Gli ispettori di Bankitalia nel 2016 hanno rilevato, pur per importi "non significativi" rispetto al capitale dell'istituto, molti casi di operazioni baciate. Dall'analisi sono stati esclusi gli acquisti sotto i 10mila euro. Le operazioni sotto quella soglia sono state però, nel caso dell'aumento di capitale del 2014, il 54,7% del totale: più di 9mila persone hanno comprato titoli per meno di quel valore
L‘acquisto di azioni e obbligazioni della banca con finanziamenti erogati dallo stesso istituto non è stato di sicuro tra le principali cause della crisi della Popolare di Bari, affossata piuttosto dai crediti concessi senza adeguati controlli. Ma le cosiddette “operazioni baciate“, di cui si è molto parlato dopo il crac della Popolare di Vicenza, non erano nemmeno una pratica sconosciuta. Tra 2014 e 2016 si sono verificate in decine di casi e questo risultato è molto probabilmente sottostimato visto che esclude gli acquisti di titoli per importi inferiori ai 10mila euro. E le operazioni sotto quella soglia sono state, nel caso dell’aumento di capitale del 2014, il 54,7% del totale: a comprare per meno di quel valore sono stati ben 9.002 risparmiatori.
La Banca d’Italia, nella nota informativa diffusa due giorni fa in cui ripercorre le azioni di vigilanza sulla popolare pugliese, scrive che dagli accertamenti svolti nel 2016 non sono emerse “significative evidenze di operazioni baciate”. Dalle risultanze di quell’ispezione e dall’informativa inviata alla Consob nel gennaio 2017 emerge però che il finanziamento del capitale con soldi della banca – prassi che porta a sovrastimare il capitale e dunque la solidità dell’istituto – si è verificato in decine di casi, sia in occasione degli aumenti di capitale del 2014 (300 milioni) e 2015 (30 milioni) sia per operazioni sul mercato secondario e in occasione della vendita di obbligazioni subordinate nello stesso periodo. Una fase in cui il numero di soci della banca è lievitato dai circa 60mila di fine 2013 a oltre 69mila. E più del 20% dei soci è titolare di un prestito concesso dall’istituto.
Gli ispettori di via Nazionale scrivono di aver esaminato la documentazione per l’emissione e il collocamento degli strumenti di capitale e le evidenza prodotte dalle funzioni di controllo, oltre ad esaminare nel dettaglio 423 operazioni di sottoscrizione e 31 operazioni di acquisto sul mercato secondario. In relazione all’aumento di capitale del 2014, quando le azioni furono offerte a 8,95 euro l’una, sono state vagliate le posizioni di tutti i soci che hanno acquistato azioni per più di 200mila euro (94 casi). Per acquisti inferiori hanno ristretto l’analisi a quanti avevano un’esposizione debitoria nei confronti della banca. Da notare che gli acquisti di azioni per meno di 10mila euro euro sono stati esclusi verifiche visti “gli importi contenuti” con il risultato che, su 300 milioni raccolti dalla banca, sono state valutate sotto questo aspetto compravendite per un totale di soli 57 milioni. La stessa impostazione è stata seguita per l’aumento del 2015 ma prendendo in esame solo le sottoscrizioni superiori a 50mila euro. Per le operazioni sul mercato secondario sono stati analizzati solo gli acquisti oltre i 100mila euro. Quanto alle obbligazioni subordinate, al lentino sono passate solo 21 sottoscrizioni di tre bond piazzati con un private placement, per 61 milioni complessivi.
L’esito delle analisi sommato a proiezioni sulle sottoscrizioni non esaminate fa emergere un totale di 14,5 milioni di azioni comprate “utilizzando linee di credito concesse dall’emittente”, di cui 4,6 milioni relativi all’aumento di capitale del 2014, suddivisi tra 50 soci: il 12% delle 410 posizioni esaminate dagli ispettori. Nella fascia di acquisti tra 30mila e 200mila euro sono stati rilevati finanziamenti per comprare azioni nel 18% dei casi esaminati. In più ci sono 4,8 milioni di obbligazioni Tier 2 acquistate da 81 soggetti con la stessa modalità. La vigilanza commenta che “non sono emerse evidenze di un’azione commerciale orientata alla concessione di facilitazioni creditizie connesse alla sottoscrizione di strumenti di capitale” e che gli importi riscontrati “non sono significativi rispetto sia all’entità dell’aumento di capitale sia ai mezzi patrimoniali”. Dal canto suo l’audit interno della Popolare, su richiesta della vigilanza e con il mandato del cda, aveva a sua volta realizzato un controllo sugli aumenti di capitale e le transazioni sul mercato secondario arrivando però a individuare solo “10 casi di assistenza finanziaria (per l’acquisto di titoli, ndr) per un importo di 16,9 milioni oltre a 699mila euro di obbligazioni subordinate”.