Sarà il quarto referendum confermativo di una legge costituzionale quello che chiederà agli italiani se vogliono il taglio dei parlamentari, riforma votata dal Parlamento ma senza il via libera dei due terzi di Camera e Senato. Per questo è stato possibile arrivare al voto referendario, disciplinato dall’articolo 138 della Carta. La legge è infatti stata approvata con una maggioranza schiacciante solo in quarta lettura – 553 sì, 14 no e 2 astenuti – dal Parlamento l’8 ottobre scorso su spinta dal M5s per la riduzione del numero dei parlamentari a 600 (400 deputati e 200 senatori) contro gli attuali 945 (630 deputati e 315 senatori).
Come si arriva al referendum
Tre sono i modi previsti dalla costituzione per far partire la macchina referendaria: a chiedere il referendum possono essere 5mila elettori, 5 Consigli regionali oppure, come è stato annunciato oggi con 64 deputati, da un quinto dei membri di una delle Camere. A differenza dei referendum abrogativi, per la validità del referendum costituzionale non è obbligatorio che vada a votare la metà più uno degli elettori aventi diritto: la riforma costituzionale sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi, indipendente da quante persone si recano ai seggi.
I tre precedenti tra il 2001 e il 2016
Tra i referendum non abrogativi, più comuni, la Carta distingue quelli istituzionali (solo quello del 2 giugno 1946 tra monarchia e Repubblica), di indirizzo (solo quello sul conferimento del mandato costituente al Parlamento europeo del 18 giugno 1989) e costituzionali. Quello sul taglio dei parlamentari sarà il quarto, dopo quelli sul Titolo V della Costituzione del 7 ottobre 2001, sulla Devolution del 25 e 26 giugno 2006 e sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi del 4 dicembre 2016.
Dal Titolo V dell’Unione alla Devolution di Calderoli
Il 7 ottobre di 18 anni fa si tenne il referendum per confermare o no la riforma del Titolo V della Costituzione, approvata dalla maggioranza dell’Unione negli anni dei governi Prodi, D’Alema e Amato. Passò con il 64,2% di voti favorevoli anche se l’affluenza si fermò poco oltre il 34%. Il 25-26 giugno 2006 gli italiani vennero invece chiamati a votare sulla riforma costituzionale varata dal governo Berlusconi su ispirazione della Lega di Umberto Bossi e con Roberto Calderoli ministro delle Riforme. La cosiddetta Devolution venne bocciata con il 61% dei voti espressi. Alle urne si recarono il 52% degli aventi diritti.
La riforma Renzi-Boschi e l’affluenza record del 2016
Il terzo e per ora ultimo referendum si è invece tenuto il 4 dicembre 2016, quando la maggioranza dei votanti ha respinto il disegno di legge costituzionale della cosiddetta riforma Renzi-Boschi, approvata in via definitiva dalla Camera ad aprile 2016 e che puntava al superamento del bicameralismo perfetto, alla revisione del riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni, all’eliminazione dal testo costituzionale del riferimento alle Province e alla soppressione del Cnel. A dire no alla riforma fu il 59,11% degli italiani dei votanti. Tanti, tantissimi. Tra i referendum costituzionali, infatti, quello di tre anni ha fatto registrare un affluenza record: ai seggi si recarono il 69% degli elettori. La notte stessa, di fronte al risultato elettorale, Matteo Renzi si dimise da presidente del Consiglio.
Politica
Referendum costituzionale, come funziona e i tre precedenti degli ultimi 18 anni – La scheda
Tre sono i modi previsti per far partire il referendum: a chiederlo possono essere 5mila elettori, 5 Consigli regionali oppure, come è stato annunciato oggi con 64 deputati, da un quinto dei membri di una delle Camere. Per la validità della consultazione sulle riforme costituzionali non è obbligatorio che vada a votare la metà più uno degli elettori. Tre i precedenti: nel 2001 sul Titolo V, nel 2006 sulla Devolution e nel 2016 sulla riforma Renzi-Boschi
Sarà il quarto referendum confermativo di una legge costituzionale quello che chiederà agli italiani se vogliono il taglio dei parlamentari, riforma votata dal Parlamento ma senza il via libera dei due terzi di Camera e Senato. Per questo è stato possibile arrivare al voto referendario, disciplinato dall’articolo 138 della Carta. La legge è infatti stata approvata con una maggioranza schiacciante solo in quarta lettura – 553 sì, 14 no e 2 astenuti – dal Parlamento l’8 ottobre scorso su spinta dal M5s per la riduzione del numero dei parlamentari a 600 (400 deputati e 200 senatori) contro gli attuali 945 (630 deputati e 315 senatori).
