“Non risultano azioni che abbiano compromesso l’operatività e l’integrità dei sistemi aziendali”. La Rai, in una nota, risponde alle accuse di scarsa sicurezza mosse dal presidente Marcello Foa durante la sua audizione di fronte alla commissione di Vigilanza in merito alla tentata truffa nei suoi confronti, ad aprile, da parte di un finto ministro Giovanni Tria. L’Usigrai, dopo le rivelazioni riguardanti le versioni contraddittorie fornite da Foa e dall’amministratore delegato dell’azienda pubblica, Fabrizio Salini, che hanno spinto la commissione presieduta da Alberto Barachini a trasferire tutta la documentazione prodotta in Procura, chiede la convocazione del consiglio di amministrazione e al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, di far sapere “se ritiene Foa ancora il proprio rappresentante nel cda”.
Nel testo diffuso da Viale Mazzini si specifica che “l’azienda è costantemente impegnata nella prevenzione dei crimini informatici, intervenendo in caso di emergenze relative a vulnerabilità, minacce e incidenti in danno alla regolarità dei servizi di telecomunicazione, identificando la fonte di eventuali attacchi che abbiano come destinazione le infrastrutture tecnologiche gestite o che traggano origine dalle medesime”.
La nota prosegue specificando che “l’operatività espressa da Rai è potenziata da una fattiva collaborazione con il Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (Cnaipic), in virtù di una convenzione all’uopo sottoscritta e da tempo in essere. A integrazione dell’impegno di protezione di natura tecnologica, vengono inoltre frequentemente effettuate campagne di sensibilizzazione dei dipendenti sulle truffe informatiche”.
Anche l’Unione sindacale dei giornalisti Rai, sempre con una nota, ha mandato il suo avvertimento all’azienda e alle istituzioni chiedendo un intervento immediato per chiarire la situazione: “Ci auguriamo che nessuno pensi, con la scusa del Natale, di lasciare l’azienda in questo stato per due settimane – scrivono – L’indagine della magistratura farà il proprio corso e verificherà se ci sono reati e a carico di chi. Ma qui siamo di fronte ad altro”. Usigrai parla di “un’immagine raccapricciante è quella che esce dalla Rai Servizio Pubblico dalla lettura dei giornali di oggi. La vicenda della mail del finto Tria assume contorni sempre più inquietanti”.
Per questo, l’Unione avanza tre richieste: “Primo, una convocazione urgente del cda della Rai al quale il presidente ha il dovere di illustrare nei dettagli l’accaduto. Secondo, il ministro dell’Economia acquisisca tutte le informazioni del caso e dica se ritiene Marcello Foa ancora il proprio rappresentante nel cda della Rai. Terzo, dopo le audizioni la commissione di Vigilanza dica se riconosce ancora a Marcello Foa la ‘riconosciuta onorabilità, prestigio e competenza’ per sedere in cda come presidente, visto che, lo ricordiamo, la legge affida alla Vigilanza il potere di ‘ratifica’ della sua nomina”.
Dopo le due audizioni separate di Foa e Salini, fonti interne alla Vigilanza, sentite da Ilfattoquotidiano.it, hanno rivelato che i racconti dei due protagonisti della vicenda erano discordanti. La vicenda prende il via ad aprile, quando con una mail di un finto Tria, allora ministro dell’Economia del governo gialloverde, inviata alla casella di Foa si chiedevano più di un milione di euro per un progetto da realizzare all’estero. Il presidente Rai in un primo momento ha portato avanti la faccenda senza informare Salini, entrando anche in contatto con un misterioso avvocato svizzero che avrebbe svolto il ruolo di mediatore per la transazione. Solo in un secondo momento Foa si sarebbe confrontato con Salini che, a quel punto, ha deciso di intervenire contattando direttamente Tria e scoprendo così che si trattava di una truffa.
Foa, secondo il racconto dell’ad riportato dalle fonti, non solo è apparso sorpreso, ma ha deciso di chiamare il presunto avvocato in presenza di Salini. Nel frattempo, il tentativo di contatto dei presunti truffatori è andato avanti, fino ad arrivare allo stesso Salini che, raccontano altre fonti interne, dopo l’incontro con Foa ha ricevuto una mail dal misterioso legale che si rivelava sorprendentemente ben informato sui dubbi e le verifiche che l’azienda stava portando avanti.
Ma quando a Foa è stato chiesto conto del suo operato, in audizione di fronte alla commissione, ha accusato, dicono le fonti interne, il sistema informatico dell’azienda che si sarebbe rivelato debole e soprattutto penetrabile dall’esterno. Una linea difensiva che, così, ha messo sotto accusa direttamente la Rai e il suo amministratore delegato.