Quattro pagine, tutte scritte in inglese, che rappresentano il punto di partenza di una
trattativa che potrà andare avanti al massimo fino agli inizi di
febbraio. Quasi 50 giorni, quindi, per decidere quale sarà il futuro dell’
ex Ilva di Taranto. Con un segnale:
se un’intesa è stata raggiunta, vuol dire che la strada è in discesa. E ha una certezza:
ArcelorMittal ci sarà ancora. Quattro sono anche i punti su cui verte l’accordo siglato oggi a
Milano tra commissari stroardinari e gruppo franco-indiano: investimenti di Arcelor, quelli dello
Stato italiano (disposto a stanziare fino a un miliardo di euro tramite una sua controllata), produzione del cosiddetto “
acciaio verde” ed esuberi.
Il solo fato che nel protocollo si parli di esuberi, ha fatto andare su tutte le furie i sindacati, neanche interpellati nella definizione del documento. Che contiene, nero su bianco, i paletti da cui far ripartire il dialogo. Sin dalla premessa: “Il Governo italiano, alla luce dell’interesse strategico nazionale delle attività di Ilva e del suo impegno per realizzare il ‘nuovo accordo verde‘ – si legge nella premessa del protocollo d’intesa – è fortemente impegnato a preservare il business come impresa corrente e gli attuali livelli di occupazione sulla base e coerenti con il nuovo piano industriale attualmente in discussione tra le Parti, che mira a produrre circa 8 milioni di tonnellate di acciaio entro il 2023″. Val la pena ricordare che ad oggi il siderurgico tarantino produce circa 4,5 milioni di tonnellate, con prospettive di mercato di certo non rosee.
Alla produzione, poi, è legata la questione della forza lavoro: “Il nuovo piano industriale fornirà i dettagli dei livelli di occupazione durante il periodo considerato e coerenti con il nuovo piano industriale – si legge ancora – Al fine di raggiungere tali livelli di occupazione, tutte le parti che hanno firmato l’accordo sindacale di settembre 2018, il giorno della firma del nuovo accordo, stipuleranno un nuovo accordo sindacale coerente con i termini ivi stabiliti”. Che, quindi, non potranno essere gli stessi di un anno e due mesi fa. Altro passaggio fondamentale è quello sulle “decisioni giudiziarie”: “AM InvestCo farà in modo che le società locatarie gestiscano le rispettive unità aziendali preservandone la piena funzionalità nella misura compatibile con le decisioni giudiziarie” è scritto nel documento. Chiaro il riferimento al possibile spegnimento dell’Altoforno 2, che prefigurerebbe un calo netto della produzione e migliaia di operai in cassintegrazione. Nell’accordo, del resto, ci sarebbe anche una clausola cautelativa da parte del gruppo franco-indiano secondo cui, se fosse confermata la chiusura dell’impianto, non sarà più possibile “mantenere i livelli di produttività indicati nell’udienza del 27 novembre scorso”. Secondo le agenzie di stampa, ArcelorMittal si impegna a gestire lo stabilimento di Taranto “in modo da assicurare, compatibilmente con i vincoli posti dalla decisione del tribunale di Taranto, il funzionamento e la continuità delle attività produttive”.
Per quanto riguarda l’aspetto ambientale, invece, nel protocollo è sottolineato che “le parti riconoscono che l’attuazione del nuovo piano industriale”, chiamato ‘nuovo green deal’ “renderà necessari alcuni impianti di produzione di tecnologia verde e potrebbe richiedere che (…) il Piano Ambientale sia di conseguenza modificato, nel qual caso le parti coopereranno in buona fede al fine di raggiungere tale modifiche il più presto possibile”. ArcelorMittal e l’Ilva in amministrazione straordinaria – si legge ancora – “stanno elaborando congiuntamente, come base per l’accordo, un nuovo piano industriale” nel contesto “di una transizione verso la tecnologia verde (decarbonizzazione)”. E in questo nuovo piano verrà istituita “una nuova società finanziata da azionisti pubblici e/o privati (‘Newco’) al fine di implementare e gestire, tra gli altri, ulteriori impianti di produzione di tecnologia verde nel sito industriale di Taranto”.
