Negli ultimi anni, a livello istituzionale, il dissenso rispetto al progetto della Gronda autostradale di Genova sembrava essere rappresentato esclusivamente dal Movimento 5 Stelle e dalla sinistra civica in consiglio comunale. Mercoledì 18 dicembre, a due giorni dalla visita nel capoluogo ligure del ministro Paola De Micheli che annunciava che “di ipotesi progettuale ne esiste solo una, e daremo il via libera a gennaio”, anche la sinistra ha preso posizione per un’ipotesi alternativa alla Gronda. Quello presentato ieri da Sinistra Italiana, Possibile e Linea Condivisa è il progetto della “Genovina” ideato dagli ingegneri Stefano Camisasso, Alfredo Perazzo e Mauro Solari per “Rinascimento Genova”, lo stesso già promosso dai grillini.
Se la Lega che governa il Comune e il centrodestra di Toti in Regione, assieme all’ultrarenziana Raffaella Paita, non mostra alcuna titubanza rispetto questa mega infrastruttura di 72 chilometri, iniziata a pensare negli anni Ottanta e partorita dopo un lungo travaglio nel 2009, il Partito democratico – nonostante le dichiarazioni ufficiali – potrebbe venire parzialmente incontro alle osservazioni critiche degli alleati di Governo, trovando un compromesso sul progetto da far partire nei prossimi mesi.
“Il problema non è solo dare priorità alla manutenzione dei viadotti esistenti in Liguria anziché costruirne 13 nuovi – spiegano i promotori della Genovina – o il fatto che i 54 chilometri che andrebbero costruiti in gallerie bucando le rocce amiantifere dell’entroterra genovese rappresenterebbero quello che Aspi definisce il più grande scavo d’Europa e andrebbe a intaccare tutti i torrenti nel contesto del fragile equilibrio idrogeologico di quel territorio”.
Non è un semplice ‘No’ alla mega infrastruttura, ma una richiesta di procedere con una soluzione più economica, veloce ed efficace, sempre finanziata con i pedaggi autostradali (posti come onere nel rilascio di una nuova concessione autostradale, nell’ipotesi che il Governo sollevi Aspi dall’incarico, oppure come clausola vincolante per il rinnovo). Diverse persone sono già state espropriate dai territori attraversati dal tracciato e Aspi avrebbe già iniziato a preparare alcuni spazi di cantiere, ma “la Genovina non abbandonerebbe totalmente il progetto della Gronda del quale ‘salverebbe’ il raddoppio della A7 verso Milano, tratto autostradale che si contraddistingue per pendenza e numero di tornanti in direzione del capoluogo ligure”. Oltre al mantenimento di quel raddoppio, spiegano i promotori, il tracciato alternativo andrebbe a prolungare l’attuale ’Strada a mare’, costituita da lungomare Canepa e dalla nuova sopraelevata Guido Rossa, e prevederebbe la realizzazione di una galleria dal casello di Genova Aeroporto all’area di Campi per smaltire il traffico tra il Ponente e la Valpolcevera.
Quanto messo in discussione dai partiti ostili alla Gronda è la reale efficacia di un progetto vecchio e ritenuto non più rispondente ai traffici: “La Gronda verrebbe realizzata in 9-10 anni e porterebbe a un vantaggio molto ridotto rispetto a quello previsto con gli interventi della Genovina, che sarebbe pronta in sei anni compresi i lavori di progettazione e cantierizzazione, e costerebbe 3,2 miliardi anziché i 4,2 del progetto attuale”.
La Gronda, nata per agevolare il traffico su gomma tra Genova Vesima e Bolzaneto e viceversa, verrebbe così sostanzialmente spostata a mare, “con degli accorgimenti meno impattanti e più efficaci con il miglioramento del trasporto pubblico e della viabilità privata urbana perché è stata progettata studiando i livelli di traffico reali certificati da autostrade ai caselli, che dimostrano – spiega l’ingegnere trasportista Alfredo Perazzo – che la maggior parte della viabilità nel tratto interessato non attraversa Genova ma ha origine e fine all’interno del territorio cittadino”. Se certamente la Confindustria e le destre insisteranno per procedere “senza se e senza ma” con il progetto faraonico presentato da Autostrade nel 2009, sinistra e Movimento 5 Stelle ora sperano che il Partito Democratico sia in tempo per considerare queste osservazioni e prendere in considerazione le modifiche progettuali previste, anche come segnale di convergenza verso una possibile coalizione unita contro il centrodestra per le prossime elezioni regionali, anche sui temi dell’ambiente e della mobilità sostenibile. “Comunque – chiarisce il consigliere regionale di ‘Linea Condivisa’ Gianni Pastorino a chi gli fa notare come questa presa di posizione rischia di provocare divisioni anziché contribuire all’unione di un fronte contro il Toti-bis – sosteniamo una coalizione ampia e pensiamo che idee diverse su quest’opera non ci possano impedire di lavorare assieme alla costruzione di un polo alternativo alla destra in Regione che in questi anni ha fallito su tutti i fronti”.