Dopo due mesi di proteste è stato trovato un accordo per nominare il nuovo primo ministro libanese. Il presidente Michel Aoun ha incaricato il professore universitario Hassan Diab di formare il governo. La nomina è arrivata giovedì sera, a seguito delle dimissioni del premier uscente Saad Hariri, rassegnate a fine ottobre sull’onda delle agitazioni popolari. Le consultazioni parlamentari, più volte rinviate, si sono concluse con 69 voti a favore di Diab, 14 voti per altri candidati, mentre 42 deputati si sono astenuti. Ma la piazza continua a protestare. “Il nuovo premier è stato scelto da Hebzollah e dai suoi alleati – ha detto un manifestante alle tv locali – Non è un indipendente”.

Hassan Diab si è presentato come un “tecnocrate” super partes, non espressione della classe politica messa sotto accusa dalla mobilitazione popolare scoppiata il 17 ottobre scorso. “Sono uno specialista e darò la priorità a ministri specialisti”, ha detto Diab, che comincerà sabato le consultazioni con le parti politiche per formare il governo. “Non sarà un governo di scontro”. Il premier incaricato è stato in passato ministro dell’istruzione e in quel ruolo ha innalzato le tasse universitarie del 300%, ma è poco noto all’opinione pubblica libanese. È sostenuto dagli Hezbollah filo-iraniani, dal partito sciita Amal e dal movimento del presidente Aoun, che ha la maggioranza in Parlamento. Nonostante Diab sia di religione sunnita, solo sei parlamentari sunniti hanno espresso il loro sostegno. In Libano infatti, secondo una convenzione non scritta nella costituzione ma rispettata da decenni, il premier deve essere sunnita, mentre il capo di Stato cristiano maronita e il presidente del parlamento sciita.

Ma la nomina del nuovo primo ministro, vicepresidente della maggiore università libanese, l’American University di Beirut, non ha fermato le proteste, che hanno interessato in particolare in tutte le zone a maggioranza sunnita a Beirut, Tripoli, Sidone, nel nord e nella Bekaa centrale. Gruppi di manifestanti hanno bloccato varie strade del Paese per contestare la scelta di Aoun e si sono radunati anche sotto la casa del premier incaricato.

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