Nel “quadro dei negoziati”, è quanto scritto ancora nel documento, “le Parti si adoperano al massimo per trovare soluzioni reciprocamente soddisfacenti, con il coinvolgimento dei pertinenti enti pubblici, rispetto alle questioni in sospeso sollevate dalle parti”. Nel caso in cui i negoziati “portino a un accordo vincolante, nel contesto di tale accordo le Parti regolano la risoluzione della controversia pendente dinanzi al Tribunale di Milano“. Ovvero, ritireranno gli atti nella causa civile che non verrà portata avanti. “Al fine di facilitare i negoziati, Ilva e AM InvestCo chiederanno un rinvio dell’audizione prevista per il 20 dicembre 2019 fino al 31 gennaio 2020 al fine di completare i negoziati dell’accordo”. Cosa che hanno fatto oggi in udienza, tanto che il giudice ha rinviato il procedimento al 7 febbraio. Nel caso, invece, “in cui non sia stato sottoscritto un accordo vincolante e/o la chiusura di tale accordo non sia stata completata“, “ciascuna Parte avrà il diritto di perseguire le proprie pretese nell’ambito del procedimento pendente dinanzi al Tribunale di Milano“.
Riepilogando: si parte dal superamento del ciclo integrale di produzione dell’acciaio, fondato sulla trasformazione dei minerali, e si punterà sul cosiddetto ‘acciaio verde’, con l’utilizzo sia del preridotto di ferro negli altiforni, sia di due forni elettrici. Per quanto riguarda gli investimenti da effettuare, lo Stato è disponibile a versare fino a un miliardo di euro attraverso sue controllate. Argomento correlato è quello relativo agli stanziamenti del gruppo franco indiano. Relativamente alla forza lavoro, nelle scorse settimane Arcelor ha annunciato che vuole 4700 esuberi entro il 2023 (2900 nel 2020), oltre alla cassa integrazione straordinaria per 3500 dipendenti di Taranto come conseguenza dello stop all’altoforno 2; lo Stato, invece, è disposto a tollerare al massimo 1800 esuberi, un numero che tiene in considerazione la produzione di 8 milioni di tonnellate di acciaio prevista per il piano 2023.
A spiegare meglio alcuni passaggi dell’intesa serve la nota inviata da ArcelorMittal in tarda mattinata: “AM.InvestCo ha firmato un accordo non vincolante con i Commissari Ilva nominati dal Governo che costituisce la base per continuare le trattative riguardanti un piano industriale per Ilva, incluso un investimento azionario da parte di un ente partecipato dal Governo” si legge nella nota. “Il nuovo piano industriale prevede investimenti in tecnologia verde da realizzarsi anche attraverso una nuova società finanziata da investitori pubblici e privati – è scritto – I negoziati dunque proseguiranno fino a gennaio 2020. Per quanto riguarda la vicenda dello spegnimento dell’Altoforno 2, invece, a parlare stato il legale di Arcelor: “Non posso dare valutazioni sulla trattativa, è chiaro che se lo spegnimento dell’altoforno è stato disposto con un ordine della magistratura penale e se la stessa dovesse confermare questo ordine di spegnimento in fase di appello non potremo che ottemperare” ha detto l’avvocato Ferdinando Emanuele.
Chi non è soddisfatto (eufemismo) dell’intesa raggiunta sono i sindacati. A criticare duramente l’intesa non vincolante raggiunta a Milano è il leader Uilm, Rocco Palombella, secondo cui si tratta di un “un atto grave” perché “non si può decidere senza coinvolgere i lavoratori”. Il sindacalista non è per nulla ottimista: “Così la trattativa parte in salita e sarà difficile da realizzare entro i tempi previsti da Commissari e Mittal. Siamo preoccupati – ha aggiunto – perché una trattativa non può iniziare dopo che Mittal e il governo abbiano già fissato i limiti. Non è la prima volta ed è per questo che la vertenza si è trascinata per un anno intero. Non si può avviare una trattativa dopo aver definito le condizioni di partenza che per noi restano quelle dell’accordo del 2018 senza un esubero in più”.
