Il collegio disciplinare dovrà valutare la sanzione per il parlamentare 5 stelle. Aumentano le pressioni di chi chiede le sue dimissioni, ma lui replica: "Mi opporrò, gliela farò sudare"
Il clima dentro il Movimento 5 stelle per il caso Gianluigi Paragone si fa sempre più teso. Dopo la decisione del senatore M5s di votare contro la fiducia in Senato, il parlamentare è stato deferito ai probiviri: sarà il collegio disciplinare a valutare quale sanzione imporre, ma l’espulsione sembra esclusa perché, visti i numeri risicati, a Palazzo Madama Luigi Di Maio non può permettersi di perdere altre pedine. Intanto ieri sera, proprio mentre Beppe Grillo e Davide Casaleggio incontravano i gruppi parlamentari per un’assemblea straordinaria servita per ricompattare il gruppo, il senatore non si è presentato. Ha fatto sapere di essere a cena con alcuni attivisti e, come testimoniano alcuni scatti pubblicati su il Tempo, al tavolo con lui c’era anche l’ex deputato Alessandro Di Battista. Paragone infatti, non è un “dissidente” come un altro da poter espellere a piacimento: è stato (e spesso lo è ancora) consigliere di Di Maio ed è molto vicino ad alcuni dei vertici M5s. Ma soprattutto si è più volte parlato di un asse con l’ex deputato Di Battista con il quale condivide lo scetticismo per la decisione dei grillini di andare al governo con il Partito democratico.
La fronda dentro il Movimento che chiede a Paragone di fare un passo indietro però si allarga. Ieri il senatore, interpellato da Agorà su Rai3 ha detto che “Di Maio non è più il capo politico”, intendendo che i suoi poteri ormai sono solo simbolici. E questo ha fatto innervosire molti e non solo tra i parlamentari semplici. Addirittura il ministro Alfonso Bonafede è arrivato a dire che il senatore “dovrebbe valutare le dimissioni”.
Il senatore intervistato da la Stampa ha ribadito che non intende lasciare il Movimento: “Hanno voluto costruire un movimento basato sul vaffa. Se vorranno cacciarmi, lancerò loro il mio vaffa e gli aggiungerò anche il dito medio. Poi mi opporrò, questo è sicuro. Non gliela renderò facile, dovranno sudare”. In merito all’aver votato contro la legge di bilancio, “è una manovra in cui manca la nostra visione del Paese e non potevo votarla. Dovremmo dare delle risposte a tutti quelli che ci hanno votato, ma non lo stiamo facendo”, spiega Paragone. Quanto alle parole pronunciate in tv ad Agorà, che hanno messo in discussione la leadership di Di Maio, “ho detto quello che penso ed è qualcosa che mi sembra ormai evidente. La riorganizzazione sta andando verso una maggiore collegialità nelle decisioni e ora la squadra di facilitatori si allargherà. È solo il primo passo”, ha detto Paragone. “Di Maio non farà mai un passo indietro. Si appoggerà a un muro di cartongesso e andrà avanti. Ma ogni settimana che passa dovrà affrontare problemi sempre maggiori. Non è più il capo politico con la leadership forte di un anno fa. Quell’epoca è finita”.