La cantante irlandese, che dal 2018 è musulmana e ha cambiato il suo nome in Shuhada’ Davitt, ci ha raccontato del piacere di tornare sul palco a cantare ‘Nothing Compares To You’, della spiritualità nella sua vita, dei Massive Attack e dell’amore per l’Italia
Shuhada’ Davitt è il nome di Sinead o’Connor dal 2018, quando ha deciso di convertirsi all’Islam. E così, mi dice al telefono mentre ci presentiamo, preferisce essere chiamata. Sinead O’Connor resta però il nome con cui tutti noi siamo abituati a pensare a lei, artista particolarissima e controversa, dolce e spigolosa, che ha incantato il mondo con la sua musica e lo ha scandalizzato con uscite sorprendenti – per usare un eufemismo. In tour nel 2020 in Europa – e poi negli Stati Uniti, con clamorosi sold out quasi ovunque – , passerà in Italia a gennaio, per tre concerti, al Capitol di Pordenone (il 16), a Parma (Campus Industry Music, il 18) e all’Hiroshima Mon Amour di Torino il 19. Tre serate che sono già cult, perché Sinead O’Connor è magica, ha un peso specifico sempre enorme, e se si va a sentirla per classici come l’immortale ‘Nothing Compares To U’ (e fare meglio di Prince con un pezzo di Prince è già impresa da Nobel), o ‘Last Day Of Acquaintance’, la verità è che si va a vederla anche per la sua personalità incredibile. La stessa con cui risponde in modo molto deciso, talvolta secco, in altri momenti con trasporto evidente, alle domande di questa intervista.
Sei stata lontana dalle scene per diverso tempo. Ora torni con un nuovo tour che toccherà molti Paesi. Cosa dobbiamo aspettarci da questi show? E cosa ti aspetti tu?
Canterò canzoni da tutti i miei album, riscoprendo tanti brani del mio repertorio che erano lì da tempo e non affrontavo più. Spero siano concerti divertenti per il pubblico, io parto con lo spirito di chi si vuole divertire sul palco.
Il periodo di pausa degli anni scorsi a cosa è dovuto? Volevi staccare?
Sì, ci sono motivazioni personali che mi hanno spinta a fermarmi per un po’ di tempo.
Fai musica dagli anni ’80, la tua carriera ha attraversato ormai più di tre decadi. Se ti guardi indietro che sensazioni hai?
Se mi guardo indietro… beh, sono molto contenta di quello che ho fatto, sono in giro da tanto tempo e non è scontato, non lo era e non lo è. Vivo facendo il lavoro che amo, e in un’epoca in cui è una gioia anche solo avere un lavoro, fare ciò che si ama è qualcosa di cui sono davvero grata.
Il tuo ultimo disco è del 2014, il titolo è ’I’m Not Bossy, I’m the Boss’. Eri quasi in anticipo sui tempi, vista l’esplosione dei tanti afflati di nuovo femminismo di questi anni. Anzi, non di “nuovo femminismo”, di un nuovo tipo di femminismo. Ti ci ritrovi?
Sì, certo. È una buona cosa, ne sono felice e sono battaglie sacrosante, è un nuovo modo di vedere il mondo, finalmente. Dobbiamo rispettare anche gli uomini, ma non dobbiamo dimenticare le conquiste sociali che sono arrivate dopo anni di lotta per cambiare le cose.
Qualche tempo fa avevi dichiarato che non avresti mai più cantato ‘Nothing Compares To You’ in pubblico. Sei sempre della stessa idea?
No, anzi. Mi piace e mi diverte cantarla. Ovviamente ho dei periodi in cui sono stanca e stufa di quel pezzo, ma credo sia normale. Tuttavia, in questo momento non mi sento per niente stufa, anzi ho decisamente voglia di cantarla e di proporla in concerto.
La tua vita e la tua musica sono sempre state legate alla religione, e ancora di più a un profondo senso di spiritualità. Quanto è importante la spiritualità nella tua vita?
È certamente qualcosa di molto importante. Prego prima di salire sul palco, prego prima di ogni concerto. Per il perdono e perché tutto vada per il verso giusto. La spiritualità è parte della mia vita, come la preghiera.
Diversi anni fa hai partecipato all’album ‘100th Window’ dei Massive Attack, era il 2003 e c’erano tre pezzi cantati da te, tra cui proprio una canzone che aveva il titolo di una preghiera, ‘A Prayer For England’. Che ricordi hai di quella collaborazione?
Molto belli. È stato un onore lavorare a un disco come quello, con artisti come i Massive Attack. Sono dei giganti. E ricordo con piacere il tempo passato in studio con Robert Del Naja e il resto del team di ‘100th Window’.
A gennaio porterai il tuo tour in Italia per tre date. Spesso in passato sei venuta a suonare qui. Che rapporto hai con l’Italia?
Ho un rapporto meraviglioso con l’Italia, credo sia il Paese più bello del mondo. Mi piace tutto dell’Italia. Dal paesaggio alle città, naturalmente la cucina… ma amo proprio i dettagli, certi borghi storici mozzafiato, addirittura i portoni con quei battiporta, i batacchi, e la cura che c’è nella facciata di certe case. Amo l’Italia.
Vivi però in Irlanda: com’è il tu Paese?
In questo momento è terribile! Fa freddo, si congela. Non mi piace molto.