settimana è stato prima consigliere delegato e poi amministratore delegato, recentemente è finito di nuovo sotto la lente della magistratura. Al centro l’emissione obbligazionaria da 30 milioni attraverso strumenti ibridi che secondo lui avrebbe messo in sicurezza l’istituto. L’oscura società maltese Muse Ventures, che ha un capitale sociale di soli 1.200 euro, fece sapere di volerla sottoscrivere per intero. Poi l’affare si bloccò, tra segnalazioni all’antiriciclaggio e perplessità all’interno della stessa banca. Il 5 dicembre De Bustis è finito indagato dalla procura di Bari, una settimana dopo sono arrivati il commissariamento e altri due filoni d’inchiesta che al momento non vedono indagati. “È tecnicamente impossibile per un ispettore rivoltare tutti i conti di una banca. L’onestà del banchiere fa tutto. Le assicuro che la Vigilanza fa tutto quello che è possibile, il banchiere deve aprire correttamente i libri”, disse nel 2016 a Libero dopo la sua prima esperienza alla guida dell’istituto di credito che ora Bankitalia gli ha sfilato dalle mani.
Economia
Vincenzo De Bustis, da Banca 121 (con Sharon Stone) a Mps fino alla Popolare di Bari: chi è il banchiere lanciato e affossato dalla Puglia
Il 69enne manager romano, tra le cui mani è esploso il caso della PopBari, fu il deus ex machina della vendita da 2500 miliardi di lire dell'ex Banca del Salento all'istituto di credito toscano, del quale divenne direttore generale. Con uno strascico giudiziario per truffa - dal quale uscì assolto - legato alla vendita dei prodotti finanziari My Way e For You. Adesso Bankitalia gli ha sfilato la banca dalle mani e i pm indagano di nuovo su di lui
A Vincenzo De Bustis Figarola questa volta la banca l’hanno sfilata di mano. Un finale triste della sua seconda esperienza al timone della Banca Popolare di Bari, commissariata venerdì da Bankitalia, che fa da contraltare alla guida di Banca 121, l’istituto di credito salentino che il manager romano trasformò in un gioiello e piazzò a cifre da capogiro al Monte dei Paschi. Allora il banchiere 69enne trasferì armi e bagagli da Lecce a Siena, dove divenne direttore generale di Rocca Salimbeni. Un record, un caso unico: mai – né prima né dopo – il direttore generale della banca venduta era contestualmente stato scelto come direttore generale dell’acquirente. Acrobazie da primi anni Duemila, frutto di quell’aurea di innovatore che De Bustis si era costruito alla corte di Giovanni Semeraro e Lorenzo Gorgoni trasformando la loro Banca del Salento in un istituto di credito di respiro nazionale conteso da Mps e da San Paolo Imi, con i primi che alla fine misero sul piatto 2.500 miliardi di lire per acquisirla con un rilancio in extremis.
Tra Massimo D’Alema e Sharon Stone
Furono diverse le intuizioni a permettergli il triplo salto, che i maligni riconducono anche alla vicinanza a Massimo D’Alema, all’epoca assai influente nel suo Salento e nei Ds che sguazzavano nel “groviglio armonioso” senese. La realtà è che De Bustis, tra una boccata di sigaro e l’altra, ci aveva visto lungo dalle stanze di via Templari, a due passi da piazza Sant’Oronzo, ed era riuscito a trasformare una banca con 877 dipendenti e 5mila miliardi di lire in un contenitore capace di raccogliere più del triplo e filiali sparse in 15 regioni che ne fecero il più grande istituto di credito controllato da persone fisiche davanti a Banca Sella. Una banca proiettata nel futuro – nel 1999 il Corriere della Sera la definì una cyberbanca – perché tra le prime a scommettere su diversificazione dei canali di vendita, home banking e servizi telematici. E non ebbe paura di trasformare il nome senza perdere la propria identità: in quel 121 che per tutti divenne “centoventuno” in realtà c’era il one-to-one, l’essenza di una banca di prossimità nata e cresciuta tra i paesini del Salento che si ritrovarono la banca “noscia” (nostra in leccese, ndr) in tv col volto della star hollywoodiana Sharon Stone, protagonista di uno spot nel quale fuggiva dai fan in cerca di un autografo rifugiandosi in una filiale.
