Il politico è stato parlamentare del partito di Berlusconi per cinque legislature, esponente del Popolo della Libertà e sottosegretario. Poi sceglie Fratelli d'Italia per cui è pure capogruppo in consiglio comunale a Torino. Infine, fa anche il vicesindaco a Trino Vercellese. Imputato e poi assolto per associazione a delinquere e peculato, fece partire Rimborsopoli e votò contro il primo taglio ai vitalizi
Entrato in politica a 19 anni, oggi che ne ha 59 viene definito il “ras di Vercelli“. Nel mezzo un’esperienza che parte dalla Democrazia cristiana, passa per Forza Italia e recentemente arriva a Fratelli d’Italia. Fino all’arresto nell’ambito di un’operazione contro la ‘ndrangheta, con l’accusa di voto di scambio riguardo alle ultime elezioni regionali in Piemonte. È l’identikit di Roberto Rosso, fino a venerdì assessore ai rapporti con il Consiglio Regionale, delegificazione dei percorsi amministrativi, affari legale e contenzioso, emigrazione e diritti civili. Subito dopo l’arresto ha rassegnato in carcere le dimissioni da questo incarico. Prima, Rosso è stato a lungo parlamentare di Forza Italia. Con il partito di Silvio Berlusconi nel 1994 è entrato in Parlamento, mentre è recente il passaggio in Fratelli d’Italia, di cui è capogruppo anche in Consiglio comunale a Torino. Rosso è infine vice sindaco del suo comune di origine, Trino Vercellese, dove in passato è stato primo cittadino. Triplo incarico.
Nato a Casale Monferrato, Rosso è avvocato civilista. Entrato in politica con la Democrazia cristiana, da giovanissimo fu eletto consigliere comunale proprio nella sua Trino. È stato parlamentare per cinque legislature, esponente del Popolo della Libertà e sottosegretario, prima al Ministero delle politiche agricole e poi a quello del lavoro. In Parlamento si era adoperato in commissione Cultura della Camera per far nascere l’Università del Piemonte Orientale con sede a Vercelli. Nel 2001 si è candidato a sindaco di Torino con Forza Italia, arrivando al ballottaggio, dove fu sconfitto da Sergio Chiamparino. Nel 2016 ritornò a correre per la carica di primo cittadino con una lista civica, ma ottenne solo il 5%.
Nel 2010 era stato vicepresidente della Regione Piemonte nella giunta guidata da Roberto Cota, incarico da cui si dimise dopo tre mesi. Rosso fu poi protagonista della scissione del Pdl guidata da Fini e confluì in Futuro e Libertà, salvo poi ritornare fra i ranghi di Berlusconi, ottenendo la carica di sottosegretario del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Nel 2011 Rosso finì a processo per associazione a delinquere e peculato nell’ambito della vicenda “Terre D’Acqua”. L’ex deputato era accusato di aver usufruito insieme ad altre sette persone, negli anni dal 2005 al 2007, del denaro pubblico stanziato alla società consortile Terre D’Acqua per scopi diversi, tra cui quello di finanziarsi la campagna elettorale. Fu poi assolto nel 2014.
Rosso fu anche uno dei politici a dare origine a Rimborsopoli, a settembre del 2012. In un’intervista a Telelombardia e poi su ilfattoquotidiano.it si lamentava dell’atteggiamento dei consiglieri regionali, che a suo dire erano ancora “più casta dei parlamentari”. Stando al racconto fatto alla televisione privata, un consigliere regionale piemontese suo ospite a Sestriere avrebbe intascato 5mila euro durante una settimana bianca attraverso il sistema dei rimborsi. “Le Regioni sono una fogna”, diceva l’ex deputato Pdl. “Quella è la Casta, altro che privilegi parlamentari, a Roma abbiamo tagliato tutto”. Ma a febbraio dello stesso anno Rosso era anche uno dei 26 firmatari del ricorso contro il taglio ai vitalizi. I parlamentari, provenienti da tutto lo spettro politico, contestavano le nuove norme previdenziali che da gennaio avevano introdotto il sistema contributivo. Con le vecchie regole avrebbero ricevuto il vitalizio al compimento dei 50 anni, con le nuove devono aspettare i 60 o i 65 anni, se eletti per un solo mandato.
Alle elezioni regionali di maggio è stato l’unico politico di centrodestra ad ottenere il pieno sostegno di una comunità musulmana, quella della sua città, Trino. Gli islamici del comune in provincia di Vercelli avevano scritto una lettera aperta per chiedere di sostenere l’esponente di Fratelli d’Italia, a cui hanno riconosciuto il merito di aver contribuito “più di chiunque altro” a costruire la moschea locale. Rosso aveva anche scatenato polemiche con una sua dichiarazione di giugno sul gay pride, da lui definito “una carnevalata“. Scivolone dopo il quale aveva fatto marcia indietro, presentandosi alla Trans freedom march, organizzata per commemorare le vittime della transfobia e per rivendicare i diritti delle persone transgender.