Come si arriva al referendum
Tre sono i modi previsti dalla costituzione per far partire la macchina referendaria: a chiedere il referendum possono essere 5mila elettori, 5 Consigli regionali oppure, come è stato annunciato oggi con 64 deputati, da un quinto dei membri di una delle Camere. A differenza dei referendum abrogativi, per la validità del referendum costituzionale non è obbligatorio che vada a votare la metà più uno degli elettori aventi diritto: la riforma costituzionale sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi, indipendente da quante persone si recano ai seggi.
I tre precedenti tra il 2001 e il 2016
Tra i referendum non abrogativi, più comuni, la Carta distingue quelli istituzionali (solo quello del 2 giugno 1946 tra monarchia e Repubblica), di indirizzo (solo quello sul conferimento del mandato costituente al Parlamento europeo del 18 giugno 1989) e costituzionali. Quello sul taglio dei parlamentari sarà il quarto, dopo quelli sul Titolo V della Costituzione del 7 ottobre 2001, sulla Devolution del 25 e 26 giugno 2006 e sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi del 4 dicembre 2016.
Dal Titolo V dell’Unione alla Devolution di Calderoli
Il 7 ottobre di 18 anni fa si tenne il referendum per confermare o no la riforma del Titolo V della Costituzione, approvata dalla maggioranza dell’Unione negli anni dei governi Prodi, D’Alema e Amato. Passò con il 64,2% di voti favorevoli anche se l’affluenza si fermò poco oltre il 34%. Il 25-26 giugno 2006 gli italiani vennero invece chiamati a votare sulla riforma costituzionale varata dal governo Berlusconi su ispirazione della Lega di Umberto Bossi e con Roberto Calderoli ministro delle Riforme. La cosiddetta Devolution venne bocciata con il 61% dei voti espressi. Alle urne si recarono il 52% degli aventi diritti.
La riforma Renzi-Boschi e l’affluenza record del 2016
Il terzo e per ora ultimo referendum si è invece tenuto il 4 dicembre 2016, quando la maggioranza dei votanti ha respinto il disegno di legge costituzionale della cosiddetta riforma Renzi-Boschi, approvata in via definitiva dalla Camera ad aprile 2016 e che puntava al superamento del bicameralismo perfetto, alla revisione del riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni, all’eliminazione dal testo costituzionale del riferimento alle Province e alla soppressione del Cnel. A dire no alla riforma fu il 59,11% degli italiani dei votanti. Tanti, tantissimi. Tra i referendum costituzionali, infatti, quello di tre anni ha fatto registrare un affluenza record: ai seggi si recarono il 69% degli elettori. La notte stessa, di fronte al risultato elettorale, Matteo Renzi si dimise da presidente del Consiglio.
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Palermo, 19 feb. (Adnkronos) - I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, unitamente a personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Gruppo Operativo Regionale Antifrode - Gora), hanno eseguito un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Termini Imerese (su richiesta della Procura termitana), con cui è stato disposto il sequestro preventivo di 10 complessi aziendali, nonché di beni e di disponibilità finanziarie per oltre 15 milioni di euro nei confronti di 13 soggetti (anche per equivalente). Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Palermo in co-delega con il citato Ufficio dell’A.D.M., hanno consentito di ricostruire l’operatività di un’associazione per delinquere attiva nelle province di Palermo, Agrigento e Catania e dedita alla commissione di illeciti tributari, con particolare riferimento alla commercializzazione di prodotti energetici sottoposti ad aliquota agevolata (c.d. “gasolio agricolo”).
Secondo la ricostruzione compiuta, la frode avrebbe permesso di sottrarre al pagamento delle imposte oltre 11 milioni di litri di prodotto petrolifero e sarebbe stata perpetrata attraverso l’utilizzo strumentale di operatori economici del settore e la predisposizione di documentazione mendace. Più nel dettaglio, diversi depositi commerciali riconducibili ai vertici del sodalizio criminale avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti e predisposto DAS fittizi al fine di documentare cartolarmente la vendita di carburante a “società di comodo” o aziende del tutto ignare di quanto avveniva, mentre lo stesso, in realtà, veniva ceduto “in nero” a soggetti terzi non aventi titolo a riceverlo. Il che consentiva a questi ultimi di praticare prezzi fortemente concorrenziali a discapito degli altri operatori del settore.