I prodotti finanziari e il processo per truffa
Spremeva i suoi collaboratori più stretti, ai quali è capitato, non a pochi e non di rado, di rimanere in ufficio nottetempo per chiudere un progetto alla vigilia di un consiglio d’amministrazione che avrebbe dovuto varare la riorganizzazione aziendale. Ma ripagava con avanzamenti di carriera rapidi e verticali, salvo non concedere una seconda chance in caso di errori. Si arrivò anche così a quella vendita record al Monte dei Paschi, che si mise in pancia la presenza capillare in un territorio che stava iniziando a conoscere la sua primavera ma anche i prodotti MyWay e For You. Due strumenti finanziari assai venduti da Banca 121 che di lì a poco sarebbero finiti sotto la lente della magistratura. De Bustis venne processato e assolto in appello dalle accuse di truffa. Ma sono state centinaia le sentenze dei tribunali civili e le transazioni che hanno riconosciuto lo scioglimento del contratto e il rimborso ai risparmiatori. Sostanzialmente i prodotti erano stati costruiti correttamente, ma venduti con informazioni carenti. Tanto che spesso la linea seguita dai giudici per i rimborsi ha tenuto in conto l’età e l’istruzione del cliente.
Deutsche, il fondo e il ritorno in Puglia
Fu anche per quella bufera giudiziaria che Vincenzo De Bustis Figarola nel 2003 abbandonò Mps. Passò per 5 anni alla guida di Deutsche Bank Italia, prima di creare il fondo di private equity Bridge Capitals poi assorbito da una merchant bank romana. Nel 2011 il ritorno in Puglia, questa volta 140 chilometri a nord di Lecce, per dirigere la Popolare di Bari, la più importante banca del Sud in mano alla famiglia Jacobini. Se ne andrà nel 2015, quando l’operazione Tercas che ha inguaiato PopBari era ormai impostata, per poi tornare un anno fa, all’inizio dell’attuale crisi della banca e poco dopo l’apertura della prima inchiesta, nella quale De Bustis è indagato per maltrattamenti, che dovrà far luce sulla gestione del periodo 2013-16.
La nuova inchiesta e l’onestà dei banchieri
Il manager, che tra il dicembre 2018 e la scorsa settimana è stato prima consigliere delegato e poi amministratore delegato, recentemente è finito di nuovo sotto la lente della magistratura. Al centro l’emissione obbligazionaria da 30 milioni attraverso strumenti ibridi che secondo lui avrebbe messo in sicurezza l’istituto. L’oscura società maltese Muse Ventures, che ha un capitale sociale di soli 1.200 euro, fece sapere di volerla sottoscrivere per intero. Poi l’affare si bloccò, tra segnalazioni all’antiriciclaggio e perplessità all’interno della stessa banca. Il 5 dicembre De Bustis è finito indagato dalla procura di Bari, una settimana dopo sono arrivati il commissariamento e altri due filoni d’inchiesta che al momento non vedono indagati. “È tecnicamente impossibile per un ispettore rivoltare tutti i conti di una banca. L’onestà del banchiere fa tutto. Le assicuro che la Vigilanza fa tutto quello che è possibile, il banchiere deve aprire correttamente i libri”, disse nel 2016 a Libero dopo la sua prima esperienza alla guida dell’istituto di credito che ora Bankitalia gli ha sfilato dalle mani.
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La politica estera cambia la vita delle famiglie, aiuta la gente a capire e anche gli errori fatti. In Italia il casino sui consumi lo ha fatto Salvini: ha fatto una norma sul codice della strada per ridurre gli incidenti e va bene ma non è giusto fare una campagna terroristica sul vino. E poi c'è Trump che fa i dazi ma la roba nostra piace nel mondo e se ci mettono i dazi, ci fregano. I sovranisti di casa nostra dicono 'viva Trump' ma Trump ci distrugge l'economia". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4. "E poi c'è anche l'Europa che è un po' troppo burocratica".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “La sicurezza delle telecomunicazioni è fondamentale, nell’interesse italiano sarebbe singolare scegliere un soggetto francese (con partecipazione azionaria anche cinese?) anziché un sistema tecnologicamente più sviluppato ed all’avanguardia come quello americano. Peraltro notiamo con stupore che, come già avvenuto per alcune case farmaceutiche durante il Covid, un titolo francese abbia guadagnato in Borsa più del 500% in pochi giorni. Siamo certi che, in una fase delicata come questa, ogni scelta vada ponderata esclusivamente nel nome dell’interesse nazionale italiano, senza pregiudizi ideologici, ritenendo gli Usa un partner imprescindibile per la sicurezza e la crescita del nostro Paese”. Così in una nota Paolo Borchia, capo delegazione Lega al Parlamento europeo, e Paolo Formentini, deputato Lega, responsabile dipartimento Esteri della Lega.