Secondo il pm Letizia Mocciaro non avrebbe potuto scavalcare il parapetto se non fosse stato per una sedia, che doveva stare in un gabbiotto e che invece era stata lasciata incustodita. "Non si escludono altri indagati"
Tre persone sono indagate per la morte del bambino di quasi sei anni precipitato lo scorso 18 ottobre nella tromba delle scale della scuola Pirelli: si tratta di due maestre – una di ruolo e l’altra di sostegno – e della bidella. La Procura di Milano indaga per omicidio colposo e omessa vigilanza. Il pubblico ministero Letizia Mocciaro, titolare del fascicolo, “non esclude altri indagati”.
Le maestre sarebbero entrambe responsabili per avere fatto uscire il bambino, che aveva chiesto di andare in bagno, ritenendo che la bidella fosse fuori dall’aula ad attenderlo. Quest’ultima invece avrebbe solo invitato il piccolo a rientrare in classe, senza però accompagnarlo. Lo studente non è mai arrivato in classe: Il bambino – alto 1 metro e dieci centimetri – è caduto nella tromba delle scale facendo un volo di 10 metri: è morto il 22 ottobre in ospedale. Non avrebbe però potuto scavalcare il parapetto della scala se non fosse salito su una sedia presente in corridoio, che avrebbe dovuto essere custodita in un gabbiotto e che invece era stata lasciata incustodita. Questa conclusione è il risultato di un esperimento giudiziario, realizzato in queste settimane dal pubblico ministero Letizia Mocciaro. “Senza la sedia il piccolo non si sarebbe mai potuto arrampicare”, spiega il pm che sottolinea come l’edificio scolastico – una caserma costruita negli anni Trenta – risulti a norma. Un regolamento edilizio del Comune di Milano del 2014 impone che le ringhiere siano alte almeno 1 metro e 10 centimetri: non ha però valore retroattivo, perciò la ringhiera della scala, alta 1 metro e 2 centimetri, è in regola. Mocciaro tuttavia fa notare “la carenza di personale” e ricorda che “il dirigente scolastico già ad agosto aveva segnalato la mancanza di collaboratori riuscendo ad ottenere solo un bidello per 18 ore la settimana”.