"Il premier lo si deciderà in base alla legge elettorale che ci sarà - ha detto il segretario del "Partito democratico" a Mezz'Ora in Più su Rai 3 - Noi siamo gli unici al tavolo a spingere per un maggioritario a doppio turno". Poi agli alleati: "Basta polemiche, costruiamo un’agenda condivisa e realizziamola"
Le parole pronunciate due giorni fa su Giuseppe Conte continuano a riverberare negli ambienti del Pd. Il premier aveva detto Nicola Zingaretti intervistato dal Corriere della Sera il 19 dicembre, “si è dimostrato un buon capo di governo. Autorevole, colto e anche veloce e sagace tatticamente. Non va tirato per la giacchetta. Anche se è oggettivamente un punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste”. Oggi il segretario del Partito democratico è tornato sull’argomento: “Conte non è del Pd, è un alleato del Pd – ha specificato il leader dem a Mezz’Ora in Più su Rai 3 – Ero contrario che fosse lui il premier, ma ora che c’è dobbiamo governare insieme e al meglio. Abbiamo il dovere morale di ricostruire due campi, uno alternativo a Salvini. Se Conte dice ‘faccio una scelta di campo e mi metto nel centrosinistra’, penso sia un fatto positivo. Non è che regalo il Pd a Conte. Ma dobbiamo costruire un campo alternativo a Salvini”. “Abbiamo il dovere etico e morale di fermare queste destre con il buongoverno”, ha quindi rimarcato Zingaretti. Ma “su chi guiderà il prossimo governo e se saremo coinvolti, lo vedremo“.
“Il premier lo si deciderà in base alla legge elettorale che ci sarà”, ha proseguito. “Noi siamo gli unici al tavolo a spingere per un maggioritario a doppio turno, ma la priorità è togliere di mezzo questa pessima legge elettorale”. Una prospettiva di medio periodo. Intanto però, è il pensiero del segretario, i partiti al governo devono remare nella stessa direzione: “Basta con gli avversari, bisogna ricostruire una prospettiva di alleanza. Basta polemiche, costruiamo un’agenda condivisa e realizziamola. Sono preoccupato dal costo dell’incertezza. Sono per andare avanti, ma imponendo una qualità del governo”. “E’ da matti far parte di un governo e picconarlo tutti i giorni. Nella maggioranza c’è un tasso di litigiosità dovuto al fatto che non si accetta la differenza tra alleati e avversari”, ha proseguito Zingaretti, “non accetteremo mai con quattro o cinque partiti cinque idee diverse su cosa fare il prossimo anno. Conte si è impegnato per un’agenda condivisa, non si può andare avanti litigando tutti i giorni“.
L’ultimo attrito si è consumato sul Piano per l’Innovazione messo a punto dal ministro M5s Paola Pisano: sabato il progetto non ha ricevuto il placet del Consiglio dei ministri dopo che è emerso che tra le persone ringraziate nel documento pubblicato sul sito del ministero dell’Innovazione c’era anche Davide Casaleggio, titolare di un’impresa che si occupa di innovazione. “Non c’erano le condizioni”, ha spiegato in una nota il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. “L’abbiamo messo a verbale in Cdm- ha twittato Davide Faraone – Italia Viva non voterà mai norme che violano il diritto e minacciano gli investimenti e norme che sono in palese conflitto di interessi. Vale per le concessioni, vale per la Casaleggio”. Se un conflitto d’interessi c’è, “bisogna stare molto attenti – ha commentato il segretario dem – Ma ieri la questione non era solo questa, ma il fatto che in Consiglio dei ministri arriva un testo che andava verificato prima e andava fatto un confronto che non c’è stato, quando si parla di big data bisogna stare molto attenti. Bene ha fatto Franceschini a fermare tutto”.