In manette è finito Franco La Rupa, ex sindaco di Amantea, insieme al figlio Antonio. Il ricavato della frode da 150mila euro veniva investito per acquistare immobili all'asta fallimentare e finanziare così un centro di accoglienza per migranti
Spacciavano per biologico l’olio ottenuto con prodotti chimici, e utilizzavano i proventi della frode per acquistare immobili all’asta fallimentare e finanziare così un centro di accoglienza per migranti. Franco La Rupa,ex consigliere della regione Calabria, è stato arrestato insieme al figlio Antonio dalla Guardia di Finanza di Cosenza a conclusione di un’indagine coordinata dalla Procura di Paola. I due sono indagati per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode nell’esercizio del commercio, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, calunnia e tentata estorsione.
La Rupa è stato sindaco del comune di Amantea, in provincia di Cosenza, dove vive con il figlio Antonio. Le indagini, svolte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Paola e della Tenenza di Amantea, hanno accertato che i due hanno commercializzato nella loro azienda agricola 41.860 chili di olio, ufficialmente proveniente da agricoltura biologica, e invece ottenuto con l’impiego di fertilizzanti e pesticidi vietati in questo tipo di produzione. Tramite false attestazioni (e nascondendo le fatture di acquisto dei prodotti chimici non ammessi) ingannavano l’organismo certificatore del ministero delle Politiche agricole e forestali, così da ottenere il rilascio dell’attestato di “operatore agrobiologico”: in questo modo potevano immettere sul mercato il falso olio biologico che gli fruttava più di 150mila euro. In più, ricevevano gli specifici contributi dall’Unione Europea e dalla Regione Calabria per un totale di circa 114mila euro.
I guadagni, ottenuti con una serie di operazioni finanziarie abilmente concepite per nasconderne la provenienza, sono stati poi reimpiegati per l’acquisto di un complesso immobiliare nel comune di Serra d’Aiello, in provincia di Cosenza, attraverso un’asta fallimentare. Le indagini hanno permesso di accertare che sia la proprietà dell’azienda agricola sia quella degli immobili erano riconducibili all’ex consigliere regionale, già in passato colpito da una misura di prevenzione patrimoniale. Nello specifico, è stato sottoposto a sequestro la metà di un complesso immobiliare a Serra d’Aiello, oltre a denaro e altri beni appartenenti agli indagati. Nei confronti dei due imprenditori il gip del Tribunale di Paola ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e di un decreto di sequestro preventivo.