Le storie che ci raccontiamo sono importanti: danno forma alle nostre reazioni, alle nostre decisioni, a cosa insegniamo ai bambini. Siamo persone accoglienti o siamo un popolo che non vuole essere sfruttato? Siamo persone che lavorano insieme e che sono attente l’una all’altra o un popolo che si focalizza sull’andare avanti?
A guardare le notizie, si potrebbe pensare che le persone stiano diventando più dure, più indifferenti alle sofferenze altrui e meno accoglienti. Vediamo parlamentari che urlano l’uno contro l’altro nei talk show e persone che negano l’accesso ai nostri porti o – ancor peggio – alle nostre barche di salvataggio.
E vale la pena ricordarlo mentre ci avviciniamo al Natale e riflettiamo sulla fine dell’anno. Vedo milioni di persone che sono profondamente preoccupate per gli altri e impegnate a garantire che le persone abbiano accesso all’assistenza sanitaria, al riparo e alla giustizia che desiderano. È un’Italia empatica.
Vediamo amici e familiari che lanciano campagne perché hanno a cuore il destino delle persone care, come un’amica di famiglia di Aria, la bambina che ha avuto accesso a un trapianto di midollo osseo grazie a una serie di eventi lanciati dalla petizione. E vediamo persone totalmente estranee commosse dall’empatia, che tendono una mano e fanno qualcosa per una situazione drammatica. Quando la gente ha sentito – dalle notizie in tv – parlare del giovane Alvin in Albania, sono subito state lanciate decine di petizioni per cercare di riportarlo indietro. Quando la gente ha sentito parlare di giornalisti, informatori o agenti di polizia che hanno perso le loro scorte, hanno lanciato e firmato petizioni per ripristinarne la protezione.
Questi sono importanti atti di empatia per gli individui e anche per le nostre istituzioni. Michele Romano aveva un cuore così grande che, anche mentre aspettava un trapianto di cuore, lanciò una petizione per garantire un accesso più facile a tutti i trapianti salvavita. Successivamente la ministra della Salute Giulia Grillo ha risposto a lui e agli oltre 107mila altri firmatari, ma abbiamo bisogno che questo governo finisca il lavoro intrapreso a riguardo. I commenti che le persone scrivono su queste petizioni rivelano quanta empatia ci sia in questo paese.
Non è vero che le persone hanno perso i loro valori o che sono apatiche. Al contrario, ogni giorno assistiamo a una scrosciante esplosione di gentilezza, di preoccupazione e attenzione, e proviamo a contribuire nel trasformarla in successo, sotto forma di accesso alle cure, di una nuova legge o di qualche altra soluzione.
Martin Luther King Jr. ha affermato, notoriamente, “il potere al massimo è l’amore che attua le esigenze della giustizia, e la giustizia al suo meglio è il potere che corregge tutto ciò che è contrario all’amore”.
Questi non sono solo tempi di divisione, ma anche momenti in cui le persone si incontrano come mai prima d’ora. Quella empatia, per le persone vicine e le persone lontane, per i propri cari e gli estranei, è ciò che ci salverà. Ancor più del 2019, facciamo del 2020 l’anno dell’empatia per tutti.