“C’è un mese di ritardo, sarà difficile avere il nuovo ponte ad aprile”. Quella di Marco Bucci, sindaco di Genova e commissario alla ricostruzione del Morandi, è una resa sofferta di fronte all’evidenza. Che i lavori andassero a rilento lo sapevano tutti, in primis le aziende costruttrici della struttura progettata da Renzo Piano (Fincantieri e Salini Impregilo, riunite nel consorzio PerGenova) che da mesi tengono le bocche cucite con la stampa. E IlFattoQuotidiano.it ne aveva parlato a inizio novembre, quando ancora regnava l’ottimismo e Bucci assicurava che non c’erano ritardi, “anzi, esattamente l’opposto“. Promettendo ancora una volta che entro fine anno si sarebbero visti “tutti gli impalcati”, come da preciso impegno delle imprese. E invece, ora che al 31 dicembre mancano pochi giorni, il quadro è impietoso: in piedi ci sono 4 campate su 19, appena 200 metri sui 1.067 del nuovo viadotto. Tre sul lato di Ponente, dove il vecchio ponte è stato demolito con smontaggio meccanico, solo una a Levante, dove c’è stata l’esplosione e le aree di cantiere si sono liberate più tardi. Altre cinque – 3 a Ponente, 2 a Levante – sono in assemblaggio a terra. Delle dieci restanti, più le due “spalle” alle estremità, non c’è ancora traccia.
Per quanto riguarda le pile, quelle completate sono 9 su 18. Le altre sono a stadi diversi, quasi mai oltre metà dell’altezza. E in due casi – la pila 1, a ovest, e la pila 17, a est – si stanno ancora scavando le fondazioni. Insomma, la stima di Bucci potrebbe essere più che ottimistica. E d’altra parte il sindaco si è arreso soltanto all’ultimo: ancora a inizio dicembre chiedeva ai costruttori uno sforzo per tirare su 8 campate entro fine mese, annunciando che i lavori si sarebbero fermati soltanto per 24 ore, tra Natale e Santo Stefano. Per il resto, cantiere all’opera 24 ore su 24, compresi la notte di Capodanno e il 1° gennaio.
“Se tutto fila perfetto c’è ancora la possibilità di finire il 30 aprile (la data prevista nel contratto, ndr). È chiaro che non sarà facile, perché c’è del ritardo accumulato. Ma tutto è possibile”, diceva. Ora anche la deadline di aprile è saltata, e con essa la speranza del governatore Toti di poter “spendere” il nuovo ponte nella campagna elettorale per le regionali. Così, su Facebook, il leader di “Cambiamo” se la prende con il meteo: “Se non ci ha fermato la più grande ondata di maltempo degli ultimi 60 anni, non ci fermerà niente e manterremo la nostra promessa: restituire il ponte alla città in primavera! Crediamoci e facciamo il tifo tutti insieme, chi non la pensa così non vuole bene a Genova!”, scrive.
E sempre il maltempo è il capro espiatorio additato dal sindaco-commissario, che fa notare come il mare grosso abbia ostacolato l’arrivo via mare dei conci delle nuove pile. Qualche giorno fa, Bucci ha tirato in ballo anche i ritardi nella demolizione, dovuti all’amianto scoperto nel relitto del vecchio ponte. Ma entrambe le giustificazioni, fa notare l’opposizione, non reggono: da un lato perché diluvi e vento nell’autunno ligure non erano certo imprevedibili, dall’altro perché Bucci ha continuato a insistere sulle due scadenze (sagoma completa a dicembre, lavori conclusi ad aprile) ben dopo la fine della demolizione.
“Intendiamoci, il problema non è certo avere il ponte a giugno invece che ad aprile, anche se immagino che il ritardo effettivo sarà ben superiore. Il problema è rispettare i cittadini e garantire la sicurezza dei lavoratori del cantiere”, attacca Alessandro Terrile, consigliere comunale del Partito democratico. Già, perché lo scorso 13 dicembre un operaio 51enne è stato colpito all’addome da un carico in movimento, riportando alcune fratture alle costole. Il 20 novembre, invece, si è inclinata una gru, ferendo altre tre persone. Il timore è che l’ansia del sindaco di fare in fretta, unita alle penali salatissime – fino a 202mila euro al giorno – previste per le aziende in caso di ritardi, faccia passare in secondo piano il rispetto delle norme contro gli infortuni.
“È dall’inizio di questa triste vicenda che il sindaco continua a fare promesse a vanvera”, denuncia il consigliere. E in effetti nelle sue dichiarazioni dello scorso anno Bucci parlava di una nuova struttura pronta addirittura a novembre 2019, scadenza poi rimandata a marzo e ancora ad aprile, fino all’ultimo forfait. “È la malattia dell’annuncio continuo, della propaganda a tutti i costi. In questo modo diventa difficile credere a qualsiasi cosa dica”. E se davanti alle telecamere Bucci si dimostra loquace, nelle sedi istituzionali lo è molto meno: “L’ultima commissione Territorio convocata per relazionare sull’avanzamento dei lavori risale a luglio. L’ultima visita al cantiere a maggio. Se penso che ci avevano promesso una commissione alla settimana e massima trasparenza…”. Poi mostra le ultime interrogazioni ufficiali rivolte alla giunta sull’argomento, una il 17 ottobre, un’altra il 2 dicembre. Entrambe senza risposta.