Economia
Ex Ilva, il contenuto dell’accordo tra Mittal e commissari: aumento produzione, intervento dello Stato, esuberi e acciaio green
Il solo fato che nel protocollo si parli di esuberi, ha fatto andare su tutte le furie i sindacati, neanche interpellati nella definizione del documento. Che contiene, nero su bianco, i paletti da cui far ripartire il dialogo. Sin dalla premessa: “Il Governo italiano, alla luce dell’interesse strategico nazionale delle attività di Ilva e del suo impegno per realizzare il ‘nuovo accordo verde‘ – si legge nella premessa del protocollo d’intesa – è fortemente impegnato a preservare il business come impresa corrente e gli attuali livelli di occupazione sulla base e coerenti con il nuovo piano industriale attualmente in discussione tra le Parti, che mira a produrre circa 8 milioni di tonnellate di acciaio entro il 2023″. Val la pena ricordare che ad oggi il siderurgico tarantino produce circa 4,5 milioni di tonnellate, con prospettive di mercato di certo non rosee.
Alla produzione, poi, è legata la questione della forza lavoro: “Il nuovo piano industriale fornirà i dettagli dei livelli di occupazione durante il periodo considerato e coerenti con il nuovo piano industriale – si legge ancora – Al fine di raggiungere tali livelli di occupazione, tutte le parti che hanno firmato l’accordo sindacale di settembre 2018, il giorno della firma del nuovo accordo, stipuleranno un nuovo accordo sindacale coerente con i termini ivi stabiliti”. Che, quindi, non potranno essere gli stessi di un anno e due mesi fa. Altro passaggio fondamentale è quello sulle “decisioni giudiziarie”: “AM InvestCo farà in modo che le società locatarie gestiscano le rispettive unità aziendali preservandone la piena funzionalità nella misura compatibile con le decisioni giudiziarie” è scritto nel documento. Chiaro il riferimento al possibile spegnimento dell’Altoforno 2, che prefigurerebbe un calo netto della produzione e migliaia di operai in cassintegrazione. Nell’accordo, del resto, ci sarebbe anche una clausola cautelativa da parte del gruppo franco-indiano secondo cui, se fosse confermata la chiusura dell’impianto, non sarà più possibile “mantenere i livelli di produttività indicati nell’udienza del 27 novembre scorso”. Secondo le agenzie di stampa, ArcelorMittal si impegna a gestire lo stabilimento di Taranto “in modo da assicurare, compatibilmente con i vincoli posti dalla decisione del tribunale di Taranto, il funzionamento e la continuità delle attività produttive”.
Per quanto riguarda l’aspetto ambientale, invece, nel protocollo è sottolineato che “le parti riconoscono che l’attuazione del nuovo piano industriale”, chiamato ‘nuovo green deal’ “renderà necessari alcuni impianti di produzione di tecnologia verde e potrebbe richiedere che (…) il Piano Ambientale sia di conseguenza modificato, nel qual caso le parti coopereranno in buona fede al fine di raggiungere tale modifiche il più presto possibile”. ArcelorMittal e l’Ilva in amministrazione straordinaria – si legge ancora – “stanno elaborando congiuntamente, come base per l’accordo, un nuovo piano industriale” nel contesto “di una transizione verso la tecnologia verde (decarbonizzazione)”. E in questo nuovo piano verrà istituita “una nuova società finanziata da azionisti pubblici e/o privati (‘Newco’) al fine di implementare e gestire, tra gli altri, ulteriori impianti di produzione di tecnologia verde nel sito industriale di Taranto”.
Nel “quadro dei negoziati”, è quanto scritto ancora nel documento, “le Parti si adoperano al massimo per trovare soluzioni reciprocamente soddisfacenti, con il coinvolgimento dei pertinenti enti pubblici, rispetto alle questioni in sospeso sollevate dalle parti”. Nel caso in cui i negoziati “portino a un accordo vincolante, nel contesto di tale accordo le Parti regolano la risoluzione della controversia pendente dinanzi al Tribunale di Milano“. Ovvero, ritireranno gli atti nella causa civile che non verrà portata avanti. “Al fine di facilitare i negoziati, Ilva e AM InvestCo chiederanno un rinvio dell’audizione prevista per il 20 dicembre 2019 fino al 31 gennaio 2020 al fine di completare i negoziati dell’accordo”. Cosa che hanno fatto oggi in udienza, tanto che il giudice ha rinviato il procedimento al 7 febbraio. Nel caso, invece, “in cui non sia stato sottoscritto un accordo vincolante e/o la chiusura di tale accordo non sia stata completata“, “ciascuna Parte avrà il diritto di perseguire le proprie pretese nell’ambito del procedimento pendente dinanzi al Tribunale di Milano“.
