In Italia un dirigente guadagna in media circa 220mila euro. Ma gli amministratori delegati delle società arrivano a 849mila euro medi, con un massimo di circa 6 milioni. La cifra scende però a 474mila euro se il manager è donna. I compensi sono particolarmente elevati nel settore assicurativo rispetto a quello bancario e industriale. Sono i dati dell’ultimo rapporto di Mediobanca sulle remunerazioni dei board delle società italiane, che prende in considerazione i compensi 2018 di 230 imprese con sede in Italia quotate al Mercato telematico azionario. Complessivamente sono state raccolte informazioni su oltre 3.500 amministratori, direttori generali e sindaci. Viene analizzato anche il rapporto fra la retribuzione dei vertici delle società e il costo medio del lavoro e il ruolo delle donne, che risultano sottorappresentate e pagate meno degli uomini.
I presidenti guadagnano mediamente 458mila euro, fino a un massimo di 7 milioni, mentre la paga è di circa la metà per i vicepresidenti. I compensi dei semplici consiglieri sono nettamente inferiori rispetto a dirigenti di grado superiore e si aggirano intorno ai 77mila euro in media. Il 22% delle posizioni percepisce anche una retribuzione non fissa. La componente variabile dello stipendio è pari ad appena il 36% per la media dei dirigenti, ma aumenta a circa la metà del compenso se si considerano i soli amministratori delegati.
Lo studio esamina anche il rapporto tra la paga dei dirigenti e il costo medio del lavoro dell’impresa. Questo dato, tuttavia, si può raffrontare solo parzialmente con quello dei dirigenti e i rapporti ottenuti “devono considerarsi mediamente sottostimati”. Il multiplo più alto è relativo all’amministratore delegato, che in media guadagna 14,4 volte un dipendente, con un massimo pari a 114,2 volte. In seconda posizione per compenso relativo vi è il presidente del consiglio di amministrazione, che in media guadagna 8,5 volte un dipendente, con un massimo pari a 92,7 volte. Nel complesso il rapporto tra compensi totali dei vertici e costo medio del lavoro è di 183,4.
Le disuguaglianze di retribuzione aumentano significativamente se ci si limita alle imprese a maggiore capitalizzazione. Con riferimento a quelle che a fine 2018 avevano un valore di Borsa superiore a 1 miliardo di euro, si ottiene che la paga dell’amministratore delegato sale a 24,4 volte quello di un dipendente medio, quello del presidente del cda a 9,9 volte. Rispetto alle rilevazioni dell’anno scorso, le disuguaglianze restano in media stabili, ma è da notare che lo stipendio relativo del presidente e dell’amministratore delegato è in calo.
La presenza femminile varia a seconda della carica esaminata e si riduce notevolmente nelle posizioni di vertice. Solo l’8,1% degli amministratori delegati sono donne, mentre il dato sale al 10,7% nel caso della presidenza del consiglio di amministrazione e al 18,2% per la vicepresidenza. La quota femminile è più alta con riferimento alla funzione di consigliere (42,2%) e tocca il proprio massimo nella carica di sindaco effettivo (43,2%). Anche i compensi vedono sfavorite le donne, che in media fra i dirigenti guadagnano un quarto degli uomini.