Il descritto sistema di frode - come accertato all’esito di indagini tecniche, servizi di riscontro su strada e mirate attività ispettive - avrebbe garantito un significativo abbattimento dell’I.V.A. e delle Accise dovute, oltre che delle imposte dirette, generando un’evasione d’imposta, e un conseguente danno alle casse dello Stato, pari a 15.231.376,80 euro. Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sui prodotti energetici, irregolarità nella loro circolazione e illeciti di natura tributaria.
Abu Dhabi, 19 feb. (Adnkronos) - Il segretario di Stato americano Marco Rubio è arrivato negli Emirati Arabi Uniti, ultima tappa del suo primo tour in Medio Oriente, dopo i colloqui di ieri con i funzionari russi a Riad. Rubio incontrerà ad Abu Dhabi il presidente degli Emirati Mohammed bin Zayed Al Nahyan e il ministro degli Esteri Abdullah bin Zayed Al Nahyan.
La visita di Rubio negli Emirati Arabi Uniti precede il vertice di venerdì in Arabia Saudita dei sei Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo, nonché di Egitto e Giordania, per rispondere al piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per la Gaza del dopoguerra.
L'amministrazione Trump, che respinge qualsiasi ruolo futuro di Hamas nel devastato territorio palestinese, ha invitato i paesi arabi, fermamente contrari a qualsiasi spostamento dei palestinesi da Gaza, a proporre alternative al piano del presidente degli Stati Uniti.
Kiev, 19 feb. (Adnkronos) - Il massiccio attacco notturno con droni russi contro la città e l'oblast meridionale di Odessa ha ferito almeno quattro persone, tra cui un bambino. Lo ha riferito il governatore Oleh Kiper, secondo cui nell'attacco sono rimasti danneggiati una clinica pediatrica, un asilo, grattacieli e alcune automobili.
Tel Aviv, 19 feb. (Adnkronos) - I caccia israeliani hanno colpito depositi di armi appartenenti all'ex regime siriano di Bashar Assad a Sasa, nella Siria meridionale. Lo ha reso noto l'esercito israeliano in una nota.
Brasilia, 19 feb. (Adnkronos/Afp) - L'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato incriminato per un presunto piano di "colpo di stato" volto a impedire il ritorno al potere del suo successore Lula dopo le elezioni del 2022. La procura ha dettagliato in un comunicato l'incriminazione dell'ex leader dell'estrema destra (2019-2022) e di altri 33 indagati "accusati di incitamento e compimento di atti contrari ai tre poteri e allo Stato di diritto democratico".
L'atto d'accusa è stato consegnato alla Corte Suprema, che ora dovrà decidere se processarlo. L'ex capo dello Stato è stato incriminato per presunti piani di "colpo di stato", "tentato tentativo di abolizione violenta dello stato di diritto democratico" e "organizzazione criminale armata". Se si aprisse un processo, Jair Bolsonaro rischierebbe una condanna da 12 a 40 anni di carcere.
Secondo l'accusa, questa presunta cospirazione "era guidata dal presidente Bolsonaro e dal suo candidato alla vicepresidenza Walter Braga Netto che, alleati con altri individui, civili e militari, hanno tentato di impedire, in modo coordinato, l'applicazione del risultato delle elezioni presidenziali del 2022".
Roma, 19 feb. - (Adnkronos) - Un incendio è divampato tra martedì e mercoledì poco, dopo le 4 di mattina, in un appartamento all'ultimo piano di un palazzo sulla circonvallazione Gianicolense. Una donna di 89 anni è morta nel rogo. Sul posto i vigili del fuoco che hanno spento le fiamme e la polizia.
Brasilia, 19 feb. (Adnkronos/Afp) - L'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato incriminato per un presunto piano di "colpo di stato" volto a impedire il ritorno al potere del suo successore Lula dopo le elezioni del 2022. La procura ha dettagliato in un comunicato l'incriminazione dell'ex leader dell'estrema destra (2019-2022) e di altri 33 indagati "accusati di incitamento e compimento di atti contrari ai tre poteri e allo Stato di diritto democratico".
L'atto d'accusa è stato consegnato alla Corte Suprema, che ora dovrà decidere se processarlo. L'ex capo dello Stato è stato incriminato per presunti piani di "colpo di stato", "tentato tentativo di abolizione violenta dello stato di diritto democratico" e "organizzazione criminale armata". Se si aprirà un processo, Jair Bolsonaro rischierà una condanna da 12 a 40 anni di carcere.
Secondo l'accusa, questa presunta cospirazione "era guidata dal presidente Bolsonaro e dal suo candidato alla vicepresidenza Walter Braga Netto che, alleati con altri individui, civili e militari, hanno tentato di impedire, in modo coordinato, l'applicazione del risultato delle elezioni presidenziali del 2022".