Riepilogando: si parte dal superamento del ciclo integrale di produzione dell’acciaio, fondato sulla trasformazione dei minerali, e si punterà sul cosiddetto ‘acciaio verde’, con l’utilizzo sia del preridotto di ferro negli altiforni, sia di due forni elettrici. Per quanto riguarda gli investimenti da effettuare, lo Stato è disponibile a versare fino a un miliardo di euro attraverso sue controllate. Argomento correlato è quello relativo agli stanziamenti del gruppo franco indiano. Relativamente alla forza lavoro, nelle scorse settimane Arcelor ha annunciato che vuole 4700 esuberi entro il 2023 (2900 nel 2020), oltre alla cassa integrazione straordinaria per 3500 dipendenti di Taranto come conseguenza dello stop all’altoforno 2; lo Stato, invece, è disposto a tollerare al massimo 1800 esuberi, un numero che tiene in considerazione la produzione di 8 milioni di tonnellate di acciaio prevista per il piano 2023.
A spiegare meglio alcuni passaggi dell’intesa serve la nota inviata da ArcelorMittal in tarda mattinata: “AM.InvestCo ha firmato un accordo non vincolante con i Commissari Ilva nominati dal Governo che costituisce la base per continuare le trattative riguardanti un piano industriale per Ilva, incluso un investimento azionario da parte di un ente partecipato dal Governo” si legge nella nota. “Il nuovo piano industriale prevede investimenti in tecnologia verde da realizzarsi anche attraverso una nuova società finanziata da investitori pubblici e privati – è scritto – I negoziati dunque proseguiranno fino a gennaio 2020. Per quanto riguarda la vicenda dello spegnimento dell’Altoforno 2, invece, a parlare stato il legale di Arcelor: “Non posso dare valutazioni sulla trattativa, è chiaro che se lo spegnimento dell’altoforno è stato disposto con un ordine della magistratura penale e se la stessa dovesse confermare questo ordine di spegnimento in fase di appello non potremo che ottemperare” ha detto l’avvocato Ferdinando Emanuele.
Chi non è soddisfatto (eufemismo) dell’intesa raggiunta sono i sindacati. A criticare duramente l’intesa non vincolante raggiunta a Milano è il leader Uilm, Rocco Palombella, secondo cui si tratta di un “un atto grave” perché “non si può decidere senza coinvolgere i lavoratori”. Il sindacalista non è per nulla ottimista: “Così la trattativa parte in salita e sarà difficile da realizzare entro i tempi previsti da Commissari e Mittal. Siamo preoccupati – ha aggiunto – perché una trattativa non può iniziare dopo che Mittal e il governo abbiano già fissato i limiti. Non è la prima volta ed è per questo che la vertenza si è trascinata per un anno intero. Non si può avviare una trattativa dopo aver definito le condizioni di partenza che per noi restano quelle dell’accordo del 2018 senza un esubero in più”.
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Damasco, 16 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Difesa siriano ha accusato domenica il gruppo libanese Hezbollah di aver rapito e ucciso tre soldati in Libano. Lo hanno riferito i media statali.
"Un gruppo della milizia di Hezbollah... ha rapito tre membri dell'esercito siriano al confine tra Siria e Libano... prima di portarli in territorio libanese ed eliminarli", ha affermato il ministero della Difesa, citato dall'agenzia di stampa Sana.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha dichiarato che un colpo d'arma da fuoco proveniente dal Libano ha colpito un veicolo all'interno di un centro residenziale nel nord di Israele. "Stamattina, uno sparo ha colpito un veicolo parcheggiato nella zona di Avivim. Non sono stati segnalati feriti. Lo sparo è molto probabilmente partito dal territorio libanese", ha affermato l'esercito in una dichiarazione. "Qualsiasi fuoco diretto verso Israele dal territorio libanese costituisce una palese violazione degli accordi tra Israele e Libano", ha aggiunto l'esercito.
