La Corte di appello di Roma ha concesso i domiciliari, dopo cinque anni di carcere, a Salvatore Buzzi, una delle figure chiave dell’indagine Mondo di mezzo. E’ stata così raccolta l’istanza presentata dai difensori, gli avvocati Pier Gerardo Santoro e Alessandro Diddi.
Il ras della cooperative romane aveva chiesto la revoca o la sostituzione della misura della detenzione in carcere dopo che la Cassazione il 22 ottobre scorso aveva fatto cadere l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Buzzi è stato condannato in secondo grado a 18 anni e 4 mesi. Dopo la decisione della Cassazione per l’altro condannato eccellente nell’inchiesta Mondo di Mezzo, l’ex Nar Massimo Carminati, è stato revocato il 41 bis, il regime di carcere duro.
“Il lungo periodo di custodia in carcere”, scrivono i giudici nell’ordinanza, “consente di potere ragionevolmente ritenere in qualche misura attenuate le originarie esigenze cautelari”. Per i magistrati capitolini “l’intervenuto ridimensionamento di taluni profili di particolare gravità delle originarie contestazioni, fermo restando comunque l’intrinseco disvalore notevolmente elevato dei fatti” fa “ritenere adeguata la meno gravosa misura degli arresti domiciliari”.
Appena pochi mesi fa, la Corte aveva rigettato analoga istanza sostenendo che Buzzi poteva, una volta fuori, reiterare il reato con la nuova classe politica, ovvero continuare l’attività di corruzione. Ora però il giudizio è cambiato e il ras delle coop lascerà nelle prossime ore il carcere di Tolmezzo. “Una prima istanza era stata rigettata un mese fa ma un calcolo preciso dei termini di custodia cautelare ci ha fatto pronosticare che fra poco più di un mese e mezzo la misura si sarebbe estinta – hanno dichiarato Santoro e Diddi – e a questo punto abbiamo osato riproporre gli arresti domiciliari alla Corte di appello di Roma che ce li ha accolti”.