I sequestri di documenti e supporti informatici effettuati dalla Guardia di finanza nel corso della perquisizione all’imprenditore Marco Carrai erano legittimi. Lo ha deciso il tribunale del riesame, che ha respinto il ricorso dell’imprenditore indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla fondazione Open. Respinti anche i ricorsi contro i sequestri presentati da alcuni finanziatori della fondazione, perquisiti ma non indagati, tra cui i componenti della famiglia Aleotti e Davide Serra.
A sostegno del ricorso i legali di Carrai avevano presentato il parere di alcuni giuristi, tra cui quello dell’ex presidente della Corte Costituzionale ed ex ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick. Secondo quanto appreso, dal parere di Flick sarebbe emerso che la fondazione Open non fosse da considerare articolazione di partito, a meno di applicare in modo retroattivo, e quindi illegittimo, la legge ‘spazza-corrottì varata nel 2019. Se giuridicamente la fondazione non è un partito politico, era il ragionamento proposto dai difensori dell’imprenditore, allora non può esistere il reato di finanziamento illecito ai partiti che viene contestato a Carrai.
Protestano gli avvocati Massimo Dinoia e Filippo Cei, legali dell’imprenditore storicamente vicino a Renzi: “Il Tribunale del riesame di Firenze ha respinto le nostre richieste ed ha riservato il deposito delle motivazioni di conferma in 45 giorni. E’ un tempo inusuale, piuttosto sorprendente e francamente mai visto prima per situazioni simili, tanto più considerando che la tesi sottoposta a giudizio dalla difesa del signor Marco Carrai (e sostenuta dal conforto di tre illustri cattedratici) era limitata ad una questione di puro diritto, cioè se le asserite condotte ipotizzate nel decreto di sequestro costituiscano o no un reato. A nostro avviso e a quello dei tre esperti cattedratici, di cui uno ex presidente della Corte costituzionale, no”.