Il Pd continua a chiedere correttivi, ma accetta che si discutano in corsa e cita il pg della Cassazione Salvi che ha detto: "E' buon punto di partenza". Italia Viva isolata. Sulle intercettazioni mini-proroga e poi modifiche da marzo: stop al potere di selezione delle trascrizioni alla polizia giudiziaria
La riforma della prescrizione entrerà in vigore a gennaio senza rinvii e, solo dopo, la maggioranza discuterà su come ridurre i tempi dei processi. Il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi sulla giustizia si è chiuso con un mezzo accordo sulla riforma Bonafede: il Pd chiede correttivi, ma saranno fatti in corsa senza che il provvedimento venga bloccato a fine anno. Unici a protestare rimangono i parlamentari di Italia Viva che insistono sul rinvio. Per il Guardasigilli è comunque un buon risultato: “Sono orgoglioso: tutti sanno quanto ci abbiamo creduto. Detto questo e consapevole delle divergenze che ci sono nella maggioranza, ho dato disponibilità a rivederci per accelerare i tempi del processo perché è questo che vogliono tutti i cittadini, tutti gli addetti ai lavori. Il 7 gennaio verranno prese in considerazione tutte le proposte senza nessuna preclusione”. Nel vertice si è anche raggiunto un accordo sulla riforma delle intercettazioni, scritta dall’ex ministro Andrea Orlando e che ora verrà parzialmente corretta e sarà rinviata al primo marzo. “Si farà una breve proroga e nel frattempo, sulle intese raggiunte, si faranno degli aggiustamenti concordati e ritenuti urgenti su quelle che sono le norme della delega Orlando”, ha spiegato il senatore Pietro Grasso lasciando il vertice a Chigi.
Un altro segnale sulla mezza intesa sulla prescrizione è arrivato dalla Camera: l’ufficio di presidenza della commissione Giustizia ha stabilito l’8 gennaio come termine per la presentazione degli emendamenti alla proposta di legge Costa volta a cancellare lo stop alla prescrizione dopo il primo grado. “Peccato che la riforma entrerà in vigore sette giorni prima, il primo gennaio 2020: a quel punto ci diranno che ormai i buoi sono scappati e non sarà più possibile rimediare”, ha commentato il firmatario della proposta, il responsabile azzurro per la giustizia Enrico Costa che definisce uno “scambio di doni natalizi” il via libera alla riforma Orlando e l’ok alla partenza della riforma della prescrizione senza correttivi. Che la proposta Costa fosse affossata lo si era già capito in Aula quando è stata respinta la richiesta di discussione urgente.
La maggioranza, dopo le tensioni dei mesi scorsi sul tema, ha dimostrato di essere al lavoro per trovare un accordo. Anche il Pd infatti, ha sottoscritto la decisione della presidente 5 stelle della commissione Giustizia sulla data per il termine per gli emendamenti. E non è un caso che il capogruppo dem Alfredo Bazoli, proprio oggi, abbia rilanciato il contenuto dell’audizione in Commissione del procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Giovanni Salvi, che ha approvato il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, avvertendo tuttavia che dovrebbe valere solo per le sentenze di condanna e non di assoluzione. E anche che occorrerebbe un meccanismo di durata massima del processo di appello, per evitare processi infiniti. “C’è chiedersi”, ha detto ancora Bazoli, “per quale ragione il ministro della Giustizia continui a mettersi di traverso rispetto a una soluzione tecnicamente corretta e che spianerebbe la strada a un rasserenamento del clima politico”.
Il vertice di oggi con il premier Giuseppe Conte e con il ministro Bonafede ha inoltre portato a uno slittamento del Consiglio dei ministri da venerdì a sabato mattina per l’esame del Milleproroghe in cui, stando agli annunci del governo, finiranno anche le intercettazioni. La proroga dell’ex riforma Orlando, tuttavia, non sarà più di sei mesi, come inizialmente previsto, ma “molto breve: giusto il tempo di apportare le modifiche concordate” ha spiegato l’ex presidente del Senato Grasso al termine del vertice. Tra le norme da riscrivere ci sono quelle relative alle intercettazioni tramite “trojan”, il dispositivo in grado di trasformare il telefono dell’intercettato in una sorta di microspia, che si vogliono equiparate alle intercettazioni telefoniche e quindi far autorizzare solo per ipotesi di reato che prevedono una pena superiore ai 5 anni. Altre modifiche riguarderanno il controllo del pm sulla selezione delle comunicazioni da trascrivere, ora affidata in via quasi esclusiva alla sola polizia giudiziaria. Ma il testo dovrà prevedere anche modalità più agevoli per l’accesso del difensore al materiale intercettato, una modifica chiesta pure dell’Unione delle camere penali.
Politicamente, Bonafede evita accuratamente di intestarsi successi a scapito degli alleati. Così si limita a dire che nel vertice “c’è stato davvero un bel lavoro, di cui sono molto soddisfatto” perché “è stato trovato un approccio pragmatico, non ideologico e con questo siamo arrivati a una soluzione che dal punto di vista mio e della maggioranza, si bilanciano perfettamente tutti gli interessi in gioco”.