Kiev, 16 mar. (Adnkronos/Afp) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sostituito il capo di stato maggiore delle forze armate, con un decreto emesso oggi, mentre le truppe in prima linea di Kiev continuano ad essere in difficoltà. Secondo un comunicato, Anatoliy Bargylevych è stato sostituito da Andriy Gnatov, a cui "è stato affidato il compito di aumentare l'efficienza della gestione".
"È un combattente", ha detto Zelensky parlando di Gnatov. "Il suo compito è quello di apportare maggiore esperienza di combattimento, l'esperienza delle nostre brigate nella pianificazione delle operazioni, difensive e offensive, nonché uno sviluppo più attivo del sistema dei corpi d'armata", ha aggiunto. "Tutto ciò che le nostre brigate hanno imparato dalla guerra dovrebbe essere implementato al cento per cento a livello di pianificazione".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Un uomo di 45 anni è stato dato alle fiamme nel bel mezzo di Times Square, a New York, la scorsa notte. Lo ha riferito la polizia. Le immagini delle telecamere hanno immortalato il momento in cui l'uomo, a torso nudo e gravemente ustionato, è stato trasportato d'urgenza dalle autorità in ambulanza dopo che le fiamme erano state spente.
La polizia afferma che il 45enne è stato soccorso alle 4 del mattino ed è stato portato in un ospedale vicino in condizioni stabili. Il suo aggressore sarebbe fuggito dalla scena ed è ricercato dalle autorità. Non sono state in grado di dire se l'attacco fosse casuale o mirato.
Gli investigatori hanno riferito che l'uomo era stato cosparso con un liquido infiammabile prima che qualcuno appiccasse il fuoco. La vittima, avvolta dalle fiamme, si era messa poi a correre, quando qualcuno è uscito da un'auto e ha spento il fuoco con un estintore a polvere.
Skopje, 16 mar. (Adnkronos) - La Macedonia del Nord ha dichiarato un periodo di lutto nazionale di sette giorni per l'incendio in una discoteca che ha causato almeno 59 morti e decine di feriti, mentre le autorità hanno arrestato 15 persone per interrogarle e il ministro degli Interni ha affermato che un'ispezione preliminare ha rivelato che il club stava operando senza la licenza necessaria.
Al termine di una giornata in cui il piccolo Paese balcanico è stato alle prese con un disastro mai visto da decenni, il ministro degli Interni Panche Toshkovski ha dichiarato che il club nella città orientale di Kočani, dove si è verificato l'incendio prima dell'alba, sembrava operare illegalmente.
Più di 20 persone sono sotto inchiesta, 15 delle quali sono sotto custodia della polizia, mentre altri sospettati di coinvolgimento si trovano in ospedale, ha aggiunto Toshkovski. La maggior parte delle vittime dell'incendio, che ha devastato il nightclub Pulse durante un concerto hip-hop, erano adolescenti e giovani adulti. Circa 155 sono rimasti feriti, molti in modo grave.
Mosca, 16 mar. (Adnkronos) - Il desiderio della Gran Bretagna di rubare i beni russi è legato alla lunga tradizione inglese della pirateria, diventata un segno distintivo della corona britannica insieme a "rapine e omicidi". Lo ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
"Questa è una delle tradizioni inglesi, come bere il tè e le corse di cavalli. Il fatto è che la pirateria è stata legalizzata in Inghilterra", ha scritto la diplomatica sul suo canale Telegram. "Ai pirati era proibito attaccare le navi inglesi, ma era loro permesso derubare le navi dei concorrenti. Moralità immorale".
Beirut, 16 mar. (Adnkronos) - I media libanesi riferiscono di un morto in un attacco aereo israeliano nella città meridionale di Aainata. Ulteriori raid sono stati segnalati a Kafr Kila. Non ci sono commenti immediati da parte delle Idf.