Dieci anni fa, tra i dipendenti del colosso delle telecomunicazioni francese si contarono almeno 19 suicidi, molti accompagnati da messaggi di accuse nei confronti dell’azienda. Oggi France Télécom e diversi suoi ex dirigenti, tra cui l’amministratore delegato Didier Lombard, sono stati condannati a Parigi con l’accusa di “mobbing morale”, per aver messo in atto politiche di riduzione “a oltranza” del personale tra il 2007 e il 2008.
Il processo riguarda il periodo compreso tra il 2007 e il 2010: in particolare si concentra sui piani ‘Next’ e ‘Act’, che avrebbero dovuto riorganizzare France Télécom in tre anni, che in quel momento contava 120mila dipendenti. L’obiettivo era l’uscita di 22mila persone e la mobilità di altre 10mila, ma “gli strumenti scelti per raggiungere le 22mila uscite erano vietati”, come ha dichiarato il tribunale, che parla di una riduzione del personale “a marce forzate”. Gli imputati per tutto il processo hanno rivendicato la “volontarietà” delle uscite, ma secondo i giudici si tratta di una “semplice” facciata. Al contrario, i tre dirigenti hanno fatto “pressione sui quadri”, che “si è ripercossa” sui lavoratori. Hanno attuato “un piano concertato per peggiorare le condizioni di lavoro dei dipendenti, in modo da accelerare le loro uscite”. Questo tipo di politica, si legge nella sentenza, “ha creato un clima ansiogeno”. Il tribunale ha analizzato i casi di 39 parti civili, tra cui 19 persone che si sono suicidate.
L’impresa, diventata Orange nel 2013, è stata condannata a pagare una multa di 75mila euro. Gli ex dirigenti – Didier Lombard, il numero 2 Louis-Pierre Wenès e il direttore delle risorse umane Olivier Barberot – sono stati condannati a un anno di carcere di cui otto mesi con la condizionale e 15mila euro di multa. Gli imputati sono stati prosciolti sul periodo post-2008. L’avvocato di Lombard ha già annunciato che presenterà ricorso contro la condanna.