La riforma della prescrizione, come annunciato al termine del vertice della maggioranza ieri sera, entrerà in vigore a gennaio. Per Carlo Calenda, leader di Azione, è “una riforma negativa, perché così la necessità di dare spazio alla magistratura di agire diventa la possibilità di tenere aperti i processi all’infinito”. A un incontro organizzato sul tema a Roma dal movimento dell’ex ministro era presente anche l’ex presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, oggi giudice della Corte di Cassazione: “Processi infiniti? È una preoccupazione concreta, il rischio di tempi lunghissimi c’è. Però uno dei meriti di questa riforma, assieme a tanti altri demeriti, è che per la prima volta provato ad affrontare il problema”. Ma Cantone aggiunge: “Noi abbiamo fatto una riforma di una riforma (quella a firma dell’ex ministro guardasigilli Andrea Orlando, ndr) che non è mai entrata in vigore. Un paradosso”. La soluzione ora per Cantone è quella di “prevedere dei tempi entro i quali i singoli gradi di giudizio debbano chiudersi”. Ma basterà una norma di questo tipo? “Certo che no – afferma l’ex capo dell’Anac – C’è un problema di organizzazione degli uffici, quindi anche una diversa organizzazione del lavoro potrebbe incidere sui numeri della prescrizione. Ma il vero problema generale è il sovraccarico della giustizia e questo lo si potrebbe affrontare con l’investimento di maggiori energie e risorse, ridurre il carico giudiziario attraverso ulteriori depenalizzazioni, c’è bisogno di sveltire il processo migliorando il sistema delle notifiche e delle impugnazioni. Con tutte queste riforme, la riforma della prescrizione poteva avere un senso, così il rischio vero è quello di creare più problemi di quanti ne risolve”. E Calenda propone: “Sulla prescrizione si deve tornare alla riforma Orlando e per garantire tempi ragionevoli per la durata dei processi una norma specifica non serve a niente e lo sanno anche Pd e Italia Viva che la propongono. Bisogna investire risorse nei tribunali, anche facendo lavorare i magistrati di più”.