In un'intervista al Corriere della Sera, l'attore ha replicato alle polemiche e alle accuse di razzismo che gli sono state mosse per il modo in cui tratta il tema dell'immigrazione nel suo ultimo film, Tolo Tolo
“Purtroppo non si può dire più nulla. Se riproponessi certe imitazioni di dieci anni fa, tipo quella di Giuliano dei Negramaro, mi arresterebbero. Oggi non potrei scherzare come facevo, che so, su Tiziano Ferro, o sugli uominisessuali“. A dirlo è Checco Zalone che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha replicato alle polemiche e alle accuse di razzismo che gli sono state mosse per il modo in cui tratta il tema dell’immigrazione nel suo ultimo film, Tolo Tolo, in uscita il prossimo 1 gennaio. “L’unica cosa atroce qui è la psicosi del politicamente corretto. C’è sempre qualche comunità, o qualche gruppo di interesse, che si offende”, ha detto Zalone.
“Io razzista? Escludo che qualcuno possa essere così stupido da pensarlo davvero – ha detto l’attore pugliese -. Non sono razzista neanche verso i salentini, che per noi baresi sono i veri terroni. E neppure con i foggiani, anche se molti di loro si sono risentiti per una canzone che ho cantato da Fiorello, La nostalgie de bidet : ‘Così proprio ogg’ so’ turnuto nella mia Fogg’, la delinquenza la spazzatura la poverté, ma finalment voilà le bidet…’. Ne approfitto per chiedere scusa ai foggiani: lo giuro, non penso che appartengano a una razza inferiore… E chiedo scusa pure ai calabresi: nel nuovo film c’ è una battuta terribile su Vibo Valentia”.